PARAOCCHI E FINESTRA DI OVERTON. Il mondo come non-luogo

Inviato da Nuccio Salis

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Nell'ambito dello studio dei processi del controllo sociale e delle strategie del consenso, si fa spesso riferimento a certe sofisticate tecniche di manipolazione persuasiva, attraverso le quali è possibile orientare una estesa massa di persone ad un comune sentire, decidendone percezioni, ideologie e stili di vita, in linea con i dettami, gli interessi e le finalità di un'élite di potere che investe per l'appunto sulla necessità di uniformare un'intera porzione di umanità a medesimi comportamenti e ordine di priorità di bisogni, di modo che il complesso sistema politico, sociale e finanziario organizzato dall'establishment conservi e perpetui il più a lungo possibile le sue strutture, soddisfacendo i privilegi di una casta dominante, collocata al vertice di un'organizzazione sociale.

Le personalità all'apice della piramide dispongono di cospicue risorse che re-investono anche allo scopo di mantenere il loro gioco per continuare ad essere i manovratori della scacchiera che determina gli eventi dello scenario mondiale. Questo imperante potere esercita storicamente un'influenza talmente schiacciante sulla vita e sulla e sulla mente delle persone, che queste potrebbero essere resettate e riprogrammate a piacimento in qualunque momento con un click. È sufficiente costruire una narrazione collettiva con specifiche trame e scenari generati ad hoc, per allestire un frame di realtà dentro il quale si sviluppa e vi si svolge il copione collettivo già delineato e scritto prima ancora di metterlo in atto. Ci si trova ancora a chiedersi come sia possibile che un gruppo sostanzialmente ristretto ed elitario di lobbisti possa avere le redini sulle sorti di miliardi di esseri umani e disporne arbitrariamente, decidendo sulle loro vite, sui loro interessi, gusti, preferenze, necessità e priorità. La risposta va cercata nell'essere in possesso della imperiosa e gigantesca industria del consenso, ovvero di avere la facoltà di costruire prodotti che consistono in veri e propri pacchetti di propaganda di una certa visione di mondo. Si tratta in sintesi di essere padroni della comunicazione, e quindi di poter non solo creare eventi di portata mondiale, ma di deciderne per giunta quelle forme che possono essere ammesse nella rappresentazione cognitiva. Questo enorme potere, tuttavia, può mostrare la sua devastante forza soprattutto verso coloro che hanno sia scarsi strumenti cognitivi che debolezze emotive; combinazione perfetta che predispone a delegare le proprie scelte, a percepire per conto terzi, a ricorrere a comode euristiche ed a rimettere alle autorità il proprio sentimento di insicurezza, di precarietà e di paura. Sono questi gli ingredienti che denotano il prototipo perfetto di chi si affida con mediocre atteggiamento fideista proprio verso chi lo vuole esattamente nello status nel quale lo ha determinato: quindi privo di domande, spogliato di spirito di ricerca, assente di facoltà critiche e incapace di dubbio, intuito e ragionamento personale (sia di tipo induttivo che deduttivo). Svuotato di senso, annichilito a sua insaputa e fedele a un ordine supremo di cui non può far parte e di cui ne ignora i loschi obiettivi, vi si affida ciecamente, ponendosi come soldatino obbediente al servizio dei suoi stessi carnefici. In pratica una versione sofisticata della sindrome di Stoccolma. L'elite di controllo è equipaggiata di raffinatissimi strumenti coi quali esercitare la gestione di ciò che a loro piace chiamare "bestiame umano". Fra questi stratagemmi terreni vorrei citare la finestra di Overton. Si tratta di un processo a fasi che prevede il passaggio progressivo da una condizione di inammissibilità e insostenibilità di un'idea alla sua disinvolta e spontanea accettazione. Ciò che era improponibile e impensabile ieri non potrà esserlo oggi, e ciò che è inconcepibile oggi non potrà esserlo più domani. Esploriamo ora i 6 passaggi che ho voluto ribatezzare senza ovviamente travisarne il senso conosciuto ed originario. Essi sono i seguenti: 1. Rifiuto 2. Necessità/Opportunità 3. Riflessione/Ripensamento 4. Accettazione 5. Abitudine 6. Formalizzazione. Proviamo ad applicarne un esempio. 1. Al livello dell'attualmente inconcepibile possiamo introdurre l'enunciato di partenza "i bambini non dovranno mai più toccarsi fra di loro quando giocano o si incontrano" 2. Si immette un pretesto che funge da indispensabile necessità e che dunque rappresenta la buona facciata della faccenda. Insomma il classico cavallo di Troia che contiene l'insidia nascosta. Quindi, si potrebbe per esempio paventare il rischio di un contagio pandemico, da cui la necessità di isolarli e bandire giochi e occasioni di contatto. 3. Durante il terzo livello, il provvedimento, assiduamente divulgato e dibattuto, comincia a diventare qualcosa di valutabile e di cui può valere la pena parlare e dunque sperimentare. Diventa cioè plausibile. 4. Si propagandano i vantaggi e se ne presentano esclusivamente i possibili vantaggi, omettendo le controindicazioni. Si cerca di imporre la questione a mezzo della neutralità dei dati, che permettono di fatto di alterare la visione e il senso delle cose, pur con numeri alla mano! In pratica, si potrebbe affermare che da quando i bambini evitano il contatto fra di loro sono diminuiti gli incidenti, i conflitti, i malesseri influenzali. Il provvedimento viene a questo punto accolto come giusto. 5. Il quinto punto consolida come abitudine la nuova credenza precedente. Si ritiene del tutto normale, nel nome della sicurezza che ha sovvertito l'ordine delle priorità nel rapporto con lo sviluppo delle abilità sociali, che i bambini giochino a distanza e che vi siano dispositivi atti a garantire contenzione, protezione, prevenzione del rischio del contatto. La nuova condizione è accettata e condotta senza un obiezioni e senza intravvedere effetti collaterali. 6. La nuova prassi adottata viene resa legale ovvero ufficialmente riconosciuta e tutelata come metodologia educativa a cui attenersi. È possibile, mediante la tecnica della Overton WIndow, esercitarsi ad immaginare prossimi scenari partendo da situazioni che pur sembrando paradossali adesso, diverranno comune prassi domani. Il mondo, insomma, sarebbe pronto quasi da un momento all'altro a ruotare esattamente alla stregua di un ologramma, a riconfigurarsi come un immenso non luogo, con tutta la portata del suo nonsense e del suo essere assurdo. Lascio in proposito un esercizio: "Oltre alla distanza sociale e alle mascherine, che dovranno diventare misure permanenti, dovremmo tutti indossare anche i paraocchi". Si proceda. Buon divertimento.

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