Durante alcune letture ho consapevolizzato che il concetto di sè e quello di autostima corrono in parallelo perchè ho notato che mentre aumenta la conoscenza di me stesso quasi automaticamente sono portato a valutare le mie capacità e quindi a chiedermi quanto posso valere. Alcuni studi hanno individuato che gia a due anni ognuno di noi sa pensare a qualità esteriori e subito dopo a ciò che sa fare pertanto, se acquista consapevolezza, inevitabilmente procede a cogliere gli aspetti quantitativi delle proprie competenze: "sono più...o sono meno..."; "so di più....o so di meno...."degli altri ecc.
Ed anche questa capacità di stimare se stesso ha un percorso evolutivo piuttosto complesso e vario. Alla luce di tutto ciò, mi sono chiesto: "è così importante stimarsi?".
Limitandomi all'esame che rimanda l'esperienza diretta da ciò che avviene intorno a noi posso constatare che in genere le persone che hanno maggior stima di sè finiscono per avere più amici, maggior successo e genericamente per "star meglio". Riflettendo bene su queste situazioni non riesco a stabilire con certezza quali siano le cause e quali gli effetti per ottenere il risultato finale.
Ho consapevolizzato invece che avere una scarsa stima di sè od al contrario una stima "gonfiata", cioè credere ciò che in effetti non si è, porta inevitabilmente a rischi nell'inserimento sociale.
Attraverso il mio percorso formativo di Counseling e durante le esperienze legate ai colloqui individuali ho compreso l'importanza di tendere a favorire lo sviluppo di una stima di sè equilibrata, dove la visione del sè reale vada d'accordo con quella del sè idealie, cercando di creare intorno al cliente il clima più adatto per sviluppare ed affermare se stessi in modo consono alle proprie possibilità.
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