Il Counseling Umanistico Esistenziale: percorso culturale, storico, scientifico - Pagina 5


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Il Counseling Umanistico Esistenziale: percorso culturale, storico, scientifico
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4. Nell’ambito della psicologia applicata, la più diffusa è la psicologia clinica che consiste nello studio psicologico approfondito dei casi individuali, in una prospettiva globalistica che considera il soggetto umano nella sua totalità. Si avvale dei risultati sperimentali acquisiti dalla psicologia generale, soprattutto nei settori della personalità e della motivazione, e di una metodologia il cui strumento principale è il colloquio. Nella psicologia clinica, l’individuo non è considerato necessariamente malato o disturbato psichicamente; più comunemente può trattarsi di un individuo che chiede soltanto di essere sostenuto in una situazione della vita in cui si presenti un problema psicologico. Quando poi i conflitti del soggetto sono tali da entrare nella sfera patologica può rendersi necessario un intervento di tipo psicoterapeutico.

Enciclopedia L’Universale Garzanti, Filosofia vol. 6, Milano 2003, pp. 915, 919, 920, 1223.

5. Ma cos’è esattamente la psicologia umanistica? Fu un nuovo approccio, chiamato anche “terza forza”, che nacque come reazione alla psicologia sperimentale e alla psicoanalisi. Divenne un movimento definito negli anni cinquanta con la fondazione dell’Associazione americana della psicologia umanistica (AAHP). La sua origine, tuttavia, risale alla fine dell’Ottocento, quando William James, uno dei padri della “scienza della vita mentale” nei suoi Principi di psicologia (1890) rese la coscienza umana, l’esperienza e il libero arbitrio oggetti fondamentali della sua analisi. Oggi, l’approccio umanistico dibatte ancora questi temi.
Anziché prendere le mosse da regole istituzionalizzate per la ricerca e la terapia, la psicologia umanistica è soprattutto una filosofia che esplora l’esperienza umana cosciente nei suoi aspetti diversi – l’amore, la creatività, l’io, l’essere, il divenire, la responsabilità e il libero arbitrio, tanto per dirne qualcuno. In particolare Maslow riteneva che questi aspetti fossero trascurati dalla psicologia sperimentale che, fortemente influenzata dal comportamentismo, si era sempre principalmente occupata dello studio dei processi mentali umani e animali manipolando, in laboratorio, variabili che potevano produrre effetti sul comportamento.
D’altra parte la psicoanalisi, col suo credo nell’inconscio come forza propulsiva del comportamento palese, aveva i suoi inconvenienti per l’approccio umanistico. Perché – si obiettava – scavare nel nostro lontano passato pieno di oscure, tormentose ombre quando abbiamo il presente su cui agire in piena coscienza e in modo creativo? Gli impulsi inconsci, certo, possono essere riesumati in seduta analitica, ma solo per venire presto smitizzati e combattuti col ragionamento. Piuttosto – ci si chiedeva pure – perché si dovrebbe dare per scontato l’obbligo di adattarsi a una società repressiva invece che la libertà di cambiarla? Così, per lo psicologo umanista “qui e ora” divenne la dimensione preferita da considerare, una dimensione nella quale le interpretazioni soggettive che la gente dà degli eventi della propria vita – cioè, con consapevolezza cosciente – giocassero un ruolo fondamentale. Questo era dunque il punto di partenza per cambiare. Qui si può riscontrare l’influenza delle idee esistenzialiste, in voga più o meno a partire dagli anni trenta, che derivavano della fenomenologia, una filosofia fondata dal tedesco William Husserl (1859-1938).

Era lui a sostenere che i concetti astratti possono essere capiti solo attraverso il filtro dei modi della coscienza, mettendo così in primo piano il carattere profondamente soggettivo di tutta l’esperienza umana.
Alla teoria di Husserl venne dato seguito da Martin Heidegger (1889-1976), l’esistenzialista (sebbene lui rigettasse l’associazione con gli esistenzialisti) che ebbe predominante influenza su Jean Paul Sartre. L’opinione di Heidegger era che vivere un’autentica esperienza umana significasse essere coscienti della mutevole natura della realtà, della sua contingenza storica e delle restrizioni imposte ad aspirazioni e desideri individuali. Quindi l’unica cosa di cui possiamo essere certi è che la nostra esistenza è parte del flusso universale della vita che culmina nella morte.

Queste premesse alquanto deprimenti portavano a chiedersi come individui normali (senza contare gli alienati) possano trovare la felicità o, almeno, la serenità in uno stato di cose così ineluttabilmente incontrollabile.
Psicologi e psichiatri umanisti europei hanno proposto svariate soluzioni, sviluppando terapie dirette ad aiutare i pazienti a dare significato alla loro vita in modi diversi. Per esempio, l’austriaco Viktor Frankl (1905-1997) suggerì attività soddisfacenti e contemplative come dipingere, costruire oggetti, creare giardini, apprezzare la bellezza e l’amore. Gli psicologi umanisti americani, in particolare,ridimensionarono il lato pessimistico della concezione esistenzialista, quella di una vita aggravata dal peso della mortalità e dalla libertà menomata, per esaltare invece la capacità di scelta. Questa era anche la presa di posizione di Maslow
. Interessato soprattutto a personalità sane, fu lui a sviluppare una teoria della motivazione umana che riposa su necessità a suo giudizio innate. Così, alla base di una piramide immaginaria troviamo un gruppo di fondamentali necessità “da privazione” – per lo più istinti fisiologici il cui fine è l’immediata soddisfazione dell’individuo. Seguono, a livelli più alti, necessità di sicurezza, di appartenenza e affetto, e di autostima. È abbastanza facile capire il meccanismo di ascesa nella gerarchia, poiché se le necessità di base non sono soddisfatte non c’è la volontà di soddisfare le necessità di ordine superiore. Solo individui equilibrati e appagati, perciò, riescono a raggiungere la vetta della piramide, dove risiede la suprema necessità “esistenziale” – l’autorealizzazione, che Maslow definì la “tendenza a diventare tutto ciò che uno è capace di diventare”.

Laura Maffey, Simonelli Editore, www.simonel.com/istrice.htlm


6. Corso Counseling in Psicologia dell’Emergenza, modulo 3.



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