Facile? No, grazie...
Niente nella vita e niente neppure in una scuola che voglia restituire almeno la percezione di vita vissuta, potrà/dovrà essere facile, non il ruolo del docente non quello dello studente, né i compiti dell'uno come le prove e gli esercizi dell'altro.
Rinunciare a misurarci con una prova che ci richieda grande impegno e che confidiamo di poter superare è un'implicita rinuncia al nostro benessere: continuiamo a cercare per noi le strade più semplici che ci consentano con il minimo sforzo di arrivare agli obiettivi desiderati, ci affatichiamo per rendere pianeggiante ogni sentiero che si apre davanti alle giovani generazioni, piuttosto che aiutarle a trovare le risorse interiori per affrontare qualche inevitabile asperità del terreno. Così, persino quei giovani che vengono accusati dagli adulti di non dare mai retta, di voler fare sempre di testa loro, hanno talmente bene introiettato questo atteggiamento che ne hanno fatto una regola di vita: "che non fussi da insudare molto nelle cose" e, diversamente dal disegno machiavelliano(cap. XXV Il Principe), ne trae consiglio per rivolgersi a ciò che più piace (innescando un solido processo che va verso ogni sorta di...frustrazione).
Persino chi ha un ruolo educativo (docente, counselor, medico...) proponendo la "soluzione" al proprio interlocutore, ne esalta la facilità: l'esercizio? facile, anzi no, facilissimo, contiene solo quanto è stato ben spiegato e più di una volta; il cambiamento? facile, basta volerlo; la cura dimagrante? facile, rispetti questa dieta e vedrà...e se vogliamo dirla fino in fondo, non ci si limita ad enfatizzare la facilità della proposta, bensì la si raffronta con altre, che erano ben più complesse e che sono state agevolmente superate...da altri.
Ma che bravi! Complimenti agli adulti! Abbiamo trovato una strategia encomiabile ed efficacissima per abbattere ogni timida forma di autostima nell'altro, ma tant'è, neppure noi abbiamo stima fondata di noi stessi ed è per questo che abbiamo coltivato, allenato una consolidata abitudine a trovare cause esterne ai nostri fallimenti, piccoli o grandi.
Ammetto che ci vuol un certo coraggio per rifiutare ciò che ci viene proposto come facile e che proprio per questo si fa più desiderabile, quando in questo nostro mondo ogni azione, ogni scelta, ogni cambiamento, ogni competenza, ogni lavoro è presentato con le caratteristiche di uno spot pubblicitario diretto a tutti proprio tutti, indipendentemente dalle singole individuali peculiarità che...sono "la" differenza, l'irripetibile unicità di ogni persona.
Eppure il gusto di impegnarci per superare una prova "non ha prezzo" e il primo passo è cominciare a conoscere i nostri limiti come le nostre risorse riacquistando fiducia a noi stessi. Con questa fiducia e solo grazie ad essa alla proposta di ciò che è facile, avremo la forza di rispondere e non una sola volta: <No, grazie>.
Nella prossima riflessione: ripartire dall'A B C, a scuola e nella vita.
Cordialissimamente,
Giancarla Mandozzi
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