Ho sempre pensato che l’amore fosse qualcosa di straordinariamente difficile da vivere, principalmente perché durante la mia vita ho dato molte interpretazioni più o meno attendibili ma anche molto filosofiche.
Poeti, scrittori e molte persone importanti mi hanno spiegato in un modo molto intenso sotto il profilo emozionale, ma ho avuto sempre la sensazione di una grande separazione da ciò che volevano idealizzare e ciò che non riuscivano ad esprimere.
Più di una volta sono sicuro di aver parlato di amore nella più totale incapacità di esprimerlo.
Credendo in molte credenze popolari sono sicuro di averlo idealizzato e proiettato così lontano da giustificare l’impossibilità di poterlo raggiungere.
Ed è proprio sulla credenza e sulle culture un po’ forzate che è nata in me l’esigenza di scoprire cosa sia veramente l’amore.
Amore significa A-mors, cioè senza morte o, se è più facile comprendere, A privativo di morte = rendere l’altro vivente
Amare qualcuno è rendere l’altro vivente, è privarlo della sua morte.
Sicuramente la maggior parte delle frasi fatte che vengono usate nell’esprimere significato o metafore sull’amore non sono in linea con il vero significato. Per esempio morire per amore.
Ci sono molte contraddizioni a livello culturale e religioso che creano visioni condizionate sull’amore. Se provate a chiedervi quanti tipi di amore esistono è probabile che le risposte siano sicuramente più di tre (genitori, figli, patner etc) . Questo è uno dei motivi per cui vivere nell’amore incondizionato sembrerebbe un’utopia.
Io penso che amare qualcuno per renderlo vivente lo si possa applicare con tutti, ma forse rimane difficile, perché dire ti amo nella nostra cultura lo si dice solo quando alcuni presupposti ci garantiscono quella sopravvivenza emozionale che molte volte viene espressa solo in una relazione di coppia o tra genitori-figli(e già questo è un caso ancora poco presente..purtroppo!!).
Io mi sono chiesto se nelle mie relazioni passate ero capace di rendere l’altra persona sempre vivente?
Rendere l’altro vivente, potrebbe significare non mettergli addosso per esempio degli obblighi, delle aspettative, i propri bisogni, perchè si rischia di vederlo morire giorno per giorno.
Non si può amare se si è morti quindi non si può amare rinunciando a se stessi.
Quando non ci si ama si fa morire anche gli altri perché quest’ultimi sono costretti ad annullarsi per far sopravvivere l’altro.
Ora proviamo ad osservare le relazioni di coppia che ci circondano su cosa sono centrate, si parla di amore o di una visione condizionata dell’amore (bisogno)?
Io credo che la risposta generalmente sia posizionata sul bisogno di riprodurre a livello inconscio la situazione familiare non integrata per cui al di là del primo innamoramento dove tutto sembra filare liscio, dopo un po’ che ci si conosce vengono fuori le proiezioni familiari che inducono ad una lotta di potere all’interno della coppia stessa. Spesso l’amore viene interpretato come forma di complementarità della coppia, un appoggiarsi l’uno all’altro e se improvvisamente uno si rende conto dell’inadeguatezza della relazione e prova a cambiare, la relazione va a rotoli perché è stata concepita su un incastro di bisogni.
La società parte dalla famiglia e dalla coppia come elemento base, ma se ogni individuo ha una visione condizionata dell’amore , la coppia produrrà un’ulteriore visione condizionata dell’amore che sarà esattamente basata sul bisogno di soddisfare ciò che ogni singolo individuo non è capace di esprimere.
Dopo esperienze, percorsi e principalmente voglia di comprendere, oggi io ho creato dei nuovi pensieri su cosa sia l’amore e su ciò che posso produrre ogni giorno al fine di rendere la mia vita, diciamo, più serena , centrata, amorevole e nella grande capacità di sostenermi e poter sostenere, quando richiesto, gli altri .
Innanzitutto io penso che l’opposto dell’amore sia la paura e non, come verrebbe istintivo dire, l’odio. Per me l’opposto dell’odio è una qualsiasi forma di accettazione che può andare dalla comprensione all’indifferenza. Dico questo perché generalmente dietro ad una incapacità di amare c’è sempre una paura che non permette di esprimerlo.
I valori fondamentali nell’amore per me sono semplicemente due:
- La libertà
- La comunicazione
Qualcuno potrebbe aggiungere istintivamente, per esempio, la parola rispetto, per me il rispetto non è un valore ma è il minimo dell’educazione in un rapporto.
Provate a pensare a tutte le volte che una persona chiede e pretende rispetto…. Beh a me viene in mente una persona che nella propria insicurezza e paura di amare si appella alla parola rispetto perché non è riuscita a gestire la situazione che lo ha portato a richiederlo.
Persone che ne hanno sempre avuto bisogno e a cui improvvisamente questo bisogno non viene più concesso.
Tutti gli altri aggettivi usati per esprimere l’amore sono secondo me una conseguenza dei due valori.
Penso che la libertà sia fondamentale, se non ci si sente liberi si tenderà a creare una dipendenza e la dipendenza per me è un BISOGNO.
La libertà di essere quello che si è senza doversi conformare a ciò che gli altri vogliono che si sia..vi ricordate il bambino che si deve conformare per sentirsi amato????
La libertà di vivere la propria vita senza doverla incastrare nella vita di un altro essere umano.
Non confondere la libertà con l’indipendenza, molte persone sono indipendenti ma non sono libere.
La libertà di poter dire “NO”.
La libertà di prendersi pienamente la responsabilità della propria vita.
Questa libertà che io sento di aver raggiunto, però, non è possibile raggiungerla solo mentalmente. Sono consapevole che quando interagisco con altre persone, non posso pretendere che gli altri mi leggano nel pensiero e per questo è indispensabile la comunicazione.
Le paure di sentirmi non amato o disapprovato mi ha indotto nel passato a non comunicare e a costruire nei pensieri barricate e limiti solo per giustificare una inesistente incapacità di chiedere per paura di un rifiuto o ancora peggio di un giudizio.
Ci sono ancora credenze e costumi che hanno caratterizzato nel maschio la scarsità di carattere qualora esprimesse emozioni come una semplice lacrima, ed è facile comprendere come, geneticamente parlando, l’uomo continui a sentirsi in imbarazzo nel gestire le proprie emozioni.
La liberta’ di poter esprimere le proprie emozioni senza giudicarsi e di conseguenza senza il pensiero di essere giudicato.
Un mio pensiero del passato è che io spesso chiedevo ciò che non sapevo dare, per esempio proprio l’amore.
E così la comunicazione per me è diventata fondamentale al fine di rendere partecipe l’altro interlocutore di quello che io sento, del mio possibile disagio emozionale, di quello che io voglio o principalmente non voglio.
Io posso amare tutti ma nella mia libertà posso scegliere quelle persone che mi fanno stare meglio.
Cerco di essere sempre responsabile dei miei pensieri e quando giudico qualcuno in maniera negativa so che stò attivando un processo mentale che è nel mio inconscio. Nel quotidiano mi sento nell’amore quando riconosco la causa che ha attivato quel pensiero provando a riconoscere con umiltà la mia incapacità di non aver ancora bene integrato la dinamica che mi fa esprimere giudizi ed è proprio esternando verbalmente il mio disagio (parlare ad alta voce all’universo) costringo il mio Ego (con Ego intendo la sommatoria di quei pensieri limitanti che mi fanno stare con il dito puntato) ad interrompere quel processo creando una serie di strategie per trasformare quel pensiero limitante (giudizio) in un pensiero d’amore. Scoprire che per esempio in ciò che ritenevo una manipolazione c’era solo del semplice aiuto.
Ho compreso perfettamente che dietro all’ atteggiamento di una persona che ritenevo non corretto c’è sempre un altro pensiero (IL SUO) che io non ho saputo e voluto interpretare per un mio schema e non per una realtà oggettiva.
Dietro ad un padre che picchia con violenza un figlio, se il padre non è patologicamente malato, esiste amore in una visione così limitata, ma esiste , perché nessun padre picchierebbe un figlio se conoscesse un’altra visione dell’amore meno violenta.
Ecco dunque che se proviamo a pensare come ci hanno trattato i nostri genitori è possibile che loro si siano veramente impegnati per amarci, portandosi dietro le loro paure e le loro credenze.
Ripeto sono nella generalità tutte visioni dell’amore.
Io personalmente ho voluto per una serie di eventi che hanno caratterizzato la mia crescita personale riaffermare quell’amore che nella mia responsabilità, non sono stato capace di esprimere verso i miei genitori, al di là di quello che sono stati. Amore per me è riconoscere senza giudizio l’amore che vi è stato e vi è nel presente nella mia relazione con loro, comunicando con responsabilità verbalmente o per iscritto quello di cui io non sono stato capace di esprimere accettando senza condizioni (aspettative, bisogni etc) il loro modo di amare.
Solo così mi sono disimpegnato dagli schemi familiari che hanno fatto sì che le mie relazioni con entrambi i sessi fossero state compromesse sulla base di alcuni miei pensieri che io oggi ritengo non adeguati alla mia persona. Oggi ho pensieri liberi che mi permettono di poter interagire con tutti e se qualche volta mi sento in difficoltà posso sempre appellarmi al mio libero arbitrio, perché questo io penso che sia uno dei più importanti regali che un qualsiasi Dio che parla d’amore liberamente mi abbia dato.
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