Counseling, ecologia delle relazioni


Che relazione c'è tra l'ecologia, l'evoluzione dell'essere umano e le relazioni che viviamo ogni giorno?

L'essere umano arriva su questo pianeta, alcuni milioni di anni fa, con una scarsa dotazione genetica e senza predisposizione specifica ad un proprio habitat. Ciò che gli ha permesso di non estinguersi è una caratteristica che lo rende unico, il pollice opponibile che ci consente una piena manipolazione del mondo. L'essere umano è sopravvissuto non grazie alla sua capacità di adattarsi al mondo, come gli altri animali, ma grazie alla capacità di adattare il mondo a se stesso. Ma tutto questo ha un prezzo. Per poter manipolare il mondo, deve pensare e vedere il mondo come un oggetto disponibile alla propria manipolazione e dunque, separato da sé.

Nella visione separata, abbiamo un soggetto (IO) che si pone contro ad un oggetto (ESSO) che è a sua disposizione. L'essere umano si identifica con un EGO individuale con bisogni che iniziano e finiscono all'interno dei propri confini fisici. Per soddisfare questi bisogni seguirà una logica che è solo per sé, una EGO-LOGIA, che lo porterà a non avere attenzione alle conseguenze delle sue azioni intorno a sé.

I secoli sono trascorsi ma continuiamo ad utilizzare l'ambiente con la medesima frenesia-da-sopravvivenza senza accorgerci che è diventata avidità. Se, in preda alle nostre emozioni primitive, non ci accorgeremo che la nostra sopravvivenza non è più minacciata, il nostro comportamento finirà per esaurire le risorse naturali.

Darwin stesso, inizialmente, individuò l'unità di sopravvivenza nel singolo individuo. Successivamente, capì che se un organismo dovesse funzionare pensando solo alla sua sopravvivenza ed al suo progresso individuale a scapito dell'ambiente, considerato la-fuori-per-essere-utilizzato, finirebbe per distruggerlo. Siccome già allora appariva chiara la dipendenza dell'organimo dall'ambiente, Darwin indicò l'unità di sopravvivenza nell'organismo-nel-suo-ambiente.

Potremmo, dunque, oggi passare dall'essere focalizzati sulla sopravvivenza, alla vita piena come indicava anche Carl Rogers, padre del Counseling. L'ECOLOGIA non è altro che una modalità di relazione che tiene presente ciò che sta intorno. Ma cosa dovrebbe motivarci a farlo? Il sapere che ciò che ho intorno non mi è semplicemente necessario ma è PARTE DI ME. Ovvero integrare la visione OLISTICA.

Per più di due milioni di anni gli esseri viventi del nostro pianeta erano unicellulari e legittimamente avrebbero potuto definirsi individui. Ma non si sono fermati lì. Hanno trovato un modo per vivere in armonia con l'ambiente circostante e alcuni di loro si sono evoluti in modo organico in sistemi complessi come l'essere umano. Ma continuano ad esistere anche singolarmente, come cellule. Da qui intuiamo il seguito della storia, immaginando un'evoluzione di coscienza che via via integri piani di realtà sempre più ampi e complessi.

Oggi sappiamo che l’uomo non è nella posizione dell'“abitante di una casa”, ma è come un gruppo di cellule di un Organismo, da cui dipende totalmente. L’ECO-SISTEMA globale è un Organismo e non “l’ambiente dell’uomo”. L’OLISMO è quella filosofia, quello sguardo, quel modo di vedere le cose, la vita, l’uomo, che considera tutto come un’UNITA'.

L’olismo non pensa il singolo essere umano come un individuo (indivisibile e separato) lo pensa come un’apertura al mondo, come Relazione. Pensa che tutto quanto mi riguarda sia correlato, in modo circolare, col destino degli altri, della mia cultura e della mia società, delle altre culture e delle altre società, ma anche col destino dell’ambiente che mi ospita.

Ma il nostro muoverci in quell'ambiente è dettato dalla nostra coscienza finalizzata, la quale estrae elementi dalla Totalità, partendo da fini pre-stabiliti. Questi, una volta separati, non hanno più il modello circolare che avevano nella struttura sistemica globale, ma bensì un modello lineare secondo un'idea (una mappa) semplificata prodotta dalla mente umana e non esistente nel territorio. Si tratta di una scorciatoia, che non ha nulla a che fare con la verità, utile ad arrivare velocemente alla metà pre-posta. Tale velocità genera un senso di eccitazione e di onnipotenza mentre i paraocchi della coscienza finalizzata impediscono di vedere la fitta rete di conseguenze dei nostri atti. La nostra inconsapevolezza ci rende ciechi alle reazioni autocorrettive che il sistema potrebbe mettere in campo. Ciò che gli antichi chiamavano nemesi. La punizione divina per la superbia degli uomini.

Per l'antropologo Gregory Bateson il modo di relazionarsi e conoscere non è da individuare nella visione separata e lineare di soggetto e oggetto. Ma bensì nella visione circolare, di quel sistema autocorrettivo che colloca il processo di relazione e conoscenza nell'essere-parte-di. Nel primo modello la relazione è qualcosa che il soggetto crea. Nel secondo modello la relazione è qualcosa che già esiste e che precede qualsiasi soggetto. Qui, abbiamo solo bisogno di ri-conoscere ciò che è già presente.

Un primo passo può essere quello di rallentare per poter guardare anche ciò che abbiamo intorno, per vedere dove “mettiamo i piedi”. Anziché affannarci a trovare risposte per riempire un vuoto sul quale, a causa della nostra arroganza, proiettiamo le nostre paure.

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