Possedeva uno specchio magico, ed ogni giorno chiedeva: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” e ogni giorno lo specchio rispondeva: “O mia regina, al mondo non c’è nessuna che sia più bella di te!”. Questo passaggio, nella favola dei Fratelli Grimm “Biancaneve e i sette nani”, è parte integrante della nostra infanzia. Lo specchio nella storia ha sempre avuto un significato particolare. Simbolo di inganno, di vanità, di deformazione, di caducità ma anche di verità, di bellezza, di perfezione. Nello specchio si mescolano elementi positivi e negativi, come nelle persone. Il tema dell’estetica, del doppio (la vita e la morte), del riconoscersi e del disconoscersi, del travisamento della realtà (come nell’anoressica che si vede grassa). Lo specchio riflette sì la luce ma è anche palestra per le nostre riflessioni, per guardarsi dentro. Riflette presenze e mancanze. E’ simbolo della nostra coscienza. Dracula, malvagità allo stato puro, non riflette la propria immagine. Così il detto non oso guardarmi allo specchioha un fondamento simbolico.
Come disse Luigi Pirandello “Nulla atterrisce più di uno specchio una coscienza non tranquilla”. L’atto di specchiarsi non riflette solo un’immagine ma rimanda ad un mondo interiore. Non osserviamo il nostro contorno , i nostri difetti ma attribuiamo loro un significato sociale. La vita è una sorta di labirinto degli specchi in cui cercare la propria immagine, tra mille immagini riflesse. Lo specchio come metafora della ricerca della verità. Lo specchio non è un semplice oggetto decorativo: l’uomo ha necessità di specchiarsi. Per Lacan, lo specchio è uno degli strumenti che aiuta il bambino nella formazione dell'Io. La funzione specchio può essere considerata un aspetto del counseling. Non per nulla sono stati scoperti i neuroni specchio. A volte si scopre un fondamento nell’intuizione, nelle leggende e nelle favole. Non sempre è tutto razionalità. Per fortuna…
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