'Spostiamo i banchi' e la classe cambia personalità. Apporti strategici e counseling pedagogico
Per favorire il successo formativo e scolastico dell'alunno oltre alla cura della relazione insegnante-alunno è importante la costruzione del clima relazionale tra compagni. Un gruppo-classe funziona quando trova il giusto equilibrio tra il gusto di apprendere e il piacere dell'affettività, riuscendo a mantenere un buon clima sociale. Nel periodo adolescenziale il gruppo è determinante per la costruzione della personalità dei soggetti, per la loro maturazione, non solo psichica e sociale, ma anche per quella cognitiva e affettiva.
Il gruppo, facilita e promuove oppure nega e contrasta l'apprendimento, crea l'opportunità per la ricerca di esperienze, autonomia e responsabilità. Il noi diventa la possibilità di condividere valori, gergo, soprannomi, regole e esperienze. Insieme condividono difficoltà, norme, atteggiamenti, opinioni, aspirazioni anche se, all'occhio duro dell'adulto, può sembrare che sono impegnati a non fare niente. I ragazzi paragonandosi tra loro sviluppano e strutturano l'identità e, con l'amore, l'amicizia, e la condivisione, sperimentano rapporti di affetto, di stima e di supporto. I più a 'rischio' sono coloro che non sono stati abbastanza valorizzati e sostenuti.
La socializzazione è il principio metodologico che deve guidare nella realizzazione della dimensione affettiva con attenzione, accettazione e valorizzazione della persona. Nel rapporto con la classe coerenza, armonia e integrità assumono un significato amplificato e suonano come parole d'ordine.
La classe coesa quindi è uno dei primi obiettivi da raggiungere.
L'apprendimento e lo sviluppo della personalità sono altamente condizionati dalla percezione della accettazione nel gruppo, dalla percezione del valore che le proprie competenze hanno per gli altri e dal percepirci oggetto di aspettative positive da parte degli altri. Tutto ciò influisce sullo sviluppo del concetto di sé, sul comportamento sociale, ma anche sul rendimento scolastico.
Classi disgregate e con problematiche relazionali pesanti creano fratture anche sul processo d'insegnamento-apprendimento. Per questo motivo è importante che il gruppo docente riconosca l'ermeneutica che agisce la classe e, nella realtà della vita scolastica, è importante imparare a leggere e scrivere le proprie classi. Osservarle, interpretarle, analizzarle, considerarle, spiegarle.
Il libro di Masini, Barbagli e Mazzoni La pedagogia delle classi scolastiche e Counseling di gruppo ci permette di comprendere le diverse personalità delle classi , dal punto di vista della loro storia, del clima di rapporti interni, del profitto e della coesione tra persone e la "personalità collettiva'' che emerge ci dirà se siamo di fronte ad una classe rigida, ostinata, agitata, impaziente, divisa, indipendente, scanzonata, inconcludente, demotivata, spenta, rassegnata, oppressa, invischiata, partecipativa o costruttiva (Dalla Classe al Gruppo, Masini:1996)) .
In queste classi è necessario un lavoro di armonizzazione delle relazioni e delle tensioni interne finalizzandole allo scopo di "esistere come gruppo".
Una classe RIGIDA o ORGANIZZATA?
La classe rigida è normativa, competitiva, stabile. Si presenta bloccata e rallenta ogni cambiamento attraverso controllo e autocontrollo. Rispetta i ruoli e le formalità di rapporto. Per trasformare una classe da rigida ad organizzata c'è bisogno di aggregare il gruppo in maniera inaspettata e effervescente intorno ad attività creative. Fare attenzione e prendersi cura dei vissuti degli alunni più deboli. Gestire le decisioni e le discussioni di classe facendo in modo che tutti prendano la parola ed esprimano la loro opinione. Aprire la classe all'ascolto autentico, al riconoscimento reciproco e all'incontro con l'altro.
Una classe AGITATA o MOTIVATA?
Il clima è sempre teso come se potesse succedere qualche disastro da un momento all'altro. La tensione è percepibile ma non visibile se non quando si trasforma in un esplicito conflitto con il rischio di frantumare definitivamente i rapporti interpersonali. La tensione che si respira è frutto di qualche ingiustizia vissuta o immaginata di uno o più membri del gruppo nei confronti di altri. Talvolta per non spostare il conflitto al suo interno si attiva la ricerca di nemici esterni. Gli episodi di violenza possono sfociare in vere e proprie aggressioni fisiche e verbali che all'insegnante possono giungere del tutto inaspettate come un fulmine a ciel sereno. Una classe agitata si può trasformare in motivata: sarà energica e intraprendete poiché ha trovato al suo interno le risorse per trasformare la rabbia in motivazione costruttiva. E' determinata e sa buttarsi con coraggio in un'attività dando il meglio di sé fino a portare a termine il compito che le è stato affidato.
Una classe DIVISA o DIFFERENZIATA?
Ciascun alunno tende a sottolineare la sua specifica identità, la sua diversità rispetto agli altri chiedendo riconoscimento e valorizzazione. Più che un gruppo, è un congerie di singoli, che non riesce mai a prendere corpo e scade nell'individualismo. Il clima è atomizzato e inconcludente poiché ognuno parla per sé senza ascoltare con attenzione ciò che l'altro ha da dire, ciò comporta una notevole perdita di tempo per le ripetizioni.I molteplici interessi e argomenti che vengono trattati rischiano di non trovare mai una conclusione univoca o esaustiva, ma restano sospesi e scollegati dalla realizzazione.
Trasformare una classe divisa in una classe differenziata significa mettere in atto processi di unificazione e di partecipazione come ad esempio presentarsi ad una competizione come classe per vincere tutti insieme, o collaborare in gruppo e diventare una squadra.
Una classe SCANZONATA o CONSISTENTE?
E' fusionale, simbiotica, simpatica e divertente ma assolutamente inconcludente e inconsistente. La ricerca emozionale è continua e le battute logorano il clima di lavoro e di riflessione. Sono classi che fanno innamorare i docenti materni o paterni e che fanno arrabbiare moltissimo i docenti intraprendenti e sensibili. Il gruppo infatti si accende con facilità, ma poi delude per mancanza di struttura e di approfondimento. In queste classi si sente spesso la frase "Potrebbe fare di più, ma non s'impegna". Una classe scanzonata diventerà consistente soddisfacendo il bisogno di costruire una struttura portante per integrarsi e l'effervescenza diventa un modo positivo di proporsi solo dopo aver sperimentato il gusto e la soddisfazione di aver raggiunto con fatica il risultato.
Una classe DEMOTIVATA o PACIFICA?
Si presenta quieta, spenta e indifferente. Non dà particolari problemi poiché assorbe le critiche così come i cambiamenti e si adatta velocemente sul livello minimo indispensabile di risposta richiesto. In queste classi il migliore della classe è solitamente il "meno-peggio".
Trasformare una classe demotivata in una pacifica significa condensare le relazioni in gruppi di lavoro e attivare le energie su laboratori pratici. E' fondamentale in questa classe, arrivare sempre all'obiettivo che il docente ha proposto, senza mai lasciar perdere. Per questo è consigliabile suddividere il lavoro in micro obiettivi per raggiungere la conclusione step by step.
La classe RASSEGNATA o SENSIBILE?
Si presenta sottomessa e sfiduciata. Gli alunni si sentono sconfitti e svalutati fino ad essere inibiti. L'autostima è bassa e la media dei voti è la sufficienza scarsa. Il clima che si percepisce è ricco di non detti e impliciti per le troppe sconfitte subite e mai rielaborate. Se avvengono atti di vandalismo o di violenza i colpevoli non si dichiarano e l'unico modo in cui possono essere scoperti è il pettegolezzo che passa di bocca in bocca.Mettersi al posto dell'altro significa avere il coraggio di spendersi per aiutarlo e fare giustizia.
L'intervento che trasforma la classe da rassegnata in sensibile passa attraverso un efficace orientamento che conduce alla scoperta del valore di ogni alunno. Differenziare la classe significa valorizzare ogni singolo componente per le sue doti e capacità (non solo in ordine alla scuola) che lo rendono unico e speciale.
Una classe INVISCHIATA o AMICALE?
Si presenta ricca di relazioni strette che formano sottogruppi. In queste classi, di prevalenza femminile, incontriamo dei modi di fare tipici: il "buon viso a cattivo gioco", il "parlar male dietro le spalle", la negazione dell'ovvio, la manipolazione dei significati per non fare brutta figura, lo sfruttamento delle relazioni interpersonali per raggiungere scopi individuali.
Solitamente gli alunni di questa classe hanno forti relazioni di complicità tra loro e s'incontrano anche in contesti extra scolastici: per fare i compiti insieme, per giocare allo stesso sport o per uscire la sera. Il clima è denso di incomprensioni, invidie e gelosie e di equivoci e i pochi maschi presenti solitamente vengono snobbati o considerati troppo piccoli per poter capire.
Trasformare una classe invischiata in una amicale significa insegnare agli alunni a dichiarare esplicitamente e semplicemente la verità. Solo facendo emergere le problematiche sarà possibile scoprire che la soluzione è semplice e a portata di mano. La nascita di amicizie autentiche passa attraverso il rischio di dichiarare all'altro anche ciò che non si vuole sentir dire.
La diversa disposizione dei banchi ci sosterrà nel processo guaritore e trasformativo della personalità della classe.
In una classe Rigida utilizzeremo una disposizione sparsa per ottenere collaborazione
Una classe Agitata attraverso una disposizione a cerchio acquisirà armonia.
Una classe Divisa necessita di una disposizione ad U per diventare più unita
Una classe Scatenata necessita di una disposizione ordinativa per acquisire ordine
In una classe Amorfa la disposizione a gruppi di lavoro solleticherà la motivazione intrinseca
In una classe Rassegnata la disposizione ad anfiteatro produrrà impegno
In una classe Invischiata la disposizione in linea per la visibilità del singolo favorirà la discussione
Laddove una classe sia estremamente difficile e problematica Masini, Barbagli e Mazzoni consigliano un continuo rimescolamento della posizione dei banchi o dell'orientamento della classe (posizione della cattedra rispetto alle pareti e alle finestre) poiché può essere molto efficace per destrutturare l'insieme di relazioni bloccato in un copione ripetitivo. Il processo di modificazione autoritaria sulle abitudini avviene in tal modo e raggiunge buoni risultati anche se genera resistenze anche forti.
Per operare verso una personalità collettiva ottimista, pacifica, sensibile, unita, motivata, indipendente,organizzata sarà importante educarli ed orientarli verso la disponibilità, la complementarietà, la mediazione, il riconoscimento, l'integrazione, l'incontro, il dialogo.
La DISPONIBILITA': è una relazione di dono reciproco gradito dall'altro perché opportuno nei modi e nei tempi. Per questo motivo la disponibilità dell'uno sazia il bisogno dell'altro. La disponibilità infatti è una potenzialità che si trasforma in atto non appena ne venga intuita dall'uno la richiesta (magari nemmeno espressa verbalmente) dell'altro. La reciprocità non è determinata dallo scambio di doni equivalenti ma dalla scelta di dare il "meglio di sé" e dalla consapevolezza che l'altro stia dando il "meglio di sé". La disponibilità è l'antidoto dell'insofferenza perché non valuta la adeguatezza del comportamento ma la sua intenzione. Conduce alla passione e alla tenerezza.
La COMPLEMENTARITA': nasce dalla consapevolezza che l'uno farà le cose che non possono essere fatte dall'altro. Si fonda sulla serena accettazione delle caratteristiche di ciascuno e sulla naturale scoperta che l'altro abbia fatto esattamente ciò che c'era bisogno di fare o che si era proposto proprio come era utile e necessario. Lo sfondo della complementarità è la tranquillità e il realismo.La complementarità è l'antidoto alla delusione perché non formula aspettative fantastiche sul comportamento dell'altro e non conduce ad illusioni. Conduce al gusto del passatempo.
La MEDIAZIONE: la mediazione consiste nel trovare un accordo che non implica la piena sovrapposizione al vissuto altrui ma la semplice moderazione nel rifiuto o nella accettazione incondizionata. La mediazione costruisce un senso comune perché negoziando sulla quantità di energie necessarie per accomunarsi nell'ottenimento di un fine, modera gli eccessi e stimola le carenze individuali nel rispetto dei personali modi di essere.
E' l'antidoto all'incomprensione perché negozia i significati e libera dal controllo reciproco. Il blocco dell'incomprensione viene superato dall'azione verso qualche fine. L'attività permette di trovare e dare un senso a ciò che si fa, attraverso l'individuazione di quelle parti su cui si può negoziare.
Conduce all'accordo.
Il RICONOSCIMENTO: il riconoscimento è quel processo empatico in cui l'uno scopre nell'altro gli stessi suoi vissuti, anche se il percorso di scoperta è assolutamente differente. L'uno perviene al riconoscimento attraverso un processo intuitivo, capisce cioè cosa voglia dire ciò che l'altro vive, l'altro sente e fa propria l'onda emotiva che muove il primo e la fa sua. E' l'antidoto dell'equivoco in quanto permette la comprensione profonda dei movimenti interni, delle aspirazioni, dei sogni e dell'incontro dei valori di ciascuno.
Produce comprensione appagante.
L'INTEGRAZIONE: è la perfetta organizzazione del gioco delle parti, dei compiti, delle funzioni e dei ruoli. Vi è integrazione quando nessuno travalica o tradisce le aspettative che l'altro aveva riposto su di lui: si valorizza il contributo di ciascuno. L'integrazione è l'antidoto del fastidio perché quando le identità sono rispettate, è possibile distinguere le parti di ciascuno che si possono sovrapporre all'altro, in un coinvolgimento intimo, da quelle parti che richiedono maggior distanza relazionale se non reciproco isolamento. La relazione di integrazione costruisce infatti una chiara e definita struttura del rapporto.
Il risultato è produttività ed efficienza.
L'INCONTRO: si manifesta con lo stupore di aver trovato nelle potenzialità dell'altro ciò che manca a ciascuno. Un incastro tra chi trova qualcuno per cui lottare e chi trova qualcuno che lo protegge, tra chi orienta le azioni e chi le riempie di coraggio.E' l'antidoto del logoramento perché presuppone la assoluta diversità dell'uno dall'altro, compresa l'estraneità dei modelli mentali e degli schemi d'azione, ma impegna in un rapporto per cui tale diversità dell'altro è una potenza a cui ciascuno può attingere.
Determina unità.
La DIALOGICITA': un dialogo è possibile quando ci sono cose da dire e c'è un contesto in cui possono essere dette. La coppia dialogica riesce a discutere di ogni cosa, senza litigare o disperdere la relazione e senza allontanarsi l'uno dall'altro. Anche di fronte agli atteggiamenti o alle opinioni più divergenti riesce infatti a distinguere tra parole e fatti e a coniugare l'affetto con la stima.E' l'antidoto all'evitamento perché ciascuno si mette in gioco senza tensioni e le persone né esprimono emozioni impressionanti né si lasciano ferire da manifestazioni appariscenti.
Realizza pace e tolleranza.
La classe COSTRUTTIVA è la classe ideale, all'interno della quale si lavora bene e si raggiungono buoni risultati.
A tal tipo di classe si riferiscono i programmi, le promozioni didattiche e gli indicatori di valutazione.Le caratteristiche di tali classi sono:
- buon profitto distribuito tra tutti gli studenti - espressione delle eccellenze senza però sacche di esclusione - buon clima relazionale e alto numero di relazioni amicali - capacità di essere gruppo e di autovalutarsi - possibilità di intervento educativo che trasforma in virtù consapevoli le diverse modulazioni della personalita' collettiva
Tale tipo di classe non è però diffusa ma è il frutto raro dell'equilibrio della personalità collettiva di gruppo formata da studenti e insegnanti competenti che ottimizzano il successo.
Aminta Patrizia Infantino, Counselor Olistico, Docente Scienze Motorie Specializzato nelle Attività di Sostegno e Integrazione
Articolo tratto dalla lettura del libro di V. MASINI - L. BARBAGLI - E. MAZZONI La pedagogia delle classi scolastiche e Counseling di gruppo Ed.Prepos Collana CouselingScolastico
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