Stereotipi e pregiudizi, un imprevisto... “sostegno” a


Stereotipi e pregiudizi, un imprevisto... “sostegno” a

 

 

a...lla comprensione della realtà.

                  Non l’avrei mai sospettato tanto più che ho fatto della battaglia, o forse direi meglio della “guerra” al pregiudizio una insistente priorità nella mia vita privata e professionale, eppure...eppure stereotipi e pre-giudizi (diversi e sempre numerosi in ogni e per ogni comunità umana) sono fondamentali per comprendere correttamente la realtà.

                  Suona come un paradosso, me ne rendo conto, ma analizzare come e quanto stereotipi e pregiudizi deformino e vizino la realtà è strumento elettivo per  riconoscere atteggiamenti e comportamenti, latenti o palesi, della comunità in cui viviamo.

 

Gli esempi sono numerosi e ciascuno di noi può senza problemi elencare un buon numero di episodi in cui direttamente o indirettamente è stato coinvolto, preso al laccio da affermazioni decise sicure pre-costituite, pre-confezionate: nella scuola, talvolta in famiglia, o frequentando attività sportive, fin da bambini assorbiamo luoghi comuni e teoriche certezze sugli insegnanti, sui loro tre mesi di vacanza e modesto, modestissimo orario di lavoro, sui bidelli, sui compagni e sui loro genitori, sugli adulti in genere, e, crescendo, i giudizi certi e  per questo non bisognosi di controprova aumentano e magari inconsapevolmente contribuiamo ad avvalorarli, spaziando e navigando nei campi più disparati.

Si dice che il rigore connesso a mancanza di elasticità, nonché di autocritica sia il segno di un’età giovane che vive di valori e convinzioni assolute. Sarà vero, ma quanti adulti che da tempo hanno lasciato alle spalle la gioventù mantengono quello stesso rigore, oggi? Ed è un rigore che definisco autoreferenziale, intollerante, manifestazione di un disagio profondo con se stessi prima ancora che verso l’altro o verso gli altri. E così, di stereotipo in pregiudizio e da giudizio in sentenza ci ritroviamo anagraficamente adulti troppo spesso incapaci di leggere la realtà in cui ci troviamo e, addirittura, chiamiamo nostra  interpretazione della realtà quella che aleggia nell’aria intorno a noi e sembra riscuotere consenso (ahimé...il consenso. Basta, non voglio distrarmi).

                 L’esempio che in breve riporto è recentissimo, eco del mondo dello sport: stereotipo e pregiudizio insieme ben avvinghiati a proposito degli extra-comunitari che vivono nel nostro Paese, che siano “stranieri”, naturalizzati o cittadini italiani. Va immediatamente chiarito che non mi sto riferendo all’atteggiamento razzista  (che pure è una realtà), bensì esattamente al suo contrario, a quell’atteggiamento bonario e ospitale grazie al quale l’extra-comunitario viene considerato tout-court in difficoltà rispetto agli altri cittadini, bisognoso di aiuto e dunque di tutela, la tutela con cui si tende a proteggere i bambini, gli inermi. Pre-giudizio stereotipato molto diffuso e, contrariamente a quanto si possa credere, dannoso forse quanto il suo opposto, semplicemente perché misconosce i valori e le potenzialità della persona. Il mio pensiero ora corre all’impareggiabile Italo Calvino de Il visconte dimezzato che magistralmente presenta la parte Buona più dannosa della parte Cattiva.

Riprendendo l’argomento: o identifichiamo e riconosciamo con chiarezza la portata pregiudiziale e genericamente stereotipata di un’accoglienza teorica e non personalizzata (eppure potremmo ben ricordare che ogni “carezza” va personalizzata e riferita e precise situazioni circostanziali), atteggiamento utile in definitiva solo a noi, a farci sentire a posto con la nostra coscienza, o siamo destinati a vivere una realtà nostra completamente disgiunta da quella reale. Riconoscere, analizzare e svuotare di significato il pre-giudizio è una essenziale strategia/strumento per avvicinarci alla realtà e solo così non ci accadrà di rimanere folgorati delle doti espresse da persone così diverse da noi, non scopriremmo con grande meraviglia che hanno sentimenti, debolezze, competenze e abilità, esattamente come noi, non ci sorprenderemo del fatto che sono esperti e specializzati, competenti in campi a noi ignoti...esattamente come gli... italici.

                   È certamente più semplice individuare pre-giudizi negativi e offensivi ed è importante che ciascuno di noi si adoperi per combatterli, ma non è sufficiente. Per restituire alla comunità in cui viviamo tutto lo spessore morale, l’autenticità del sentire, la consapevolezza della reciprocità e della ricchezza nelle diversità, occorre che restituiamo ad ogni uomo e donna, cominciando da noi stessi, la fiducia nelle risorse talvolta non visibili, nella tendenza attualizzante positiva, nelle energie che portano alla scelta e all’accettazione consapevole del cambiamento in meglio.

Ognuno di noi interpreta la realtà e se la costruisce in base alla sua personalità,  agli eventi della vita, alle esperienze, ecc...ma pur sempre partendo da precise situazioni reali.

E se ciascuno riuscisse ad essere counselor di...se stesso?

 

 

“Io vivo nei miei sogni. Anche gli altri vivono nei sogni, ma non nei loro, ecco la differenza.”

Hermann Hesse, Il coraggio di ogni giorno

 

 

Cordialissimamente

Giancarla Mandozzi

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