SI “SOLVING” CHI PUO’. Le 5 double W + H al servizio delle soluzioni efficaci

Inviato da Nuccio Salis

problem solving copia

I tre criteri fondamentali di un problem-solving consistono nella chiarezza degli obiettivi, nella loro dimensione legata alla raggiungibilità effettiva e ad un controllo che certifichi l’avvenuto successo e misuri il livello di efficienza della nuova situazione che si è prodotta. In buona sintesi: specificità, realismo e monitoraggio sono i punti essenziali che determinano le linee guida di un problem-solving di qualità.

IL reperimento e la mobilitazione di percorsi, strategie e opzioni solutorie può essere affidata a tecniche che prevedono anche lo sviluppo di una quantità di idee anche improbabili o “bizzarre”, nella ricerca comunque di quella originalità creativa che produce davvero i cambiamenti significativi e determina le svolte tanto agognate ed immaginate.

Vediamo quanto può aiutarci la tecnica della pianificazione secondo il modello delle 5 W con anche la presenza della H.

 

 

WHAT (Cosa – Quale). Una buona impostazione di problem-solving comincia con la messa in evidenza di una situazione correttamente descritta e circoscritta senza troppe letture soggettive che possano distorcerla o contaminarla da una necessaria obiettiva visione della vicenda e delle sue determinanti. I fattori verso cui si rivolge la propria analisi potranno essere colti nella loro pienezza e nel loro legame interdipendente, con molta più completezza e lucidità qualora fossero appunto posti sotto una lente non deformante a ma di aiuto per una chiara considerazione del fenomeno che ci coinvolge e che intendiamo modificare, superare, risolvere o integrare.

Si fa ricorso in molti casi ad una modalità inscritta negli step e nelle aree della comunicazione efficace, che consiste nell’allenarsi a rilevare dati di realtà secondo un orientamento descrittivo e constatativo. Questo facilita in un primo momento anche un funzionale atteggiamento di sospensione dalla forza d’urto a livello emozionale, e che certe vicissitudini possono contenere e trasmettere.

 

WHERE (Dove). È altresì necessario contestualizzare fisicamente il luogo interessato ad interagire con le modalità del nostro agire. La nostra azione è espletata pur sempre dentro un contenitore (campo) che è definito anche sulla base sia delle sue connotazioni fisiche e strutturali (arredi, artefatti, architettura), dello status entro cui è riconosciuto e collocato (istituzione, ambiente domestico ecc) e del clima che è capace di generare e di condividere con la nostra attiva presenza.

 

WHEN (Quando). È necessario stabilire il tempo delle nostre azioni, e prevederne una calendarizzazione, al fine anche di programmare il percorso per obiettivi a breve medio e lungo termine. La definizione di un orizzonte temporale indica un orientamento che fornisce il senso della regolarità e del controllo, necessari per guidare un’azione concertata con queste importanti variabili, soggette naturalmente ad una possibilità relativa del dominio, e che richiede dunque anche tutta la nostra flessibilità.

 

WHOSE (Con chi). Quali dinamiche andiamo a muovere e cosa chiediamo all’ambiente in termini di risposte e di adattamenti alle nostre richieste? Le nostre azioni promuovono degli effetti ed hanno un impatto. È necessario prevederle sia per agire un problem-solving prima di tutto lecito e in linea con le generali norme giuridiche accettate e condivise, ed anche per reperire eventuali soggetti con cui essere in grado di allearci e sviluppare eventuali azioni comuni, ed intenti congiunti da sottoporre alla pianificazione di un problem-solving, dentro un ambito anche di solidarietà allargata e di condivisione delle individuali istanze.

 

WHY (Perché). Nessun problem-solving può essere attivato e condotto in autonomia se è manchevole delle consapevoli o legittime ragioni per le quali una persona si impegna a raggiungere i suoi obiettivi. Ciascuno deve cogliere la motivazione intrinseca che lo sollecita verso un percorso di ricerca e reperimento di soluzioni adeguate e vincenti alle proprie circostanze o difficoltà.

 

HOW (Quanto?). Questo prezioso punto ci riporta alla necessità di considerare un equilibrio nel calcolo costi/benefici. Cosa dovrò investire per questa causa? Quali rinunce? Quali vantaggi? Quali prospettive più o meno realizzabili per un avvenire abbastanza immediato? Cosa mi aspetta in termini di perdite e di ricavi, insomma. Sono queste le domande più frequenti che impegnano in una riflessione che riconduce allo spessore dell’investimento nell’impresa che vorremmo affrontare.  Questo approccio ci aiuta a procedere secondo ipotesi e scelte ponderate, che ci ricollocano dentro una piattaforma di organizzazione pianificazione strutturata di un nostro progetto.

Concetti ripetuti, che seppure ad una prima lettura possano apparire risaputi, non per questo risultano ancora di facile accesso pratico, anzi mostrano perpetui ostacoli e numerosi punti di criticità. Di fronte a questa constatazione, come operatori della relazione di aiuto siamo chiamati a domandarci le ragioni di una tale continua discrepanza che affligge ancora la maggior parte delle persone che spesso si ritrovano ingabbiate in meccanismi di coazione drammatica, e pertanto hanno necessità di ricevere spinte adeguate che ne possano fomentare un’azione valida e ad elevato rendimento prestazionale.

Questo ci riporta anche non solo a discorsi da affidare meramente ad un tecnicismo rigido, uniforme ed impersonale, ma anche ad attingere a risorse da congiungere al pensiero che vaglia, seleziona, controlla e decide, affinchè ogni dimensione dell’agire umano sia rispettata, valorizzata ed accolta nell’ambito di un counseling efficace che considera la centralità e la peculiarità di ciascun individuo che si impegna ad affrontare i suoi problemi nella ricerca di un maggiore equilibrio e riconquistata serenità.

Potrebbero interessarti ...