Un qualunque percorso di crescita porta con se una dimensione conflittuale. È pressoché inevitabile addurre obiettivi che, se da una parte sono inquadrabili nell’ambito del “desiderabile”, d’altro canto si confrontano con la situazione da abbandonare. Non è mai trascurabile o sottovalutabile il vissuto che conduce e che caratterizza il passaggio dal vecchio al nuovo. I segni di tale transito sono sempre presenti e palpitanti, e ciascun individuo li vive in proporzione alla misura che ne da, in funzione del suo abito mentale, del sistema di bisogni e motivazioni che si riconosce e che predilige, e ancora in virtù del suo complessivo modello interpretativo di se, della realtà e della relazione fra queste due parti. Dunque, oltre a non minimizzare tale aspetto, che se anche non esplicitato merita tutta la nostra attenzione, dobbiamo per l’appunto affinare la sensibilità partecipativa ed osservativa onde cercare di cogliere (ed accogliere) le modalità di espressione di tale voce, non sempre apertamente evidente.
È utile aiutare a far cogliere, con la massima accettazione e precisione, elementi di significativa discrepanza nella narrazione e nel vissuto esperito da ciascuno. È un compito che richiede la massima delicatezza, che richiama a un elevato grado di tatto e competenza anche tecnico-strumentale, in dirittura di una conclusione condivisa in merito al programma di crescita esistenziale che ci accingiamo a dare adito.
In sintesi, quando le persone si assumono l’impegno di varcare da un al di qua ritenuto obsoleto e contorcente per la propria vita, ad un inedito scenario di situazioni da corroborare con nuovi valori da costruire, tale motivazione viene avvertita e profusa poiché sono emerse nuove esigenze e nuove condotte da attuare, a partire dalla propria quotidianità. L’assertività e la profonda o matura convinzione attraverso cui ciascuno può, almeno apparentemente, provocare tale attraversamento da una condizione ad un’altra, non si esime comunque da un eventuale vissuto di difficoltà emozionale, poiché ciò mette in gioco la nostra capacità adattiva soprattutto in termini di riassestamento affettivo ed intrapsichico.
Confrontarsi con le proprie incongruenze, dunque, non è qualcosa di affatto semplice, e gli strumenti di cui disponiamo noi operatori dell’aiuto non sono certamente così impeccabili da poter garantire l’assoluta mancanza di errore. Nel senso che, come emerge certamente dall’esperienza operativa nel campo, non tutte le persone, ad esempio, sono così propense a parlare degli aspetti dissonanti che li appartengono, mentre altre ancora ne hanno anche un vago sentore, così come esistono anche individui che sanno riconoscerli, in certa parte gestirli e possono comunque parlarne, anche in termini umoristici, se se lo permettono.
In luogo di transizione evolutiva, quindi, la tematica della discrepanza potrebbe rappresentare addirittura il fenomeno focale della presa in carico di una persona, verso cui ci si assume la consegna di facilitare tale passaggio.
Come riconoscere ed affrontare una discrepanza? Forse è necessario premettere che essa anzitutto può abitare o soltanto nel luogo del linguaggio, o nel luogo del non verbale od ancora palesarsi invece come una divergente collisione fra aspetto verbale e non verbale. Faccio degli esempi: a) “Ci tengo all’educazione dei miei figli e li lascio 9 ore da soli a guardare la televisione” [discrepanza fra verbale / verbale]; b) Il cliente ci sorride e agita le gambe attorcigliandosi una ciocca di capelli (se ce li ha) [discrepanza fra non verbale / non verbale]; c) “mi sento a mio agio parlare di mia moglie” con bocca digrignata, tono di voce stretto e cadenzato, evitamento oculare [discrepanza fra verbale / non verbale].
Poniamo ora un esempio concreto da analizzare, seguendo determinati teoremi ricavati dalla psicanalisi e dall’Analisi Transazionale.
Ci troviamo di fronte ad A. (52 anni), che ci dice la seguente frase: “Mi piace fumare, conosco i rischi e i danni causati dalla nicotina”. Indossando gli “occhiali” di Freud, notiamo che la frase è composta da due parti; una associabile al principio del piacere, l’altra accostabile invece al principio di realtà. Questo è un aspetto discrepante, e per la precisione siamo di fronte ad A. che ci mette al corrente di un suo contrasto intrapsichico. Ora, A. non potrebbe tollerare troppo a lungo il fatto di fare qualcosa pur sapendo che può essere contro la logica, i principi, la morale, le aspettative sociali, le leggi. A. si trova dunque, in un certo senso, costretto a gestire tale aspetto incongruente, e il suo scopo, non pienamente consapevole, sarà quello di trovare un compromesso che in qualche modo lo legittimi. Tale fenomeno, noto con più precisione come dissonanza cognitiva, attiverà una qualche strategia reattiva, andandola a ripescare dal sistema delle difese più consono all’individuo che la attua. Scegliamo due possibili percorsi opzionali che potrà fare A. per non compromettere il suo equilibrio e conservare la sua condizione senza sentirsi sopraffatto dalla dissonanza. Egli potrà negare che il fenomeno esista e che gli appartenga, arrivando a non prendere in seria considerazione l’informazione che può intromettersi a turbare il suo equilibrio determinato dal piacere, oppure potrebbe minimizzare o svalutare le conseguenze della sua scelta. Dalle mie parti, per esempio, si usa dire “Ca no mori di lampi mori di troni” [Chi non muore per i lampi muore a causa dei tuoni], un’efficace espressione dialettale che può essere utilizzata da chi tipicamente svaluta la gravità di un problema, o non vuole responsabilizzarsi a cercarne le possibili soluzioni.
Dal punto prospettico transazionale, A. agisce due differenti Stati dell’Io: il Bambino che lo porta a dire “mi piace fumare”, e l’Adulto che lo spinge ad affermare di possedere l’informazione sui seri danni causati dalla nicotina. Esplorando anche il profilo funzionale dell’Ego Bambino, possiamo anche concludere che è la parte negativa del Bambino Libero, in quanto si concede libertà ed iniziative nocive. Un possibile compromesso alternativo prospettato da A. potrebbe anche essere il seguente: “Mi piace fumare, conosco i rischi e i danni causati dalla nicotina… ma intanto 5 al giorno sono poche, e poi le smaltisco facendo sport, sono un salutista io”. L’Adulto riporta una serie di informazioni che sono il prodotto di convinzioni imprecise, risistemate percettivamente allo scopo di non destabilizzare il proprio atteggiamento: si tratta cioè di un Adulto contaminato.
Dunque, A. si mostra alquanto resistente a riconoscere la rilevanza della sua incongruenza. Noi, come operatori dell’aiuto, abbiamo il dovere di rispecchiarle e rimandarle, provocando nell’altro da noi una riflessione personale circa il senso e l’utilità che un certo comportamento riflette sul soggetto. Soprattutto aiutando l’altro a svelare a se stesso i meccanismi coi quali gestisce gli aspetti dissonanti fra loro; e nel fare questo è molto importante optare per un rimando il più possibile descrittivo ed attinente fedelmente alle parole dell’individuo che si confronta con noi, e soprattutto attraverso di noi. Quindi, preferiremo sottolineare le eventuali discrepanze in termini aggiuntivi e continuativi e non rimarcando verbalmente la presenza di una contraddizione. Ovvero: “mi dici X, E al tempo stesso mi dici che fai Y”, al posto di “mi dici X, MA mi dici che fai Y”. Non abbiamo la certezza della reazione da parte dell’interlocutore, ma useremo ciò che sarà più appropriato, soprattutto tenendo conto che le parole vanno coniugate con un congruente processo comunicativo ed emozionale che fa trasparire la nostra sincera, trasparente e non giudicante curiosità.
Curare in prima istanza la nostra congruenza sarà il viatico per potersi permettere di tentare un approccio di importanza cruciale, dal momento che le discrepanze sono espressione diretta dei punti vulnerabili o irrisolti dell’individuo, e noi, oltre a questo inevitabile materiale, avremo il compito irrinunciabile di esplorare le zone di maggiore resilienza. È nel pieno contatto con se, nel darsi cura e valore, prendendo coscienza dei propri punti di forza e utilizzandoli, infatti, che ciascuno romperà anche gli schemi della discrepanza, proiettandosi verso una dimensione di consapevolezza e salute.
< Prec. | Succ. > |
---|