Semplificazioni…insidiose
Android, guide, recensioni d’uso e tutorial. Tutorial e app senza confini, dalla bellezza, alla cucina, alle schede tecniche, alla creatività, all’imparare a suonare la chitarra…tutti facilissimi, gratuiti e garantiti per efficacia e immediatezza d’installazione. A volte siamo noi a cercarli per ciò che ci interessa, ma più frequentemente ci sollecitano casualmente, all’improvviso mentre navighiamo in rete e su temi o ambiti a cui mai avremmo pensato e tuttavia ci intrigano e ci coinvolgono fino a diventare un nuovo tormentone. C’è un piano d’azione esplicativo audio-video per tutti, nessuno escluso, per attuare ogni innovazione digitale, per come connettere dispositivi USB, telefono ad Android, come collegare lo smartphone alla TV, collegare il telefono alla TV …, per trasmettere, persino per creare.
Strumenti d’uso quotidiano, per ogni necessità e per lo svago ci inondano e ci conquistano perché non ci chiedono altro che pigiare icone e qualche tasto e la magìa si avvererà. Non trovo definizione più precisa se non quella di magìa per un processo dettagliatamente codificato e programmato da menti di autentica genialità che noi, senza preoccuparcene affatto, ignoriamo affidando l’esecuzione allo strumento digitale, sempre più potente nelle sempre più ridotte dimensioni. Se insorge un problema, evidentemente abbiamo noi commesso un errore, preso un abbaglio e la parola d’ordine che persino i tecnici ci ripetono è: “prova e riprova!” fino a che non ottieni la funzione che cercavi.
Una simile proposta dovrebbe metterci in allarme, ma occorrerebbe che fossimo un po’ avvezzi a intendere prove e tentativi come esito di ragionamenti, di cognizioni sulla dinamica del processo che vorremmo avviare. Al contrario, ogni operazione, presentata come facile e definita a prova di imbecille (nel significato più aderente all’etimologia del termine) non richiede alcuna nostra competenza. Ciò che conta è ripetere l’operazione più e più volte per imprimerla in noi fino a che diventi un automatismo e andremo alla grande, evitando l’unico timore che ci farebbe sentire a disagio, il sentirci davvero l’unico imbecille nel cybermondo.
E se usciamo dal digitale, anche nel cartaceo imperano semplificazione e rapidità di esecuzione. Chi non sarebbe in grado di montare un mobiletto comprato al volo on line ad un prezzo stracciato? Nessuno e dunque nemmeno noi: ci sono le istruzioni, basta leggerle e il gioco è fatto. Leggerle? In realtà, sono tre, max cinque, righe di spiegazioni per altro ovvie (elenco dei pezzi del kit), che si ripetono in dodici e più lingue (ecco perché credevamo fossero dettagliate). Più che leggere, occorre osservare: le istruzioni sono per immagini, le varie parti del mobile, ma anche ogni singola vite che va usata e di viti ce ne sono in abbondanza; nella convinzione che fossero state divise in tante bustine trasparenti solo per eccesso di zelo, per prima cosa le abbiamo tutte insieme rovesciate in un angolo della nostra zona montaggio e solo al momento di cominciare davvero il gioco, ci accorgiamo che abbiamo provveduto a mescolare viti di tipo e lunghezza diversi. Così scopriamo di non essere stati in grado neppure di cogliere la visione d’insieme di quei disegni che tanto assomigliano a quelli dei libri per bambini e di non aver neppure visto frecce e pochi tratti colorati che si evidenziavano qua e là (un bambino li avrebbe intercettati immediatamente). Non si richiedono competenze specifiche da assemblatore, ma almeno un’attenzione elettiva quella sì e su quella…abbiamo dato il peggio di noi. Resta la voglia di dimostrare maggiore perizia la prossima volta (ma prima di acquistare un altro oggetto da assemblare ci penseremo più e più volte).
Può andar meglio in altre situazioni? Continuo ad avere molti dubbi. Ad esempio, mi sono trovata a riflettere su quanto le auto di recente design e concezione siano in grado di semplificare la guida: il cambio è automatico, le partenze in salita (l’incubo dei principianti) non sono un problema, visto che l’auto nella ripartenza in salita non retrocede mai, sensori, segnalazioni e spie discrete, cicalini non invadenti e tuttavia insistenti allertano e riconoscono ogni malfunzionamento, impostazione e autoregolazione della velocità, autoreindirizzamento di carreggiata, avvertimento presenza prossimo dispositivo di controllo velocità, ostacolo (auto, motociclo, muretto…) a lato dell’auto, telecamere da due a quattro per parcheggiare restando fissi sull’immagine dell’auto ripresa dall’alto che appare sul cruscotto, navigatori sapienti che non vanno in tilt se sbagliamo strada, ma come un buon ri-educatore, ci riconducono con un periplo non previsto all’itinerario che conduce alla meta…
Ma che meraviglia! Posso demandare all’auto ogni incombenza noiosa della guida e, mentre viaggio, posso telefonare, ascoltare musica, programmare sul display davanti a me e a viva voce, senza neppure dover digitare, una sosta cercando un punto di ristoro di mio gradimento. Certamente! Un’unica abilità è inderogabile: che io, alla guida, mantenga ad ogni istante una lucida costante e selettiva attenzione a 360°! Posso essere anche inesperto autista, posso ignorare come funziona il motore , posso non aver imparato la partenza in salita, né il gioco freno/acceleratore…ma non posso in alcun modo distrarmi. Tutti questi aiuti, offertimi senza averli chiesti hanno radicalmente modificato la mia condizione: da operatore che ero, ora sono supervisore di ogni sensore, spia, cicalino… e di me. Forse è anche un guadagno, dipende dai punti di vista, ma resta imprescindibile che a me è richiesta la massima attenzione.
Usiamo aggeggi di cui ignoriamo il come funzionano e come meglio usarli, o come contenerne l’invadenza e ci sembra una bella nuova condizione. Imparare numeri telefonici? Che bisogno c’è, li scrivo nell’agenda elettronica, tra i preferiti nel cellulare e con due tasti è il cellulare che mi compone il numero, che mi informa se è occupato e tiene memoria dell’ora e del giorno, della durata della chiamata. Per ogni mia necessità, posso contare su dispositivi ubbidienti, posso annotare, decidere di non ricevere chiamate, installare un messaggio, prenotare colloqui… e progressivamente ho disimparato a mantenere in memoria, nella mia memoria, ogni appuntamento, la successione delle attività di un’intera giornata, ricorrenze e tutto il resto.
Demandando al flessibile digitale ciò che per anni è stato un mio personale patrimonio, di comodità in comodità mi ritrovo a considerare patrimonio da cui non posso davvero neppure un istante allontanarmi…il mio smartphone. Sarebbe importante e significativo che di questo secondo step riuscissimo a spaventarci, ma non accade che a pochi.
E le nuove generazioni, allevate e non educate in questa realtà, che non possiedono alcuna opportunità, senza alcun loro demerito, di confronto tra un prima e il dopo? Terzo step: ogni adulto almeno abbia consapevolezza di ciò che siamo stati capaci di dare ai giovani, e di ciò che loro abbiamo negato.
Entusiasmante il cybermondo, il cyberspazio ma anche insidioso (pensiamo alla protezione dei dati e della sicurezza informatica, ad esempio). Sembra che siano cose che non ci riguardano, ma il cyberspazio è parte sempre più integrante delle nostre vite, e giorno dopo giorno sta cambiando il mondo che ci circonda. Dalle ingerenze di paesi stranieri nei processi elettorali di altri Stati allo spionaggio industriale, dai ricatti in rete agli attacchi alla nostra privacy online, non c'è dimensione del nostro quotidiano che non si basi su Internet e non sia perciò esposta a rischi sempre mutevoli, spesso invisibili, ma molto più reali di quanto pensiamo. I segreti del cybermondo ci costringe ad aprire gli occhi sulla dimensione nascosta della realtà, ci mette di fronte alle possibili conseguenze dei nostri stessi comportamenti e ci suggerisce i migliori strumenti da adottare per preservare la nostra sicurezza. Jack Caravelli e Jordan Foresi come guide nel complicato, ed estremamente affascinante, labirinto digitale in cui tutti noi ci muoviamo, raccontando casi emblematici e intriganti esempi avvenuti negli ultimi tempi, danno spazio alle riflessioni su quanto è cambiata la nostra vita ai tempi di Internet (si veda Jack Caravelli e Jordan Foresi, 2019).
E il counselor come è coinvolto professionalmente in questa realtà? Che una persona in aiuto riconosca il problema è evento assai raro; molto più frequente è il sorriso trionfante di soddisfazione che esibisce per saper usare gli strumenti di ultima generazione, per essere attivo/a sui social, per curare un proprio profilo pubblico aggiornato e corredato di foto; che non spegne il cellulare preferendo dare di sé l’immagine di chi non può permettersi di “staccare” neppure per un’ora di colloquio… Il counselor è semplicemente chiamato a compiere il più arduo compito, quello di ri-condurre la persona a se stessa, per ri-trovarsi e probabilmente è la stessa strada che porta alla soluzione del problema che la affligge.
Cordialissimamente,
Giancarla Mandozzi
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