Edgar Morin, suggestioni e riflessioni da una scommessa sull’improbabile...
In questi giorni, nel lavoro di approfondimento, ampliamento e consolidamento delle mie modeste conoscenze, un lavorìo che è in grado di regalarmi la bellissima sensazione di assolvere ad un obbligo morale e insieme di vivere l’occupazione più gratificante, il tempo meglio speso, a me docente e counselor è accaduto di ri-scoprire (e, si sa, ri-scoprire, ri-leggere significa trovare nuove informazioni, nuovi spunti) Edgar Morin.
Trascrivo qui di seguito quanto mi ha affascinato dalla Prefazione di Sergio Manghi a Formare una testa ben fatta, di Luigi Tuffanelli e Dario Ianes, Erickson, 2006:
“Morin insiste sull’importanza di apprendere a <scommettere sull’improbabile>, come punto-cardine per la riforma dei nostri modi pensare e di educare. L’espressione è ispirata a Blaise Pascal, uno dei riferimenti più costanti della sua vita intellettuale, e più esattamente al significato che ha la scommessa, notoriamente, nella riflessione di Pascal.
Apprendere a scommettere sull’improbabile è sempre più, secondo Morin, un requisito indispensabile per sopravvivere creativamente in un mondo fatto ormai di incertezze radicali, di ambivalenze insormontabili e spesso tragiche, di trasformazioni sempre più repentine e imprevedibili. Puntare le nostre speranze, all’opposto, su ciò che il calcolo più ragionevole delle probabilità annuncia come realistico, sostiene Morin, significa concorrere, fosse pure con la migliore delle intenzioni, alla deriva della degradazione del pensiero e della convivenza umana.”
Affermazioni rivoluzionarie ed impegnative nella loro chiarezza che voglio ascoltare da Morin in persona.
Alla domanda <"Scommettiamo sull’inatteso". Come è possibile? >Morin, rispondeva:
“Questo concetto è molto antico. Euripide 2500 anni fa ha concluso tre delle sue tragedie con l’idea che noi ci aspettiamo una cosa probabile e invece arriva l’inatteso. Ma non abbiamo fatto nostro questo sentimento, restiamo sempre molto stupiti. Nella mia esperienza l’inatteso è arrivato molte volte ma, come nelle storie individuali, anche nella storia umana non si realizzano sempre le cose che hanno maggiori probabilità, succedono le cose improbabili. Allora oggi l’improbabile su cui scommettere è che non ci sarà la catastrofe umana, ma qualcosa di nuovo che porterà a una metamorfosi.”
(1 marzo 2004).
Ancora Morin a proposito dell’incertezza umana:
“Già dall’alba dell’umanità, dall’alba dei tempi, eravamo nell’avventura ignota; lo siamo più che mai e dobbiamo esserlo con coscienza [...] ci si deve preparare al nostro mondo incerto e aspettarsi l’inatteso. Prepararsi al nostro mondo incerto è il contrario di rassegnarsi a uno scetticismo generalizzato. È sforzarsi a pensare bene, rendersi capaci di elaborare e usare strategie, e, infine, fare con tutta coscienza le nostre scommesse. Sforzarsi a pensare bene è praticare un pensiero che si sforzi senza sosta di contestualizzare e globalizzare le sue informazioni e le sue conoscenze, che senza sosta si applichi a lottare contro l’errore e la menzogna a se stesso [...] una strategia porta in sé la consapevolezza dell’incertezza che dovrà affrontare e comporta per ciò una scommessa, l’integrazione dell’incertezza nella fede o nella speranza”.
(Edgar Morin, La testa ben fatta, Raffaello Cortina, 2000).
Nel nostro mondo di certezze... apparenti e realtà virtuali, parole come queste sono un potente detonatore, sconvolgente nella stessa misura in cui ci permette di riappropriarci senza alcuna meraviglia, ed anzi con grande naturalezza della nostra (di noi esser umani) incapacità a sapere, gestire, condurre TUTTO. Ripartendo da questa accettazione saremo in grado di aprire senza riserve precostituite la nostra mente, il nostro sentire: che sia questo il profondo significato della globalizzazione?
Il mio lavorìo di approfondimento e riflessioni continua...
Dicembre 2011
Cordialissimamente Giancarla Mandozzi
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