Docente ed allievo nell’insegnamento del Counseling medico

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imparare_insegnandoNon si insegna solo ciò che si conosce ma anche ciò in cui si crede. Dare un senso alla medicina significa attribuirlo anche al suo insegnamento. Questa attribuzione di significato trasforma il semplice apprendimento in processo formativo, inteso non solo nella sua accezione tecnica ma quale formazione personale, un percorso di crescita atta a rendere il medico una persona migliore. Del resto insegnare etimologicamente significa mettere un segno. La consapevolezza di questa dinamica evolutiva è cruciale per potersi definire buoni maestri e specularmente buoni allievi.

 

Un buon insegnante è colui che, come generalmente si dice, impara insegnando, migliorando conseguentemente le proprie capacità e performances.La protagonista dell’avvenimento didattico non è la sola diade docente/allievo: c’è il gruppo allievi, provvisto di una propria identità che non corrisponde  alla semplice sommatoria dei suoi membri nonché di dinamiche relazionali interne ed esterne al gruppo, come ricordano Bion (teoria del gruppo in assunto di base) Lewin (con la teoria del campo) e Maslow (gruppo come luogo di soddisfacimento di bisogni primari).Il docente ha una grande responsabilità in quanto è leader istituzionale nell’ambito didattico.

Ciò che il docente è  può determinare un esito positivo o negativo del processo formativo.La cultura di origine di colui che insegna ha un determinato peso: pensiamo ad esempio ad un docente meridionale tendenzialmente più espansivo e teatrale rispetto ad un docente di una valle del nord Italia, generalmente più chiuso e poco empatico.La personalità è un’altra variabile importante. Personalità intesa non in in senso nosografico/patologico ma come “io interiore” dotato di proprie motivazioni ed aspirazioni.

Una certa dose di narcisismo, ad esempio, è facilitante perché spinge il docente ad essere attivo.  Un eccesso di narcisismo o protagonismo, al contrario, è negativo in quanto determina soggezione e passività nel gruppo.Lo stile di coping certamente influenza i rapporti con gli allievi. Un docente dal coping passivo probabilmente incontrerà più difficoltà nel gestire il gruppo mentre un coping attivo è più produttivo in quanto propositivo.Lo stato emotivo/affettivo, di tratto o di stato, può essere pervasivo e nello stesso tempo favorente o inibente il lavoro di gruppo.

Non sempre è possibile un distacco dalle proprie emozioni e/o sentimenti ed è necessario essere consapevoli che il proprio stato d’animo può influire sulla relazione didattica. La  fatica  o un periodo di stress possono rendere il docente poco responsivo e propositivo  con la tendenza magari a dare compiti di lavoro inutili o non correlati all’obbiettivo. Le motivazioni fanno riferimento sia ai valori del docente che ai risultati didattici. La soddisfazione legata a buoni risultati rinforza le motivazioni.

E’ ovvio che il giudizio di bontà di un risultato dipende sia dal raggiungimento degli obiettivi che dalle aspettative.  I valori sono un argine nelle situazioni nelle quali una defaillance didattica tende a far calare le motivazioni. Conseguentemente più i valori sono saldi, più è probabile che vi sia una sufficiente forza reattiva di fronte alle difficoltà,  finalizzata a migliorare le performances didattiche.Le qualità e abilità didattiche costituiscono ovviamente un pilastro dell’intero impianto formativo.

Non è possibile insegnare se non c’è a monte una preparazione orientata a tale direzione,  il cosiddetto imparare ad insegnare.Spesso nelle organizzazioni pubbliche si improvvisano docenti sull’esclusiva base di un’esperienza lavorativa, quasi ci fosse una diretta proporzionalità. Nella realtà, un buon chirurgo può essere un pessimo docente. D’altra parte un pessimo chirurgo non potrebbe essere un buon docente non avendo una valida base di esperienza. 

Tutte le variabili descritte determinano quello che definiamo stile di leadership del docente. Si possono identificare diversi stili. Autoritario/Aggressivo: appartiene al docente che non concede spazio e che prescinde dal considerare le esigenze del gruppo. Ciò che conta è il proprio punto di vista e non vengono tollerate opinioni divergenti. Ingenera situazioni di alta conflittualità determinando giudizi sulle persone e favorendo alleanze di dipendenza. Si biasima l’errore e si attua il controllo sulle  situazioni che si determinano nel percorso formativo. 

E’ una leadership orientata totalmente al compito di lavoro e per nulla alle  relazioni. In genere comporta il fallimento degli obiettivi della “squadra”. Democratico: potrebbe rappresentare lo  stile più adeguato, inducendo un buon clima di gruppo e facilitando il lavoro attraverso la stimolo dell’autonomia e delle risorse ma, se non viene  gestito con equilibrio, può ingenerare una confusione nei ruoli. Ci si espone ovviamente a possibili golpe in itinere. Permissivo: lasciar correre tutto è meno stressante ma comporta un mancato raggiungimento dei compiti di lavoro essendo uno stile orientato più sulle relazioni che sui contenuti.

Il docente perde il ruolo di leader in quanto preoccupato maggiormente di curare le relazioni, spesso spogliandosi proprio del ruolo di docente. Carismatico: appartiene a colui che non si pone mai in discussione. E’ il leader per antonomasia e il gruppo si identifica in lui e ripone nelle sue mani totale fiducia. In questo caso è possibile la rinuncia ai compiti di lavoro in attesa di una soluzione dall’alto. Passivo: subisce i fenomeni di gruppo non mostrando interesse al compito di lavoro e viene quindi esautorato dal ruolo di docente.

Porta il gruppo, teso alla ricerca di un’altra leadership, alla conflittualità  favorendo le spinte  aggressive.Vi è da aggiungere che le variabili legate alla situazione ambientale possono modificare lo stile di leadership. Un esempio può essere rappresentato dalla comparsa sulla scena didattica di un supervisore del docente il quale, per apparire adeguato e infallibile, tenderà a modificarsi in funzione dello stesso supervisore. Lo stile di conduzione didattica è comunque sempre espressione della persona del docente ed è un bene che sia così perché stimola l’emulazione, la motivazione e  la creatività negli allievi.

Da parte degli allievi diverse variabili, alcune comuni a quelle del docente, possono influire sul percorso didattico. Le aspettative di un allievo rispetto a ciò che gli viene insegnato sono un fattore discriminante. Se le aspettative coincidono con l’impianto ed i contenuti didattici non emergono ovviamente problemi ma, se esiste una discrepanza, ciò può comportare un atteggiamento ipercritico nonché resistenze al cambiamento. Non va dimenticato che molti Medici provengono da una formazione clinica organicista strutturata sul sintomo e quindi anche l’aspettativa didattica è sovente ancorata a tale visione.

Tale atteggiamento può essere aggirato agendo sulle motivazioni e sui valori degli allievi. La disponibilità ad impegnarsi in un’attività formativa o di apprendimento dipende chiaramente dai valori. E’ evidente che le motivazioni devono risiedere nella domanda di significato per poter essere stimolo verso un costante impegno. Motivazioni non fondate sul valore ma sulle opportunità (diploma, titolo, punteggi ecc.) non sono sufficienti  a garantire la qualità di un futuro counselor.

Il successo/insuccesso nelle performances è un altro fattore di condizionamento. L’insuccesso può ingenerare sensi di colpa e disistima negli allievi, riducendo la loro motivazione. Qui sta all’abilità del docente far sì che un insuccesso non pregiudichi l’autostima dell’allievo o del gruppo; il docente deve, a tal scopo, connotare  capacità e risorse ed evidenziare gli errori quali stimoli al cambiamento. L’allievo deve inoltre possedere quel senso di autoefficacia (Bandura) che determina una maggior costanza nel raggiungimento degli obiettivi prefissati ed al tempo stesso è fattore potenziante le stesse motivazioni. Essere consapevoli delle proprie risorse e possibilità è fondamentale.

Un bravo docente deve far sempre leva su quest’ultime se vuole rendere l’allievo protagonista della propria crescita professionale. Tutto ciò che si può definire apprendimento centrato sull’allievo in quanto pone al centro dell’agire le Persone.

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