Il colloquio di counselling: metodo e tecniche di conduzione in ottica sistemica
Silvana Quadrino (www.silvanaquadrino.it )
Edizioni CHANGE (www.edizionichange.it) Torino 2009
Il counselling a indirizzo sistemico nasce in Italia fra il 1980 e il 1990, a partire dall’attività formativa di un medico, Giorgio Bert, e di una psicoterapeuta sistemica, Silvana Quadrino. Nasce a partire dalle esigenza, che i due fondatori iniziali del metodo individuavano nella loro attività, di dare consistenza, struttura teorica e fondamenti tecnici a tutti gli interventi basati sulla comunicazione che vengono svolti da professionisti non psicologi, e sono rivolti a persone che non stanno chiedendo un intervento psicologico.
La cornice sistemica si rivelava di particolarmente adatta a fornire a medici, educatori, operatori sociali, addetti agli sportelli di ascolto ecc. un quadro di riferimento non diadico, capace di tenere conto dei sistemi in cui sia il professionista che il cliente sono inseriti, e con i quali costantemente entrambi interagiscono: la famiglia, ma anche il sistema organizzativo di cui il professionista fa parte.
Il metodo sviluppato da Bert e Quadrino e poi consolidato con la nascita dell’Istituto CHANGE di Torino (
www.counselling.it) ha portato in questi anni a strutturare interventi formativi destinati a fornire a professionisti sanitari e sociali, educatori, insegnanti, addetti alle pubbliche relazioni quelle che vengono definiti
counselling skills, competenze di counselling sistemico applicabili all’interno della loro professione; e interventi destinati a formare e poi affiancare con la formazione permanente e la supervisione,
professionisti counsellor, con corsi triennali adeguati alle normative delle principali società europee.
Il metodo su cui si basa la formazione al counselling sistemico non riproduce in alcun modo le modalità tipiche della psicoterapia sistemica; utilizza fondamenti teorici e metodologici di tipo antropologico, pedagogico, sociologico e filosofico, le teorie della comunicazione e della narrazione, e solo in minima parte riferimenti di tipo psicologico, che comunque mai vengono utilizzati per formulare ipotesi diagnostiche, per azzardare interpretazioni della sfera psichica del cliente o per tentare azioni strategiche per il cambiamento.
Il counsellor non si pone obiettivi di diagnosi o di cura: usa le proprie competenze per affiancare una persona in situazione di difficoltà con l’obiettivo di
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Migliorare e completare la descrizione della situazione problematica
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Definire obiettivi raggiungibili e sostenibili
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Riordinare e completare gli aspetti informativi legati alla situazione
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Riesaminare le soluzioni già individuate o tentate
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Individuare nuove strade o soluzioni
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Accrescere la propria capacità di far fronte ad una situazione o ad un vento utilizzando al meglio le risorse disponibili
Il libro di Silvana Quadrino Il colloquio di counselling, metodo e tecniche di conduzione in ottica sistemica, riassume l’evoluzione del metodo, che negli anni si è precisato e definito anche a partire
dalle esperienze dei counsellor che sono usciti dai nostri corsi e sperimentano l’uso concreto delle tecniche che hanno appreso, dalle riflessioni emerse negli incontri di supervisione e negli incontri di aggiornamento, dagli apporti di professionisti anche lontani dal mondo del counselling che hanno arricchito la nostra riflessione sulla comunicazione, sulla narrazione, sulla relazione di aiuto. ( cap. 1, Lo sviluppo del counselling in Italia).
Definisce le linee teoriche di partenza, e fornisce ai counsellor una guida concreta per la conduzione di un intervento di counselling sistemico, a partire dal primo scambio comunicativo con il cliente fino alla definizione degli obiettivi, alla condivisione del contratto, allo svilupparsi dei diversi colloqui, alle modalità di conclusione.
Alla base di questo tipo di intervento c’è un atteggiamento mentale- guida che il counsellor sistemico impara ad applicare in ogni momento del suo intervento:
la convinzione che il cliente, anche nel momento in cui chiede l’aiuto di un professionista, disponga di capacità e competenze che gli permettono di individuare le modalità più adeguate per fronteggiare la situazione o la fase di vita che sta attraversando. ( il counsellor sistemico) parte cioè da una ipotesi di normalità e vede nella richiesta di aiuto da parte del cliente non il sintomo di un problema o di una inadeguatezza ma l’inizio della ricerca di un equilibrio personale e familiare più sostenibile.
Un aspetto fondamentale dell’ intervento di counselling è la continua e attenta ridefinizione dell’immagine del cliente: accogliere e confermare una immagine basata sull’ incapacità, sul fallimento, sulla incompetenza nel risolvere i propri problemi rischia di mantenerla invariata, anche nel caso in cui la soluzione suggerita dal professionista dovesse funzionare. È quello che Bateson definisce cambiamento 1: è avvenuto un cambiamento (è successo qualcosa che prima non succedeva) senza che ci sia stato apprendimento su come produrlo.
Il counsellor vuole e deve tentare, invece, di produrre apprendimento, e lo segnala in tutto il suo modo di agire: per cominciare, non accettando la proposta-richiesta di agire o scegliere al posto del suo cliente. E poi con ciascuno degli atti comunicativi che utilizzerà nel condurre il colloquio di counselling.
(cap. 2 pag. 34)
Il secondo aspetto che caratterizza il metodo proposto in questo libro è l’attenta e rigorosa differenziazione delle modalità di intervento del counsellor da quelle specifiche di altre professioni (quella dello psicologo, dello psicoterapeuta, del pedagogista, del mediatore familiare ecc.): in un momento di frequenti attacchi da parte degli psicologi e degli psicoterapeuti all’intervento di counselling, la definizione chiara di cosa “fa” il counsellor, e soprattutto di cosa fa di diverso dallo psicologo si rivela di importanza fondamentale per il futuro della professione.
Specificità, autonomia dalle altre professioni, pluralismo, ricerca sono le parole chiave, e le sfide, del counselling per i prossimi anni. La formazione dei counsellor deve essere improntata a questi concetti. È la strada che CHANGE percorre dal 1988, e che si basa su due presupposti fondamentali:
1. L’arte del counselling deve essere appresa a bottega: a insegnarla devono essere prevalentemente i counsellor che già la applicano e la sperimentano, specie quelli che non esercitano anche la professione di psicologo, e che hanno imparato a utilizzare una cultura diversa, che integra conoscenze psicologiche ma non parte da esse.
2. L’iter formativo dei counsellor sistemici deve aprirsi alle competenze della comunicazione nel senso più ampio, e utilizzare le ricerche e le proposte che provengono da altre professioni ugualmente impegnate nella ricerca della qualità nella comunicazione e nella relazione professionista-cliente: pensiamo agli sviluppi della narrativebased medicine,che offrono ai counsellor importanti spunti sull’uso delle narrazioni dei loro clienti in uno spazio non terapeutico. Al significato che hanno assunto nella formazione sanitaria le medical humanities, , cioè le conoscenze letterarie, artistiche e filosofiche che altrettanto bene si prestano allo sviluppo personale dei counsellor9. Agli apporti delle neuroscienze, in particolare la scoperta del sistema dei neuroni specchio che aprono nuove prospettive sui meccanismi delle interazioni e sulla funzione del cervello nella costruzione del nostro rapporto con gli altri. ( cap.1 pag 17)
Il libro è rivolto a chi sta imparando il mestiere di counsellor, a chi vuole approfondire le proprie competenze in questa attività, a chi vuole imparare a utilizzare le competenze di counselling all’interno della propria professione di medico, di infermiere, di educatore ecc. E’ il naturale supporto ai corsi di counselling sistemico che l’Istituto CHANGE realizza per i futuri counselllor e per i professionisti interessati ad apprendere le competenze di counselling sistemico. Ed è utile anche a chi non basa il proprio intervento sui presupposti della sistemica: i fondamenti della relazione io/tu collegano idealmente ogni tipo di intervento di counselling, indipendentemente dalle teorie di partenza.
INDICE DEL LIBRO
Lo sviluppo del counselling in Italia
Un po’ di storia non fa mai male
Il fare del counsellor
Fare e NON fare
Il colloquio: un incontro fra due persone
Il cliente immaginato
Dell’altro non sappiamo nulla
Messaggi in entrata, messaggi in uscita
Fra complessità e semplificazione: il modo dell’altro
Prima del colloquio c’è un prima
Definire la relazione
Dalla sostituzione all’affiancamento
Il colloquio professionale come relazione
Il momento zero: l’avvio del colloquio,la definizione delle regole
Cominciamo bene: la scelta delle prime parole del counsellor
Il primo obiettivo: orientare il cliente
L’ascolto come modalità relazionale
Fare e non fare: le regole del colloquio di counselling
Una relazione in oscillazione
Quella che chiamano empatia
Ascoltare il cliente, ascoltare la sua storia
Una storia dominante
Ascoltare storie “normali”
Metodologia dell’ascolto attivo
Moltiplicare le storie
Esploratori prudenti
Counselling e cambiamento
Quando la narrazione diventa una gabbia
Storie che non finiscono mai: ascoltare o interrompere
Storie individuali, storie familiari
Una questione di ottica: dalla descrizione individualeall’immagine della famiglia
Il sistema familiare del cliente: cosa dobbiamo sapere?
Il genogramma nel counselling sistemico
Come si muove un sistema familiare
Una descrizione in movimento
I percorsi mentali del counsellor
La storia del cliente e il pensiero del counsellor
L’ipotizzazione nel colloquio di counselling sistemico
I pensieri del counsellor: imparare ad esplicitare senza interpretare
Obiettivi impossibili e modi barriera
Esplorare, raccogliere, co-cocostruire
Le fasi del colloquio
Ipotesi, piste, percorsi:come si sviluppa il colloquio
Aprire, percorrere, chiudere piste esplorative
Risposte difficili da trattare: il silenzio
Risposte difficili da trattare: il pianto
Risposte difficili da trattare: affermazioni che non si possono accettare
Verso la conclusione del colloquio
Maneggiare con cautela:fare domande senza fare danni
Le domande come apertura di uno spazio descrittivo
Circuiti, spirali e percorsi a termine
A cosa servono le domande
Le domande riflessive
Le domande di approfondimento
Strategia e intuizione
Un colloquio dopo l’altro: la logica dell’ intervento di counselling
Il primo colloquio: le fondamenta dell’ intervento di counselling
Concludere il primo colloquio: il riassunto, il rilancio, il contratto
Riprendere il filo: come collegare un colloquio a quelli precedenti
Monitorare il percorso: verso la conclusione dell’intervento
L’ultimo colloquio: la valigia dei ricordi di viaggio