Separarsi-divorziare: un decalogo a favore dei figli


famiglia feliceSe ci si sofferma sulle statistiche che riguardano il nostro paese (e non solo) si viene sommersi da numeri che ci raccontano i cambiamenti della famiglia degli ultimi decenni. Ci vengono specificate quante separazioni si trasformano in divorzi, in quali aree geografiche sono di più e in quali di meno, qual è la durata media di un nuovo nucleo familiare, quanto ci stiamo abituando alle famiglie allargate ecc.

Su questo tema si ampliano i dibattiti e si incontrano tesi diverse: c’è chi enfatizza l’aspetto traumatico delle separazioni, chi sostiene che ormai molti ragazzi, inseriti in nuclei “tradizionali”, provino quasi invidia per la condizione più avventurosa ed aperta di quei loro coetanei che appartengono ai nuclei “moderni”, ma qualunque sia l’ottica di osservazione dei dati, per questo argomento occorre rispolverare e tenere a portata di mano il vecchio, caro, buon senso.

Tutti i bambini devono la loro origine ad un incontro. Indipendentemente dal luogo, dai soggetti e dalla condizione in cui esso avviene, occorrono sempre due elementi che entrano in contatto e dalla cui fusione nasce un terzo. Se la naturalità delle cose prevede una realtà matematica così semplice, allora nel momento in cui i fattori mutano è implicito che possa subire un cambiamento anche il risultato.

Quando si parla di separazione e divorzio si parla dunque di una condizione data che va in crisi e si trasforma. Questo può essere reso più o meno semplice, più o meno traumatico, più o meno duraturo, ma non è plausibile che sia indifferente, trasparente o insignificante.

Statistiche e relative letture dovranno farsene una ragione.

Ogni figlio si considera parte di un qualcosa al quale appartiene, durante il suo sviluppo sperimenta diversi aspetti di questa appartenenza e vive un attaccamento con le figure che si prendono cura di lui. Attraversa una fase di innamoramento per uno dei due genitori più che per l’altro, elegge un modello col quale si misura, si confronta, si scontra. Amplia le sue relazioni man mano che cresce, emancipandosi o cercando di non farlo, il tutto in correlazione stretta con ciò che avviene nel suo nucleo familiare.

Un figlio assorbe, registra, incamera e riflette ciò che respira con i polmoni, i pori, il cervello ed il cuore, condiziona e viene condizionato, si apre e si chiude come fa la corolla di un fiore sensibile alla luce, valuta se stesso in base alle informazioni che gli vengono inviate e che poi interpreta ed archivia. Perciò se si arriva ad un momento così impegnativo come quello di una separazione, non si può non tenere conto di tutto questo e cercare di farne un uso il più possibile costruttivo, seppure sembri un paradosso parlare di costruzione in presenza di una distruzione. 

Un piccolo decalogo può essere un buon aiuto affinché i genitori (e le persone che sono in relazione con loro) comprendano ed usino bene il momento della separazione, così da dividersi restando però uniti nel perseguire il sano, maturo, genitoriale impegno di fare il bene dei propri figli con i fatti e non solo a parole.

1. La coppia genitoriale riguarda due persone ed è una cosa, il nucleo familiare ne comprende più di due ed è un’altra;

2. L’ex partner è una persona diversa dal figlio, quindi se cambia il rapporto col primo, il rapporto col secondo non ha motivo di seguire lo stesso iter;

3. I figli sono terreno neutro, quindi nel relazionarsi con loro occorre immaginare di entrare in una zona franca nella quale i conflitti, i rancori, le rivendicazioni rispetto all’ex partner non sono ammesse;

4. Questioni pratiche come l’ammontare degli alimenti, a chi resta la casa ecc. sono cose che riguardano la coppia e non i figli, per i quali mamma resta mamma e papà resta papà;

5. Le famiglie d’origine dei due partner possono essere state parte dei motivi della separazione, ma i figli sono zona franca, perché i nonni restano nonni;

6. Gli accordi e/o gli scontri sull’affidamento e le modalità di visita riguardano i figli, ma non sono colpa loro, quindi il luogo ed il momento per discuterne non li deve coinvolgere;

7. I figli non sono amici, quindi non è con loro che un genitore triste o arrabbiato si deve sfogare o confidare;

8. Tutti i figli, anche quelli molto piccoli, percepiscono i cambiamenti emotivi in casa, quindi non c’è da illudersi sul fatto che non capiscano o non soffrano;

9. La scelta di come separarsi è una responsabilità distribuita esattamente al 50% tra i due partner, ciò indipendentemente dalle colpe che rispettivamente i due si attribuiscono;

10. Dire che si resta insieme per amore dei figli è un alibi. 

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