La conoscenza di sé

Inviato da Lucia Balista

conosci_te_stessoIn certe situazioni, l’individuo rifiuta il cambiamento, rifiuta di apprendere o inibisce ogni forma di curiosità verso il conoscere. Tenterò di affrontare questa difficoltà, gettando uno sguardo alle persone con una bassa autostima, che soltanto l’accettazione di se stessi li condurrà ad auspicabili cambiamenti. Chi si sente, infatti, realmente sicuro delle proprie capacità, è consapevole del fatto che soltanto l'accettazione di se stesso gli consentirà di affrontare in modo costruttivo possibili cambiamenti.

Iniziamo con il dire che essere in intimità con se stessi significa trovare i significati più profondi del proprio agire attraverso un riconoscimento di quei valori che orientano le nostre scelte. L’incapacità, al contrario, di entrare nella propria interiorità e di elaborare il vuoto depressivo determina alcune reazioni sul versante anticonoscitivo, reazioni che sono essenzialmente di tre generi. Una prima tendenza consiste nel non apprendere dall’esperienza ed a rifiutare il cambiamento: il soggetto nel timore di non saper gestire tensioni ed emozioni, rifiuterà ogni forma di cambiamento o al più se se si verificherà un mutamento esso non avrà nulla di profondo ma si tratterà di un cambiamento superficiale, opportunistico, di adattamento alle situazioni esterne, per niente rispondente ad una ristrutturazione del proprio modo di essere e di interpretare il mondo.

Una seconda tendenza consiste nell’adesione ad un pensiero superficiale di tipo categoriale, che produce cliché, dogmi, catechesi, pregiudizi: il soggetto sente di non avere presenza di idee, consistenza, forza dentro di sé per capire l’altro e la realtà e quindi anziché “sforzarsi” di interpretare ciò che accade tende a rifugiarsi in un sapere impersonale, che rassicura ma che col passare del tempo svuota il soggetto di ogni sua risorsa e fiducia in se stesso.

La terza tendenza, o reazione anticonoscitiva, consiste nello sforzo ad accumulare il sapere in termini quantitativi: il soggetto, per superare il proprio vuoto interiore divora in modo compulsivo nuovi saperi, come unico scopo di usarli per il potere e non come ricerca di verità.

Sottostante a tali reazioni anticonoscitive ed al rifiuto del cambiamento troviamo una scarsa stima di sé ed un “locus of control” esterno, causa di una tendenza a ritenere che ogni situazione in cui viene percepito uno stato di benessere o malessere dipenda non da una capacità interna di agire sulla realtà ma da fattori esterni nei confronti dei quali si è impotenti.

Soltanto applicando possibili strategie, quali sentire fortemente il senso della competenza, o ridimensionare i propri obiettivi, affinché essi diventino più “ragionevoli” e quindi più facili da raggiungere, si sarà in grado di rendere la persona realmente sicura delle proprie capacità, e soprattutto l’essere consapevoli che soltanto l'accettazione di se stessa gli consentirà di raggiungere in modo costruttivo i desiderati cambiamenti. Accettarsi non significa non fare nulla per migliorarsi o passivizzarsi “perché andiamo comunque bene”, ma significa esaltare la propria individualità, senza vincolarci ad un modello, significa agire coerentemente in relazione a ciò che si pensa senza dover diventare iperattivi, iperservizievoli o iperdisponibili, significa apprezzarci per quello che siamo, tenuto conto dei nostri punti di forza e delle nostre debolezze.

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