"Mio figlio sono gli altri che lo condizionano". Rischi dell'identificazione adesiva genitore-figlio

Inviato da Nuccio Salis

lucignoloQuante volte abbiamo sentito questa frase? “Mio figlio sono gli altri che lo condizionano” e ancora “Lui è bravo ma gli altri gli insegnano la maleducazione”… frasi testualmente raccolte dalla realtà quotidiana. Io mi sono sempre chiesto… ma se tutti i bambini e i ragazzini sono, come dicono i loro genitori, tutti condizionati da altri, ma questi altri, chi sono? Dove si nascondono questi fantomatici Lucignoli dediti a travisare i sani principi morali della moltitudine o totalità degli onesti innocenti? Cari genitori, posso chiedervi dove sono queste cattive compagnie che trascinano i vostri pargoli angioletti senza peccato verso la perdizione?

Perché qui i conti non tornano. E non tornano nemmeno quando oltre ai Lucignoli si aggiungono le Streghe! Le terribili streghe perfide che come mestiere scritto proprio sulla carta di identità hanno quello di odiare i vostri figli: le maestre. Vostro figlio prende un brutto voto? La maestra non lo ha mai potuto vedere, e la ragione sta in una nemesi karmica che solo voi avete capito ma non tutti guardano Voyager, ai confini della fantascuola. La realtà è che queste “streghe” per scamparsela dal rogo non escono più insieme ai bambini, ma da un’uscita laterale o di emergenza, per evitare di essere aggredite, insultate, sputate, questa è la realtà che si vede e si racconta tutti i giorni.

Che tempi! Mi sento vecchio se penso che quando all’uscita della scuola elementare, la maestra si avvicinava verso chi era venuto a prendermi e sussurrava, con rispettosa discrezione “oggi suo figlio ha preso una nota”. E senza avere il tempo nemmeno di emettere un sommesso brontolio mi ritrovavo il segno delle dieci dita in faccia: c’era anche mio padre. La mia campana non interessava a nessuno, la maestra aveva sempre ragione. L’unica campana era quella che sentivo in testa, stordito dai ceffoni senza Se e senza Ma. Certo, cerco di capire, il mondo oggi è pieno di pericoli. Perché oltre ai Lucignoli coi loro cattivi esempi, alle Streghe maligne senza cuore e senza umanità, esiste anche il Licantropo: l’allenatore di calcetto che ha lasciato vostro figlio fuori dalla squadra perché non ha capito il suo talento!

Deve proprio essere un incapace se non sa che voi avete partorito il nuovo Maradona dell’umanità. Come si permette di negarvi il piacere di attaccarvi sbavando alla rete metallica dello stadio per incitarlo a spaccare ginocchia e caviglie dei suoi avversari? Scene di ordinaria demenza, non sto inventando niente.

Questo il profilo non troppo caricaturale della maggior parte dei genitori oggi. Assenti, confusi, spaventati, materialisti ma, soprattutto, pericolosamente conformisti ed anomici. Incapaci di dare esempi assertivi che rafforzino nei loro figli la volontà di essere se stessi, anche loro, come adolescenti non ancora cresciuti si infilano lo skateboard sotto l’ascella e chiedono al figlio di seguirli, convinti che masticando la stessa marca di cingomme o fumando le stesse sigarette si potrà costruire una relazione efficace.

La cattiva interpretazione del “genitore-amico”, mai proposto da una pedagogia scientifica seria e degna di questo nome, ha prodotto caricature genitoriali giovaniliste e demenziali, decisamente fuorvianti e contro natura rispetto al ruolo anche normativo che li spetta come educatori primari. Parallelamente, ciò ha generato e sta generando giovani che, formandosi su quel modello fragile, incoerente e lassista, crescono senza aver fatto i conti col senso del limite, da cui si impara a gestire una frustrazione, a rimandare un desiderio, ad assumersi responsabilità e finanche udite udite ad interiorizzare il valore di una regola. I frutti di questo modello sono già maturi, e la collettività li conosce bene, e li subisce.

Lo ammetto, non ho figli “miei”, come si rimarca in genere come se si parlasse di merce, ma non credo che smetterei di credere nella cultura, nell’educazione, nella spiritualità e nemmeno credo che rinnegherei la mia storia fatta di continue bevute di cicuta per il mio essere me stesso nel bene e nel male. Credo che trasformerei tutto questo in strumenti educativi, senza eccessi di idealismo.

Se posso permettermi di suggerire di ispirarci ad un esempio aneddotico riportato dal celebre psicanalista Cesare Musatti. Egli stesso, in un suo libro racconta che suo figlio, una notte, gli domandò:

“Babbo, mi dici come faccio a capire se una cosa è giusta o sbagliata? Quale è la differenza fra il bene e il male? “

Il Musatti: “Per capire se una cosa è giusta o sbagliata devi osservare le mosche, figlio mio”

“Le mosche?” fece eco incredulo, il figlio.

“Già”, ribattè il Musatti, “La gente è come le mosche, se tante mosche formano un mucchietto tutte insieme, tu hai bisogno di andare a vedere cosa c’è sotto? Ecco, la gente è come le mosche, se una cosa la pensano in tanti, stai pur certo che è sbagliata!-

 

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