Cosa farò da grande? Orientamento scolastico e scelte professionali


scolariDiscorsi di questa mattina tra due signore su un treno di pendolari:

- “Se mio figlio sarà bocciato anche quest’anno, impazzisce!”.

- “Sì, però potrebbe sempre cambiare scuola, vero?”.

- “Ma lui aveva scelto questo istituto tecnico perché gli avevano detto che c’era poco da studiare……”.

- “Vedrai che poi all’università cambia, sarà più motivato…..”.

- “Può darsi. Dice che farà architettura, così potrà lavorare nel nostro studio. Però non so, non mi sembra portato….ci vuole precisione, pazienza…”.

- “Doveva fare il liceo, almeno avrebbe avuto una base culturale”.

- “Sì, ma è stato bocciato anche alle medie, non ha mai avuto voglia di studiare, così il liceo non ci è sembrata una buona scelta!”.

- “Ma questo istituto, con materie così pratiche, così manuali, ci credo che lui non si trovi bene, che non gli interessi. Senza contare che per fare l’università dovrà anche superare l’esame di selezione, cultura generale, figurati!”.

- “Sua sorella è tutta diversa. Fin da piccola si sapeva che avrebbe fatto economia, è sempre stata così portata per la matematica….”.

- “Vero, è una gran bella fortuna!”.

E’ una gran bella fortuna? Forse. Cosa faceva la sorella da piccola, risparmiava la paghetta, teneva i conti dei soldi regalati a Natale, prendeva tutti 10 di matematica? E così qualcuno, con molto sollievo, si è convinto e l’ha fatta crescere nella convinzione, che il suo destino scolastico e professionale fosse già stato deciso dalla sorte che le aveva donato quel talento. E non preoccupiamoci più.

 

E che dire del fratello pluribocciato? Chi lo avrà mai aiutato nella ricerca dei suoi talenti, delle risorse personali, delle attitudini e, perché no, dei sogni? Beh, d’altra parte basti dire che non ha mai dimostrato voglia di studiare… E come mai? A domande e a questioni simili a quelle sopra accennate cerca di dare risposte concrete la pratica dell’orientamento. Orientarsi per trovare la strada, quella giusta, quella che ci conduce dritti alla meta auspicata, desiderata e, soprattutto, adeguata alle nostre risorse disponibili.

Il contesto scolastico pone di fronte alle famiglie una complessità non inferiore a quella del mercato del lavoro, offrendo un ventaglio di proposte formative e di percorsi di studio all’interno dei quali è veramente difficile orientarsi. Da quest’ultima considerazione nasce l’esigenza di una prima precisazione circa

la duplicità dell’attività di orientamento: supportare un ragazzo nella scelta del proprio percorso formativo oltre la terza media, o lavorativo, oltre le scuole superiori, significa da un lato fornire una serie il più completa possibile di informazioni rispetto al panorama formativo attualmente esistente, con tutte le sue specializzazioni, sbocchi lavorativi, livelli di impegno e difficoltà.

Dall’altro, significa lavorare sulla autoconoscenza e autoconsapevolezza dell’allievo, sulla ricerca dei talenti, delle risorse e della motivazione, sulla visione del futuro, sull’esame di realtà. A volte la scuola può essere vissuta come luogo in cui si prova disagio e questo disagio potrebbe essere definito come “uno stato emotivo non significativamente correlato a disturbi di tipo psicopatologico, cognitivo o linguistico, che si rende manifesto tramite una serie di comportamenti finalizzati a dimostrare rifiuto delle attività proposte, tali da inibire al ragazzo, nello stesso tempo, l’utilizzo delle proprie competenze razionali, emotive e relazionali” (Petruccelli, 2000).  

Recentemente il concetto di disagio scolastico si è allargato a comprendere, oltre al fenomeno del “dropping out” con il conseguente mancato assolvimento dell’obbligo formativo, anche il concetto di mancata realizzazione delle proprie aspettative riguardo la scuola, inteso questo come una distonia forte e deludente tra quelle che erano le aspirazioni personali, i sogni, i progetti, ed il bilancio dei risultati conseguiti in termini di formazione, competenze acquisite, crescita personale, capacità di progettarsi nel futuro, senso di benessere percepito in ambito scolastico.

Nella nostra attuale organizzazione sociale, il fallimento scolastico assume connotazioni più gravi di quelle di un tempo in cui le competenze ed attitudini richieste ai giovani erano ben più limitate e circoscritte (Baldaro, Verde, 1989). Il titolo di studio non rappresenta più l’alternativa ad un’entrata precoce nel mondo del lavoro ma ne rappresenta il presupposto fondante.

Se ne può facilmente dedurre come, un insuccesso scolastico, possa determinare conseguenze pesanti sull’autostima, sulla propria percezione di competenza ed efficacia, sull’idea di controllo sugli eventi della propria vita, determinando anche il livello di inserimento o di marginalità sociale futura, di reddito e qualità dell’occupazione, di confronto sociale. Fattori che rappresentano i cardini per la costruzione del senso di benessere soggettivo percepito dalla persona.

Un buon orientamento nella scelta dell’indirizzo di studio prima, e lavorativo poi, può invece creare i presupposti per la soddisfazione futura della persona, può ridurre o evitare il rischio di un prematuro abbandono scolastico o di ripensamenti e passaggi tra un indirizzo di studio e l’altro, può servire a ridurre o evitare frustrazioni a livello personale e professionale, disadattamento, devianze comportamentali, ripetenze, marginalità sociale (Covington, Teel, 1999).

La pratica dell’orientamento scolastico, quindi, provoca effetti benefici a ricaduta verso la società nel suo complesso, migliorando significativamente la qualità della vita delle persone ed il loro livello di benessere soggettivo e sociale percepito.

Marco Andreoli FC accreditato al CNCP

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