L'ascolto, prima di tutto


ascolto_copyPer tutti noi Counselors l’ascolto dovrebbe essere il pane quotidiano, perdonatemi cari Colleghi l’uso del condizionale. A volte capita di confrontarsi con Persone che amano ascoltare la propria voce, più che i propri pensieri, figuriamoci ascoltare il nostro Prossimo. Eppure…L’ascoltare, l’ascoltarsi e l’essere ascoltati sono bisogni primari? Sono esigenze paragonabili al nutrirsi o al dissetarsi? La mia risposta è assolutamente si, anche se ciò potrebbe non apparire ad una prima disamina della questione.

Se appare evidente che senza una adeguata alimentazione e senza una buona idratazione il nostro corpo si indebolisce e deperisce in tempi anche molto ristretti, è altrettanto vero che, se privati di un soddisfacente scambio relazionale con i nostri simili ma anche con noi stessi, è la nostra psiche a soffrirne, in tempi generalmente più dilatati e comunque estremamente variabili e soggettivi.

La qualità del rapporto umano che riusciamo a creare con chi ci circonda e la capacità di metterci in ascolto dei nostri pensieri sono sempre più oggetto di studio non solo delle discipline medico scientifiche legate direttamente allo studio della mente, ma anche di altre specialistiche che apparentemente non sembrerebbero ad essa collegate, come ad esempio l’immunologia.

E’ ormai assodato che condizioni di stress emotivo-psicologico sono direttamente in grado di abbassare le difese immunitarie, poiché nel nostro organismo aumentano, in tali condizioni, i livelli di cortisolo e di adrenalina. Se il rapporto umano e la capacità di mettersi autenticamente in ascolto del nostro prossimo sono elementi da rivalutare nel quotidiano di noi tutti, ciò vale particolarmente per tutti coloro che svolgono professioni direttamente collegate al benessere degli individui.

Lo scorso anno il senatore Dott. Ignazio Marino pose l’accento sulla valenza terapeutica del “mettersi in ascolto” del proprio paziente. “I medici devono tornare a porsi in ascolto. È un comportamento che diventa medicina miracolosa, per il paziente e per la sua famiglia. E anche per gli stessi medici che dall’approccio “due per sapere, due per curare”, possono trarre grande nutrimento”. Dopo un anno questa dichiarazione sembra non aver sortito un ben che minimo cambiamento.

Eppure non si trattava di una dichiarazione di poco conto, considerando che la classe medica nel nostro Paese da sempre gode di grande privilegio e che non sempre i suoi esponenti sono disponibili al confronto. Recentemente ho avuto modo di affrontare l’argomento con un dottore specializzato in Anatomia Patologica, costretto spesso a confrontarsi e ad affrontare situazioni molto complesse e dolorose, dotato di un grande e profondo rispetto del Paziente, anche se sovente non ha contatti diretti con i malati, ma “solo” con reperti biologici.

Questo dottore non ha avuto problemi nell’affermare che lo spessore umano e professionale di uno specialista vanno di pari passo con la sua umiltà. Un notevole passo avanti fu la dichiarazione del Dott. Marino, uno spunto di riflessione non solo per chi opera nel settore della Sanità. Un’occasione per riflettere sul come noi ci poniamo verso gli altri ma anche verso noi stessi.

Per noi Counselors ciò vale, se possibile, ancora di più. A patto di essere disponibili all’autocritica, al mantenersi al di sopra di ogni ambiguità professionale e personale, e naturalmente, essere sempre se stessi, senza specchi dietro cui nascondersi…

Giovanna Rezzoagli Ganci

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