La convivenza con i figli adulti: solo gioia o, talvolta, sofferenza?

Inviato da Paola Audasso

anziano con_bastoneLa maggior parte dei genitori, escludendo casi limite, ama i propri figli e, in virtù di ciò, fa da quando sono piccoli, tutto ciò che è in suo potere per permettere loro di soddisfare esigenze reali e voluttuarie, li nutre, li veste, li educa, fa in modo che abbiano una corretta istruzione e dà amore, permettendo loro di crescere sani e felici. Le coppie meno abbienti cercano di dare ai loro figli ciò che possono, ed i figli crescono e diventano PERSONE, che vivono non solo nel piccolo mondo creato dalla famiglia ma, anche a contatto con la realtà quotidiana, fatta di persone diverse dai genitori, nonni etc.., fatta di gente col proprio modo di pensare, di comportarsi, di vivere insomma.

 

Renzo Festini Battiferro in un articolo cita testualmente: “Nelle relazioni famigliari la difficoltà maggiore è  reggere l’alterità, sia la propria che l’altrui verità.”ed ha ragione. Quando i figli crescono occorre che i genitori, dapprima prendano coscienza della profonda diversità che hanno da loro, e poi che l’accettino. Quando poi è necessario convivere, oltre alla gioia che qualsiasi genitore prova nell’avere il proprio figlio con sé, si possono creare dei conflitti, a meno che una delle due parti non scenda a compromessi cioè, obblighi se stessa ad acconsentire a condizioni che provocano sofferenza. “Accettare se stessi semplicemente per quello che si è liberandosi di regole e costrutti non utili” citando ancora Battiferro, molte volte non basta: occorre indossare una “maschera” per il quieto vivere che porta sì ad una intenso malessere ma anche, per reazione,  ad una profonda ricerca interiore per capire se vi possano essere altre strade, al fine di placare il disagio. L’amore degli uni verso gli altri, che in questo grande vortice comunque c’è, è la base essenziale per la risoluzione che, in ogni caso, a mio parere, deve vedere coinvolto un soggetto esterno per potersi attuare. L’obiettività di chi guarda da fuori, permette di far affiorare soluzioni, comunque già realizzabili, ma che devono avere un estraneo il quale, pur ovviamente non potendole commentare, ne  sostenga la volontà di applicazione.

 

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