L'utilità della fiaba nella risoluzione di un problema


Corso di fiabeSembrerà strano ma per comunicare con gli altri bisogna CONOSCERSI.
Tutti pensiamo di conoscerci ma in realtà abbiamo solo una visione parziale di noi che a volte ci procura anche seri problemi nel quotidiano della nostra vita. Quindi prima di introdurre il concetto di fiaba vorrei soffermarmi su questo verbo: CONOSCERSI.

Se ci riteniamo un'unità allora ci verrà naturale dire: noi siamo così, colà ecc..cioè abbiamo una visione un po’ superficiale della nostra persona perché si sofferma su un solo aggettivo e di conseguenza ci induce ad etichettare l’ altro.
Se, invece, ci consideriamo una NAVICELLA, in viaggio per l’universo, allora ci verrà spontaneo credere di essere un team composto di quattro elementi: Acqua, Aria, Terra e Fuoco o meglio: Emozione (acqua), Corpo (terra), Intelligenza (aria) ed Anima (fuoco).


Ciò porterà ad una conoscenza più approfondita e più vera che ci darà la chiave magica per vedere, riconoscere l’altro e alla fine comunicare. Per quanto riguarda le Emozioni, il Corpo e l’Intelligenza tutti quanti siamo abbastanza consapevoli, il problema è L’ESSERE IN CONTATTO con la propria anima, la quale è L’UNICA che ci da la vera DIREZIONE da seguire per andare dove noi siamo destinati ad andare, permettendoci nel nostro viaggio di comunicare con l’altro riconoscendo, quando è il caso, i blocchi psicologici che lo tengono FERMO in una determinata FORMA che non si addice al suo vero sentire la vita. Ed è qui, che interviene l’utilizzo della fiaba. Un semplice mezzo per stabilire un contatto con la nostra anima e quindi con se stessi e con gli altri.

La fiaba, innanzi tutto, non si prefigge lo scopo tanto di descrivere una realtà esistente, la nostra o di qualcun altro, quanto di trasmettere l’inevitabilità della lotta contro le difficoltà che viviamo ogni giorno, facendo scoprire all’individuo le proprie risorse ed aiutandolo a crescere LA FIABA NON VUOLE TRASMETTERE UNA MORALE, MA UN NUOVO MODO DI VEDERE LA QUOTIDIANITA' DELLA VITA, secondo il momento storico e personale nel quale l’individuo si trova. LA FIABA trasmette un messaggio importante: CRESCERE è IMPORTANTE, così COME SEPARARSI DALLE PERSONE di RIFERIMENTO.

La fiaba, sarà amata se questa coinciderà con la fase di sviluppo in cui il bambino si trova. Da quest’assunto si comprende come riconoscersi in una determinata storia fantastica sia importante per capire meglio se stessi ed il proprio mondo, rispetto alla situazione che stiamo attraversando. Riassumendo, una fiaba ci permette di APRIRE UNA PORTA nel nostro mondo interiore, per entrarvi in silenzio e capire meglio ciò che stiamo vivendo in un momento problematico specifico. Quindi, una volta ascoltata la fiaba dobbiamo porci le seguenti domande: · Perché questa fiaba la sento vicina a me in questo momento? · Cosa mi trasmette? · Che emozioni mi trasmette? · Come questi elementi si collegano a ciò che sto vivendo? · Cosa m’insegna la fiaba? · Come tale insegnamento può essere applicato a una situazione problematica? 

PERCHÉ LA FIABA È MOLTO IMPORTANTE PER UN BAMBINO?

 

La fiaba è il sillabario mediante il quale il bambino impara a leggere la propria mente nel linguaggio delle immagini, l’unico linguaggio che gli sia permesso di comprendere primo del raggiungimento della maturità intellettuale. E’ necessario che il bambino sia messo a contatto con questo linguaggio e che impari a comprenderlo, per giungere a dominare la propria anima (Bettelheim) La funzione principale della fiaba è di: · COLMARE TEMPORANEAMENTE nel bambino delle lacune dovute inevitabilmente alla mancanza di esperienza e di informazioni per i pochi anni vissuti. · CONTROLLARE IL CAOS INTERIORE tra le tendenze aggressive - cattive e tendenze buone. Le prime sono proiettate su un lupo o su una strega, soddisfacendo il proprio impulso quando questi personaggi fanno una brutta fine; mentre le seconde – i sentimenti buoni – le può indirizzare su una principessa o su un eroe, permettendo a se stesso di identificarsi con questi personaggi.

Esattamente, tutto ciò vuole dire che il bambino deve prendere consapevolezza non solo dei suoi aspetti buoni ma anche di quelli cattivi e nel mondo magico della fiaba. Cioè il bambino deve scoprire la sua paura e la sua aggressività e vincerla in modo tale da portare la sua vittoria nella quotidianità della sua vita. 

LA FIABA


La struttura della fiaba è la seguente:
· L’inizio. La fiaba si apre presentando un certo numero di personaggi e un determinato equilibrio che già mostra la sua PRECARIETà.
· La crisi. E’ la fase centrale della fiaba, il cui problema si presenta nella sua chiarezza. In questa fase si definisce il o la protagonista, la questione da risolvere, chi sono gli alleati e chi sono i nemici da combattere.
· La conclusione. E’ la fase nel quale è rappresentato un nuovo equilibrio più stabile e più soddisfacente rispetto a quello di apertura.

I personaggi della fiaba si possono suddividere in tre categorie:
· Protagonisti. Colui/Colei che deve compiere l’impresa
· Alleati. Persone, animali o oggetti più o meno fatate che aiutano i protagonisti nel compimento della sua opera.
· Nemici. Persone, oggetti, difficoltà che ostacola il protagonista nella realizzazione della sua impresa.

Le fiabe che prenderemo in considerazione sono quelle definite “fiabe di magia”. In queste fiabe compaiono i personaggi classici: la Matrigna, la Strega, la Fata, il Principe ecc.

Le fiabe ESCLUDONO L’AMBIGUITA' POLIVALENTE DEL REALE: ogni personaggio è buono o cattivo, senza mezzi termini. E’ piuttosto improbabile che la matrigna cattiva si penta trasformandosi in una madre amorevole o che la sorellastra invidiosa diventi una cara amica o che l’orca smette di mangiare i bambini ecc. Ora iniziamo ad analizzare alcuni personaggi tipici delle fiabe.

I PROTAGONISTI


· La principessa è generalmente il personaggio femminile meglio delineato della fiaba, sia come protagonista principale sia come obiettivo della ricerca dell’eroe. Il fatto che si tratti di una principessa sottolinea simbolicamente il grande valore che s’intende attribuire a questa figura. Osserviamo i due percorsi classici compiuti dalle protagoniste delle fiabe: il primo è il raggiungimento delle condizioni indispensabili alla crescita a partire da una situazione iniziale sfavorevole; il secondo è quello del completamento del proprio percorso di sviluppo, superando ostacoli fino al raggiungimento di un’integrazione degli aspetti femminili e maschili rappresentati simbolicamente dalle nozze.

La protagonista incarna tutte le qualità positive, le qualità che vengono più comunemente apprezzate dall’ambiente in cui una bambina reale si trova a vivere: la laboriosità, la disponibilità, la generosità, la mitezza. Le tendenze scoraggiate dall’ambiente sono proiettate sull’altra, la sorellastra che è pigra, egoista, prepotente e svogliata. Ogni bambina ha delle difficoltà a mantenere a livello di coscienza le tendenze che la qualificherebbero “cattiva” agli occhi dell’ambiente. Non può percepirsi come malvagia senza esporsi a un’ansia intollerabile.

Si sdoppia nelle fiabe in bimba buona e bimba cattiva. Nel lieto fine la cattiva non esercita la funzione dominante ma non sparisce da sola o per caso. Il male e il dolore non sono negati, anzi, i cattivi e le sofferenze svolgono una parte eliminabile nell’intreccio del racconto: se non ci fossero, loro non ci sarebbero neanche le fiabe. La fiaba è tutto il percorso immaginario con cui il protagonista li affronta e li supera. La parte negativa dell’individuo è ben rappresentata con tutte le sue caratteristiche e i suoi sentimenti dal suo antagonista. Il processo che la fiaba prospetta è un processo di superamento e non di censura delle sue parti ombra.

· L’eroe è il grande protagonista delle fiabe. Anche qui, nelle fiabe, il buon matrimonio dell’eroe indica il raggiungimento di un valore simbolico, non economico-sociale ma come integrazione di un maschile valoroso con un femminile di altrettanto valore. L’eroe deve sempre compiere imprese impossibili e giunge a poterle a termine solo perché riesce a entrare in contatto positivo e fruttuoso con questo regno dei poteri eccezionali. Il segno del suo successo consiste sovente nel possesso di una di queste capacità eccezionali propria o mediata dal possesso di uno strumento magico o dal rapporto con l’alleato. Insomma il protagonista può essere ricco o povero, astuto o ingenuo, prestante o zoppo, perché non sono queste le qualità che assicurano il buon esito di un percorso di ricerca interiore, quando invece la sua capacità di contatto positivo con l’inconscio.

GLI ANTAGONISTI


· La cattiva matrigna è l’immagine classica della madre cattiva. E’ l’espressione del femminile negativo più vicino al vissuto reale del bambino. E perché per lui è molto semplice mantenere a livello di coscienza l’immagine della madre buona e assai inquietante per lui mantenere a livello di coscienza l’immagine di una madre cattiva e quindi la respinge nell’inconscio per poi proiettarla all’esterno. Nelle fiabe la cattiva matrigna abbandona i bambini nel bosco, li maltratta e li trascura. Quindi sono rappresentate, nelle vicissitudini dei protagonisti delle fiabe, le sofferenze reali del bambino di fronte all’abbandono materno, la paura di ritrovarsi solo, l’angoscia di non riuscire a sopravvivere senza aiuto, la gelosia verso i fratelli.

Verso la figliastra cresciuta, femmina adolescente l’atteggiamento della matrigna nelle fiabe cambia in modo ben definito. Anche qui la matrigna abbandona e scaccia di casa, ma con una precisa motivazione: vincere la competizione sessuale e di impedire alla figliastra di realizzarsi felicemente come donna e a volte anche come madre. Se invece l’atteggiamento della matrigna è rivolto al figlio maschio, cambia il nome in strega.

· La strega simbolizza un femminile potentemente distruttivo. E’ caratteristico della polarità femminile il ricevere, l’accogliere, il nutrire, il contenere. A questi aspetti si riferiscono per esempio i simboli del vaso, della coppa, del canestro. Nella sua esasperazione distruttiva questa modalità non si limita più a ricevere e contenere, ma agisce un riempirsi un trattenere simbolicamente distruttivi: risucchia, ingoia e imprigiona. Un femminile materno simbolico distruttivo è come un utero che non lascia uscire, che non lascia libero il bambino di nascere, che imprigionandolo lo uccide. Nella fiaba la relazione strega-bambino raffigura i rischi di una permanenza eccessivamente prolungata o coatta in uno stato di dipendenza dalla madre.

Il bambino ha sì bisogno all’inizio di dipendenza, di nutrimento, di appoggio e di aiuto ma incomincia anche a sviluppare una propria tendenza all’autonomia. Non sempre la madre vede di buon occhio questo processo, a volte si oppone diventando nociva e distruttiva. La strega delle fiabe è una figura molto più potente e pericolosa della cattiva matrigna ed è molto più difficile da combattere: conosce mille incantesimi, sa trasformarsi e può mimetizzarsi, costituisce un pericolo molto più grave. Il pericolo non è più quello del divoramento, ma è quello dell’immobilizzazione, del non poter procedere verso la propria realizzazione personale.

Le capacità magiche della strega rappresentano simbolicamente un riferimento di accesso alle potenzialità che scaturiscono da un forte contatto con l’inconscio e con le sue forze misteriose e sorprendenti producendo nelle vittime trasformazioni regressive.

· Il mostro è un’entità sessualmente indifferenziata, cieca, incosciente, brutale, che nelle fiabe agisce per un’incomprensibile necessità o per quella è esattamente la sua funzione. Es. nel caso dei draghi, se la caratteristica principale è quella di divorare, solo considerati dei draghi femminili. Dall’altro lato, se il mostro è il guardiano dei tesori, rappresenta simbolicamente l’elemento di trasformazione che è rappresentato come una morte e una rinascita.

· Il cattivo ricopre il ruolo di antagonista rispetto all’eroe: tenta di intralciare in ogni modo il cammino, ne provoca le disgrazie, ne causa le tribolazioni. Ha un ruolo ineliminabile nello sviluppo del racconto. Incarna ogni malvagità rispetto all’eroe, che è tutto virtù. I suoi sentimenti sono più che umani e comprensibili: invidia, gelosia, ambizione, desiderio sfrenato di potere che lo inducono a compiere le azioni più ignominiose pur di averla vinta. Il cattivo è l’alter ego dell’eroe, è la sua ombra, il rappresentante delle parti più oscure della sua personalità e anche di tutte le parti infantili non accettate e reattive.

Come la sorellastra è ò l’ombra della principessa così, il cattivo è l’ombra dell’eroe. Quando nella fiaba il rivale rappresenta le comuni valenze negative della personalità dell’eroe, è dipinto come una figura dai poteri abbastanza limitati, con sentimenti umanamente comprensibili, che opera con i mezzi consueti dell’intrigo, della menzogna e dell’aggressione fisica. Quando invece la fiaba vuole rappresentare nella figura del cattivo le valenze più distruttive delle forze profonde operanti nell’inconscio, il ruolo dell’antagonista è svolto da figure molto più magiche e potenti, come il diavolo, lo stregone e l’orco.

· Lo stregone malvagio è una figura molto potente, in stretto contatto con le forze dell’inconscio che utilizza in modo che utilizza in modo perverso e distruttivo. Certamente anche lo stregone e come la strega “sa”: conosce formule segrete, erbe e sostanze, conosce il futuro e il passato, ha le chiavi della magia e delle trasformazioni. Anche lo stregone “può”: è dotato di poteri eccezionali, ha potere sulla natura e sugli animali, sugli oggetti e sulle persone, può trasformarsi in qualunque cosa desideri, può superare le barriere dello spazio e del tempo proiettandosi istantaneamente ovunque.

Lo stregone cattivo è spesso un alleato di potenze superiori malvagie: è un servo del diavolo, un figlio di Satana. Egli svolge le più svariate operazioni, che come quelle della strega hanno sostanzialmente lo scopo di distruggere, di separare e di impedire. Egli rivela però le sue caratteristiche tipicamente maschili nei modi d’intervento: la strega agisce seguendo le vie dell’inibizione, lo stregone quelle dell’attacco diretto. Con lo stregone stiamo nel campo simbolico della distruttività della spada che taglia, con la strega in quello della palude che ingoia.

Esattamente la strega rappresenta il femminile, l’utero che ingloba, e lo stregone rappresenta il maschile, il fallo che penetra in un modo distruttivo. Rispetto ai protagonisti delle fiabe, lo stregone malvagio compare spesso nella parte di chi tiene prigioniera la principessa e che deve essere combattuto e vinto dall’eroe desideroso di salvarle. Alla protagonista femminile delle fiabe lo stregone malvagio si presenta come uno degli aspetti pericolosi del polo complementare, al quale le risulta mortifero soggiacere per forza o per fascinazione.

Al protagonista maschile lo stregone si presenta come il lato oscuro di se stesso, un lato da incontrare, da vincere e da superare perché l’eroe possa completare il suo cammino.

GLI ALLEATI

· La buona vecchina è un personaggio femminile positivo. E’ una figura transitoria e appare nel momento giusto, accolgono i bambini sperduti dando loro un tetto, li accudiscono, li amano e li crescono fino a quando non sono in grado di cavarsela da soli. Non cerca di trattenerli, anzi salutandoli li riempie di doni augurali, di suggerimenti e di strumenti utili per il cammino futuro.

· La fata è un’immagine più potente e idealizzata della buona madre. Le Fate compaiono soprattutto quando devono aiutare un adolescente nella realizzazione della femminilità. Mentre, con i protagonisti maschili, favorisce la fuga dalla prigionia e quindi in senso simbolico, produce l’emancipazione da un femminile materno inglobante conferendogli poteri attivi come forza, coraggio, capacità straordinaria. La fata compare sempre all’occorrenza e poi scompare: non costringe il protagonista a una relazione di dipendenza coatta da lei.

· L’angelo. Possiamo osservare come questi personaggi femminili positivi, dalla vecchietta fino ad arrivare alla fata, mostrino di avere sempre maggiori poteri magici, indicando con ciò simbolicamente un loro collegamento sempre più stretto con le grandi forze dell’inconscio. Il personaggio che generalmente si colloca all’apice di quest’espansione di capacità, è l’angelo. L’angelo è una figura sessualmente non differenziata opposto al mostro. Anche l’angelo si trova spesso come guardiano. L’angelo arriva a portare coscienza. · Il re incarna la figura paterna, ma non solo quella.

Re e regina costituiscono la coppia parentale, che buona o cattiva, si colloca in una precisa posizione rispetto all’eroe e all’eroina. Per il re avere figli in età da marito preannuncia il tema del passaggio dei poteri. E’ questo l’aspetto più interessante del re: indica la possibilità di una grande trasformazione. L’equilibrio precedente sta diventando obsoleto, occorre crearne uno nuovo e l’intera fiaba segue la vicissitudine di questa ricerca.

· Il padre. Nelle fiabe di solito non appare il patrigno. Come padre buono è prodigo di saggi consigli, di suggerimenti utili e svolge una funzione di guida morale: soprattutto TRASMETTE. Trasmette ai figli la sua saggezza, la sua conoscenza, un buon mestiere o bel gruzzolo di denari alla sua morte. Come padre cattivo brilla per l’assenza o per sudditanza a una moglie cattiva.

· Il mago buono è la figura maschile positiva, idealizzata, speculare a quella femminile della fata, e incarnata dal mago buono. Il mago buono, vecchio saggio, vate e indovino, medico e sacerdote, druido ed eremita, riassumono in se qualità non comuni. Un esempio può essere Mago Merlino. Il mago buono della fiaba sembra essere assolutamente disinteressato agli obiettivi dettati dall’ambizione comune dei mortali. Non è mai il protagonista della fiaba, come non lo è la fata. Compaiono come alleati o come nemici del vero protagonista.

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Gianna Maria Pesce
docente Scuola Triennale Counselor.anni
-Salerno-

Per scaricare la presentazione sull'analisi del testo clicca qui realizzata da Facoltà di Scienze Politiche – Sassari Anno Accademico 2002-3 Corso di laurea in Scienze della Comunicazione e Giornalismo

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