MAIEUTIKE'


maieutica

La psichiatria e l'antropologia, sostenute dalle scienze umane, trovano il loro scacco quando tentano di definire un sapere sulla follia e di stabilirne un principio di padronanza. La psichiatria e le sue vallette, eludendo il rischio che la parola comporta, si adoperano per ridurre il parlante ora al balbettio, ora all'afasia, ritenendolo malato e assolutamente bisognevole di guarigione. E' proprio il concetto di guarigione che costituisce il mattone su cui inciampano i guaritori d'ogni tempo. L'esistenzialismo con i suoi epigoni, ad esempio, insiste nel voler partire dal "vissuto" e pone ogni tentativo per fare rientrare la follia nella storia vissuta, auspicandone la spazializzazione, quale spazializzazione della parola medesima, sancendone, così, la psicotizzazione e la malevolezza.  Il romanticismo, invece, tocca l'apice quando vuole politicizzare la follia, fino a teorizzare l'antipsichiatria come ultimo rimedio contro la parola.

Al contrario, sin dagli anni sessanta del secolo scorso, il matematico e psicanalista Ignacio Matte Blanco, compiendo un lavoro considerevole sulla logica della follia ritiene che quest'ultima abbandoni la logica aristotelica e adotti quella del godimento, seguendo un principio di simmetria teorizzato nel  postulato secondo il quale il  "sistema inconscio" accetta l'inverso di una relazione come identico alla relazione medesima. Matte Blanco iserisce l'inconsapevole nel novero degli insiemi infiniti, dove la parola ed il numero conducono alla spirale del godimento.

La follia, quindi, segue una logica pulsionale, seppure non grammaticale.

La parola è, dunque, lungo le sue pieghe, irrimediabilmente folle. Che la follia  sia insita nella parola lo riscontra innanzitutto Socrate quando, al contrario del macròs logos  monologante dei sofisti, introduce il dià logos. Socrate, contrariamente a quanto accade nelle psicoterapie e in ogni forma più o meno goffa di "aiuto", pone nel dià logos la questione della coerenza logica ma lascia al parlante il destino della sua parola.

Socrate crea un modello ecologico e naturologico, non invasivo, non pervasivo; fuori da ogni equivoco inventa il "self help". Ora è il parlante che entra ed esce senza limiti dalla coerenza. E' il parlante che si assume una responsabilità illimitata e che si spinge lungo una traiettoria di godimento (autosviluppo, empowerment, creatività, generatività, benessere).

E' il parlante che, fuori dalla quanto mai fastidiosa pedanteria terapeutica, si espone ad una "clinica maieutica" dunque,ad una "clinica della parola" che egli stesso determina, ciascuna volta.. La "parola" (non mi riferisco, ovviamente, alla sola componente fonetico-semantica)  è arte, scena, mito, energia, biologia, fisiologia, poesia, prosodia, melodia, rapsodia, numero, eco, ombra, sfinge, dado. Essa non serve in quanto non è serva di alcuna logia ma è originaria  e non si pone affatto come oggetto di cura o di addomesticamento. La parola, come dimostra il sogno, il numero, il lapsus, il malinteso, il delirio, non è domestica o addomesticabile, La parola è essa stessa causa di godmento. Non c'e psicoterapia in quanto non c'è malattia. Il principio maieutico, tanto ignorato dalle psicologie occidentali e dall'ignorantismo di provincia , infastidisce  quanti si ostinano a voler psico-curare (magari anche chi non ne avrebbe bisogno).

Il principio maieutico è il sentiero che  ho sempre battuto nel mio fare. Già da giovane psicologo, agli inizi degli anni ottanta, pur provenendo  da studi rigorosi, (approdavo al post lauream in psicologia -a quel tempo attivato presso la facoltà di medicina e chirurgia- con una tesi sui "meccanismi psicobiologici e fenomenologici della rabbia"; ciò dopo avere ultimato studi accademici, solo apparentemente tra loro distanti, prima di  fisica elettronica e poi di pedagogia), avvertivo come irrinunciabile la libertà di spaziare in ambito proto internazionale, dove il sapere è unico, non parcellizzato o ghettizzato, al di fuori dei ristretti cenacoli disciplinari .In tali ambiti ho incrociato la semiotica, l'archetipo, la psicologia orientale e transpersonale, la psicolinguistica, la logica. la biologia, la fisiologia, la naturopatia. Saperi che ho integrato con la psicologia generale, dando luogo alla clinica della parola. Libertà, dicevo, che mi ha portato, sin d'allora, a "bere acqua alla fonte" distante da ogni appartenenza a questa o a quella scuola di pensiero. Avvertivo, allora come ora, l'ebrezza della azzurra solitudine (non isolamento) lungo tale seducente percorso di scienza. Parlo l'Etrusco, una lingua intimissima, incomprensibile se non ci si pone cinquanta centimetri sopra la terra.

Il dispositivo, maieutico, insisto, è "ecologico, naturologico ed energetico; si pone in armonia con l'attualità delle  ricerche in ambito  di biologia molecolare. Esso muove da una "vision" ecologica e vibrazionale, non invasiva, centrata sulla cifra e sul cambiamento desiderato, attraverso l'impiego di presidi di "bilanciamento delle vecchie memorie biologiche".

La parola è energetica in quanto con la sua clinica lisa l'autobiografia del parlante, provocandogli nuovo incominciamento, nuova consapevolezza generativa e godimento (non guarigione). Il dispositivo maieutico  restituisce verità alla persona in quanto sposta la scena sul futuro, inteso come inizio di altro futuro. Il parlante, ora, non cerca aiuto, consolazione, guarigione d'ogni male  ma ascolto e cifra, in un setting  alto, rarefatto, mai al servizio del male. L'ascolto è causa di godimento, dove la cifra, quale teorema dell'eros, opera distante dal concetto di male e dal principio di sudditanza a questa o a quella disciplina. 

Nell'ultimo ventennio, tuttavia, con la globalizzazione dei saperi (e forse anche con la rozza banalizzazione di ogni fare), Il metodo socratico  è stato definitivamente snaturato dal suo originario epistemo ad opera di astuti  pragmatisti d'oltre oceano (dei quali spesso si ignora ogni proveneienza scientifica e culturale) e ci è stato ri-spedito e inneggiato nel web  con neologismi vari, tutti protesi, però, a sottrargli  il fascino e l'effetto di seduzione, riducendolo a pratiche ibride, incontrollabili, non verificabili, tanto costose quanto incredibilmente inutili, usate, peraltro, come una salsa buona per condire tutte le insalate. Tali pratiche, com'è noto, vengono promosse ed attuate, molto spesso, dal "signor chiunque", magari dopo essersi sottoposto a due lunghe ore di formazione certi-ficata....secondo il rito della cosiddetta "catena di S. Antonio"  (pratica tanto in uso in passato nelle nostre campagne).

 

Salvatore Arcidiacono. 

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