Scenari presenti e futuri del Counseling: intervista ad Immacolata Bruzzese, Presidente A.N.Co.Re. Associazione Nazionale Counselor Relazionali
Nuova normalità e counseling. Qual è il ruolo della professione nella ripresa post pandemia?
La ripresa c’è anche se lenta e sicuramente ci ritroveremo a fare i conti con una normalità diversa di cui saranno cambiati i paradigmi. In un quadro del genere è facile immaginare che il counseling possa essere un buon punto di riferimento. Sarà in grado di sostenere le persone nella riorganizzazione delle loro vite, nel motivarsi alla nuova situazione, nell’orientarsi in caso di perdita del lavoro e nella riorganizzazione del tempo e delle relazioni sociali.
La nostra attività si rivolge a persone che hanno vissuto l’isolamento con un certo equilibrio, senza subire un trauma psicologico, il cui trattamento prevede il supporto di un terapeuta.
A che punto è il mondo del counseling in Italia per lo sviluppo della professione? Ci sono novità in ambito formativo?
Il counseling è una professione regolamentata dalla legge 4/2013, la normativa di riferimento in materia di ‘professioni non organizzate in ordini o collegi’, definite anche professioni associative. Tale norma stabilisce che l’attività, declinata in conoscenze, abilità e competenze, sia elaborata dalla normativa tecnica UNI. Attualmente il tavolo sulla normativa tecnica sta andando molto a rilento ed è stato interrotto più volte. È bene ricordare, tuttavia, che anche le associazioni professionali regolamentano l’attività del counseling rifacendosi agli standard formativi e al Codice deontologico dell’European Association Counselling (EAC).
Un ulteriore passo avanti nell’innalzamento degli standard formativi in ingresso l’ha compiuto la Federazione delle Associazioni di Counseling (Federcounseling): per iscriversi a un corso triennale di counseling è necessario possedere il diploma di laurea triennale o, in sua assenza, diploma di scuola media superiore quinquennale e un’attività lavorativa inerente alla relazione d’aiuto di almeno cinque anni, si è voluta valorizzare la formazione informale, come stabilisce il Decreto Legislativo n. 13 del 2013. Questo importante risultato può diventare un obiettivo comune tra le associazioni perché è il momento storico per muoverci in modo coordinato e unitario su temi che non possono più essere trascurati.
Le associazioni di categoria sono in linea con le nuove normative e con le richieste del ‘mercato’ per l’esercizio dell’attività?
Non c’è una normativa particolare per il counseling, tranne quanto stabilito dalla legge 4/2013, inoltre il DL. 13/2013, che definisce le norme generali e i livelli essenziali per l’individuazione e la validazione degli apprendimenti non formali e informali del sistema nazionale di certificazione delle competenze, rappresenta una cornice di riferimento importante.
Tutte le associazioni sono obbligate a costituirsi secondo quanto recita la Legge n. 4 ed a richiedere ai propri Soci determinati requisiti di professionalità, oltre che a istituire uno sportello utente a garanzia del consumatore. Noi di ANCoRe verifichiamo che i nostri Soci siano costantemente aggiornati e cerchiamo di offrire loro continue opportunità di crescita professionale.
La società in cui viviamo oggi è in continua trasformazione, siamo passati alla società delle connessioni come dice il sociologo Castells, e stanno emergendo nuovi bisogni tra le persone, nuove difficoltà relazionali e comunicative a cui occorre rispondere con modalità e strumenti diversi. Il counseling aiuta il cliente ad affrontare situazioni transitorie stimolando l’individuazione delle sue risorse per raggiungere obiettivi e affrontare problemi.
Questa professione è sostanziale in ambito formativo, nei percorsi di crescita e consapevolezza, nella gestione aziendale, nella scuola, nel sociale, nel rapporto individuale. A seconda del contesto vengono richieste competenze differenti, flessibilità e molti strumenti. La bellezza del counseling sta proprio nella sua flessibilità e adattabilità alle esigenze del cliente senza un rigido protocollo ma stando attenti ai bisogni della persona. L’importante è coinvolgere totalmente la persona nella sua interezza di mente, corpo ed emotività per il raggiungimento del benessere.
Quale scenario si prospetta per A.N.Co.Re e come si interseca con quello delle altre associazioni di categoria?
Noi di ANCoRe continueremo a seguire i nostri Soci offrendo loro convenzioni e rapporti internazionali. Continueremo a fornire la possibilità di essere garantiti da un’assicurazione professionale a costi contenuti, di usufruire di assistenza legale e fiscale, a valorizzare l’aggiornamento personale svolto presso qualsiasi ente formativo, a costruire una rete di collaborazione con le associazioni straniere. Recentemente sono ripresi i rapporti con l’EAC, grazie alla collaborazione con il suo Presidente Dirk Rohr e alla disponibilità del suo Direttivo. Si sta infine ultimando un’ulteriore convenzione con un’Università telematica per garantire ai nostri soci interessati di iniziare o completare un percorso universitario in ambito socio-educativo.
In ANCoRe promuoviamo un counseling sociale, per aiutare le persone ad affrontare i loro temi quotidiani legati a difficoltà di scelte, di manifestazione delle loro esigenze, di difficoltà di comunicazione dei propri bisogni ed interessi. Questo esula dal trattare situazioni in cui siano presenti disturbi più o meno profondi della personalità. Lo strumento cardine del counseling che noi sosteniamo è la relazione con il cliente, fatta di ascolto, accoglienza, assenza di giudizio, domande aperte e maieutiche tese a far emergere i bisogni e le risorse del cliente. La capacità di mettere a proprio agio il cliente, di farlo sentire accolto e in grado di vivere un’esperienza di scoperta di sé gratificante, è fondamentale. Si tratta di comunicare accoglienza in un ambiente caldo, disponibile, non giudicante e ricco di stimoli. Per questo tra gli strumenti rientrano i libri, gli spezzoni di film, musica o altre forme artistiche. L’obiettivo è creare un luogo “sicuro” in cui darsi la possibilità di ascoltarsi e di manifestarsi liberamente, rafforzando il proprio benessere.
Il professionista a cui noi pensiamo, per instaurare questa relazione, dovrebbe avere già conoscenze nell’ambito della relazione: insegnanti, pedagogisti, assistenti sociali, infermieri, in grado di porsi con il cliente in qualità di agevolatori della loro esplorazione. Per questo motivo richiederemo ai nostri futuri iscritti il requisito minimo di una laurea triennale in materie umanistiche, sociali ed educative o almeno cinque anni di attività lavorativa o di volontariato in settori pertinenti.
Il futuro counselor durante il percorso formativo triennale imparerà a formulare domande aperte, a sviluppare le proprie capacità di ascolto, di riformulazione, a riconoscere i confini con le altre professioni, dopo aver prima lavorato su di sé ed aver sperimentato e scoperto le proprie risorse e i propri limiti. Sintetizzando potremmo affermare che il counseling è una professione caratterizzata anche da un modo di essere e di stare nella relazione.
Il tavolo per la regolamentazione UNI ha messo al centro del dibattito tra le varie associazioni proprio le vie di legittimazione della figura del counselor e ha mostrato la necessità di confronti più frequenti tra di noi. Uno degli obiettivi principali del prossimo futuro sarà quello di riorganizzare le modalità di accesso alla professione nelle sue diverse accezioni. ANCoRe auspica che si mantenga vivo il confronto tra le associazioni e se ci saranno le condizioni si farà promotrice nel promuovere una rete tra le stesse, certa che il dialogo sarà interessante oltre che utile.
Noi crediamo che molte Associazioni, così come i loro Soci, avvertano l’esigenza di costituire un fronte univoco per avviare una seria regolamentazione della figura. È evidente che siamo arrivati ad un punto cruciale della nostra storia professionale, un punto nel quale le strade percorse fino ad ora sono state utili ma non esaustive per incidere attraverso azioni concrete sul futuro della professione.
Il percorso di riflessione sul counseling, infatti, non riguarda soltanto il tema della formazione iniziale ma anche i livelli professionali post titolo, che andrebbero allineati nelle varie associazioni. E ancora la maggiore divulgazione del counseling, la qualità della formazione e degli strumenti utilizzati, la regolamentazione dei corsi sulle abilità di counseling per chi usa queste tecniche in altre professioni.
Dott.ssa Marianna Mastropietro
< Prec. | Succ. > |
---|