Ieri una cliente mi ha detto, da molti giorni mi sento aggrovigliata.
È una esperienza che abbiamo fatto tutti. I pensieri si accavallano, si arruffano. Si inseguono in una catena apparentemente logica, ma che non porta da nessuna parte. Si crea un vortice, senza uscita almeno al momento, almeno per un po’ di tempo. Siamo evidentemente capaci di pensare e di decidere cosa fare nelle situazioni difficili, nonostante ciò ci capita di aggrovigliarci, in alcune fasi la capacità di pensare chiaramente, e decidere per poi agire, pare disattivata. La sensazione di quei passaggi non è bella, ci sentiamo confusi, inadeguati, spesso ci rimproveriamo. L’emozione di quei periodi non è piacevole, ha spesso a che fare con la paura, o l’ansia, o l’angoscia. E spesso, non è un momento, dura giorni, settimane. Abbastanza per scoraggiarci, drena energie.
Groviglio-a alcuno vuole che sia detto per crobìlio dal gr. Kròbylos ciuffo di capelli attorcigliati, ma è più verosimile che stia per rovìglio (prefisso G per appoggiare o render più facile la pronunzia) = revìglio da revolvìculum, formato sul lat. revòlvere avvolgere.
Quel ritorcimento del filo sopra se stesso, quando è troppo torto; e altresì quel gruppetto che risalta da un tessuto, ed è formato da un filo rimasto più lento.
dal Dizionario etimologico
Il filo dei pensieri e delle emozioni è troppo torto. Nel tessuto della nostra mente risalta un gruppetto, un grumo. Ed è formato da un filo rimasto più lento, un filo tirato malamente, strattonato.
Quando si tratta di un tessuto, possiamo cercare di riportare gentilmente la trama e l’ordito alla condizione originale. Tira un po’ qui, allarga un po’ di là, piano per non strappare. A volte è possibile, la riparazione quasi invisibile. O se si tratta di un gomitolo arruffato, con pazienza possiamo districare un filo dall’altro fino a riavvolgere in ordine la matassa.
Quando si tratta della mente è un po’ la stessa cosa. Questo filo di pensieri va qui, quest’altro va di là, si sono intrecciati ma sono due diversi. Le opzioni che ho sono tre, e non una sola come nel groppo sembrava. L’emozione che ci si era così strettamente avvolta è questa, si chiama così. E magari è un po’ sproporzionata rispetto ai reali eventi che hanno innescato l’attorcigliamento. Eccetera. È un po’ la stessa cosa, dipaniamo, riorganizziamo i pensieri e le emozioni e ritorniamo capaci di pensare lucidamente e di sentire proporzionatamente. Usciamo dal groviglio e ritorniamo più padroni di noi stessi, o più in grado di utilizzare le nostre capacità e competenze. Ci vuole delicatezza, e pazienza, per districare pensieri ed emozioni.
È una esperienza che abbiamo fatto tutti, quella dell’essere aggrovigliati per un po’ e poi a un certo punto cominciare a dipanare finché la complessità si risolve e i termini della questione ci appaiono chiari, affrontabili. Questo percorso (che in Analisi Transazionale chiamiamo decontaminare) lo possiamo fare da soli. O lo possiamo fare aiutati da qualcuno, che di solito è un modo per accelerare l’uscita. Questo qualcuno ci aiuta se ascolta, contiene, fa le domande che servono. Serve poco invece che dia consigli, spiegazioni, o racconti la sua esperienza di grovigli.
Questo qualcuno può magari essere un buon amico che sa ascoltare, o può essere un professionista, che lavora con competenze e metodi strutturati, che chiamiamo counselor.
Ah. Mi sento sollevata. Mi ha detto la cliente di ieri.
Bene, io mi sento contenta. Sono contenta quando faccio il mio lavoro, aiuto dipanatrice di grovigli, potrei scriverlo nel biglietto da visita. Sono contenta quando insieme al cliente mi riesce. Ci riesce. Collaboriamo e sgrovigliamo.
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