tra autostima e narcisismo...2


 

           Esiste, dicevamo nella precedente riflessione, una linea sottile di confine tra il narcisismo e l’autostima.

Se l’autostima ci appare indispensabile (nel 1890, William James ha identificato l’autostima come una necessità umana fondamentale, essenziale per la sopravvivenza come l’ira e la paura) ed è un tema ricorrente quando si parla di educazione, superamento di una situazione problematica, o mancanza di fiducia in se stessi, tuttavia, in alcuni casi, l’autostima e persino la mancanza di autostima possono sembrare, o addirittura essere, una forma di narcisismo.

 

Il punto nodale dunque si concentra sulle nostre individuali capacità di cogliere correttamente i segnali dell’altro: siamo in grado di vedere le differenze tra l’autostima e la vanità? siamo capaci di capire se e come le nostre azioni e reazioni possano servire per rafforzare l’una o l’altra? Il narcisismo può essere visto come autostima elevata all’ennesima potenza, ammirazione di sé in ogni aspetto, da quello fisico alle qualità, alle doti. Sembrerebbe provato che il narcisismo siffatto spinga la persona all’egocentrismo alla ricerca insistente dell’ammirazione degli altri.

Cfr. https://it.aleteia.org/2018/02/05/narcisismo-o-autostima-qual-e-la-differenza/

           Ma la situazione è ben più complessa, perché, in fondo, narcisismo e  autostima tendono entrambi a legittimare il sé; il narcisismo lo fa costruendo e offrendo una bella immagine da esibire, l’autostima lo fa attraverso l’esistenza coinvolgendosi attivamente negli eventi. Una persona con autostima è assertiva. Sa ascoltare e scegliere il momento giusto per parlare. Di fatto, lo fa con cognizione di causa e sempre dotando di valore il suo intervento. In altre parole, questa persona è dotata di intelligenza emotiva e sociale. Inoltre, gode della pazienza che le dà la sicurezza di poter esprimere la propria opinione quando arriva il suo turno.

https://lamenteemeravigliosa.it/differenze-narcisismo-autostima/

Per ciò che concerne l’autostima, occorre tener presente quanto indicato da Bandura (2000) per il quale  anche il concetto di autoefficacia interviene nelle valutazioni che la persona compie su se stessa e che, in ultima analisi, definiscono la sua autostima. Con il termine autoefficacia si intende la fiducia nelle proprie capacità di escogitare strategie che consentono di affrontare nel modo ottimale qualsiasi evenienza. La percezione dell’autoefficacia che si nutre di  autopersuasioni positive, dipende da molte e diverse variabili che hanno un comune denominatore, sono vagliate e confermate da dati reali, da esito brillante ottenuto in precedenti situazioni problematiche, dallo stato di benessere conseguente all’aver superato prove particolarmente impegnative, dalla capacità di immaginarsi vincenti in esperienze gravose.

Cfr. https://www.stateofmind.it/tag/autostima/ A cura di Claudio Nuzzo

Un’esemplificazione di cui possiamo facilmente essere testimoni per riconoscere segni di autostima da quelli di atteggiamenti narcisistici riguarda la difficoltà di individuare il fondamento di specifici atteggiamenti di bullismo: eccessiva autostima e/o narcisismo? O bassa/assente autostima? La maggior parte degli studi sembra concorde nel sostenere che le vittime di atti di bullismo soffrono di scarsa autostima, hanno un’opinione negativa di sé e delle proprie competenze (Menesini, 2000), mentre i bulli appaiono e spesso sono caratterizzati da un’alta autostima. I risultati di una importante ricerca (Salmivalli, 1999) sul bullismo in ragazzi di quattordici, quindici anni hanno confermato che i cosiddetti bulli mostrano di avere un’autostima più alta della media, combinata a narcisismo e manie di grandezza (sottolinerei quel mostrano che non necessariamente significa che sia la loro intima realtà). È certamente questo un segnale che autostima e narcisismo possono risultare complementari, e se, come docenti, abbiamo incontrato e trattato, insieme all’équipe psico-pedagogica, episodi di bullismo tra gli studenti, possiamo anche aggiungere che frequentemente l’atteggiamento aggressivo del bullo o della bulla, era nutrito proprio da scarsa autostima e da assenza di autoefficacia.

Occorre tener presente che permane una importante distinzione tra atteggiamenti narcisistici e disturbo narcisistico di personalità (DNP), forma patologica (che, proprio in quanto patologia, si colloca fuori dell’ambito di intervento del counseling), il cui principale problema, in effetti, è indicato nella bassa autostima, mascherata e compensata da atteggiamenti sprezzanti, altezzosi e arroganti, disprezzo per l’altro, superiorità e prevaricazione. La gran parte dei teorici concorda nel ritenere che il narcisismo possa presentarsi sia in forma normale sia in forma patologica. Nel complesso, il narcisismo normale viene descritto sulla base di alcune caratteristiche specifiche quali l’assertività, l’individualismo, una stabile regolazione dell’autostima verso l’alto, l’ambizione, ecc.

(Erickson Come riconoscere il normale narcisismo dal disturbo narcisistico, 31 marzo 2019)

E dubbi e domande si pongono anche in questa importante demarcazione: il narcisismo è un disturbo specifico o un processo dinamico, presente in quadri clinici diversi, che insorge per far fronte a un senso di vuoto e alla fragilità del Sé? Essere ambiziosi, avere standard elevati e perfezionstici è sempre sinonimo di patologia?

Il Disturbo Narcisistico di Personalità è presente nel DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) nella sezione III: manuale Modello Alternativo per la diagnosi di Disturbo di Personalità (DP) che introduce la possibilità di diagnosticare il tipo grandioso e il tipo vulnerabile (due sottotipi di disturbo con manifestazioni fenotipiche differenti). Ma quante volte, pur in assenza di elementi che consentono una diagnosi secondo i criteri dei maggiori manuali, si riscontrano aspetti narcisistici all'interno di altri quadri psicopatologici?

(Antonino Carcione, Antonio Temerari, Il narcisismo e i suoi disturbi, La Terapia Metacognitiva Interpersonale, pag.1-2 Premessa)

A pagina 775 del suddetto DSM V, nella versione italiana, tra i criteri diagnostici per la persona affetta da disturbo narcisistico troviamo: ha un senso grandioso di importanza, esagera i suoi risultati e talenti, si aspetta di essere considerato superiore senza un’adeguata motivazione; è assorbito da fantasie di successo, potere, fascino, bellezza illimitati o di amore ideale; richiede eccessiva ammirazione; ha un senso di diritto irragionevole e l’aspettativa di speciali trattamenti di favore e di soddisfacimento immediato delle proprie aspettative; manca di empatia ed è incapace di riconoscere o di identificare i sentimenti e le necessità degli altri; è spesso invidioso degli altri e crede che gli altri lo invidino.

(Cfr. https://blog.vicenzapsicologia.it/disturbo-narcisistico-di-personalita-e-bassa-autostima/)

Da quanto brevemente richiamato alla nostra attenzione, cogliamo due indizi:

  • apparire pieno di autostima  o assumere atteggiamenti narcisistici non equivale ad avere autostima o soffrire di narcisismo
  • formulare un giudizio sulla base delle apparenze, sempre comunque imprudente e fuorviante, lo è in tal caso ancor di più.

Per questo abbiamo massima necessità di conoscere alcuni dati indicativi per orientarci a riconoscere segnali di autostima da quelli di narcisismo, scorgere linee guida per evitare pericolosi giudizi avventati.

Possiamo qui sintetizzare che la tipologia di comportamento compone un profilo diverso della persona con una “sana” autostima e del narcisista, il primo tendenzialmente è orientato alla cooperazione, il secondo ad egoismo e, legato ad esagerato culto della propria immagine, richiede attenzione continua, a prescindere dal merito o dall’impegno.

Chi ha una sana autostima è in grado di entrare in connessione con gli altri, non ha bisogno di compiacere, è capace di empatia;  una persona narcisista, invece, è presa solo da se stessa anche se ciò non significa necessariamente che si voglia davvero bene e difficilmente imparerà dai suoi errori, perché fa davvero fatica a rendersene conto e, soprattutto, ad accettarli.

           Coltiviamo ascolto, attenzione, osservazione e i dubbi ci consentiranno di ampliare le nostre conoscenze. Obiettivo immediato? sospensione del giudizio, monito che rivolgiamo a noi stessi come counselor e percorso da far esperire ad ogni persona che chiede il nostro aiuto.

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

 

 

 

 

 

 

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