INTRODUZIONE Nell'attuale divenire storico che sembra consolidare e mettere al centro i paradigmi di un nuovo approccio scientifico impegnato al superamento di dualismi, contraddizioni, radicalizzazioni di posizioni teoriche e visioni legate all'obsolescenza di una impostazione ancora troppo rigida e lineare, si assiste ad un continuo percorso maturativo da parte di svariate aree e discipline che hanno per oggetto di studio l'individuo umano e tutte le sue determinanti di ordine sociale, comportamentale, emotivo e tutte quelle variabili che lo connotano sotto il profilo di un'entità personologica che da sempre suscita la volontà di comprendere il funzionamento e la complessità, sia in termini strutturali che relativi al processo.
Lo scenario epistemologico contemporaneo si dirige verso il rafforzamento di una prospettiva che prevede la ri-qualificazione di criteri di scientificità che fondano una visione aperta, sistemica, empirica e sperimentale che afferma la qualità delle variabili più accreditate nel definire una modalità della ricerca e della sistematizzazione del sapere scientifico che possa affrancarsi dal retaggio di un passato in cui a dominare erano la difesa a oltranza dei dogmi e l'atteggiamento conservatore. Tendenze le quali, per paradosso, arginano esattamente quella propensione alla ricerca e alla novità che è invece propria di ogni studioso motivato da curiosità, passione, dubbio critico, tensione sperimentale, volontà di confronto, apertura al dibattito franco e alla serena discussione con eventuale possibilità di confutazione. In pratica, soltanto questo ultimo ordine di caratteristiche possono assicurare il movimento di una ricerca-azione realmente eletta ad un agire scientifico in perenne attenzione verso il suo oggetto di studio, poiché non da più le cose per concluse ed assodate, ma propone di proseguire l'osservazione e di reperire costantemente la possibilità di introdurre (in modo pertinente) contributi che sollevino ipotesi, domande, inediti sentieri di ricerca e di riflessione. All'interno di questa nuova cornice concettuale e operativa, dovuta a un faticoso cammino ostacolato da resistenze culturali e concettuali di un ben noto schematismo accademico, si sviluppano con modalità sempre più interessanti e dinamiche le discipline di studio a matrice umanistica, le quali dovrebbero peraltro trovarsi maggiormente a loro agio dentro un territorio di ricerca scientifica maggiormente connotato dalla possibilità dello scambio dialettico e del confronto interdisciplinare. I requisiti che compongono i cambiamenti più rilevanti e significativi, costituiscono oramai un elenco che descrive e delinea quali percorsi siano attualmente più appropriati per chiarire quale visione sia attualmente più confacente ad un'epoca soggetta alle continue trasformazioni e mutazioni delle sue coordinate storiche e collettive. L'approccio e il lemmario di una scienza rinnovata si rendono necessari allo scopo di compenetrare quegli aspetti di realtà ancora non del tutto esplorati o ignorati da una visione sociale spesso superficiale e poco soggetta all'esame accurato di un desiderio di conoscenza condotto con metodo e competenza. Ciò che è stato acquisito nel contesto odierno esplicita gli itinerari e le esigenze di una comprensione fenomenica più completa, esaustiva ed approfondita, che fa riferimento dunque a princìpi e modalità di procedere e intendere la scienza che ricalcano lo sviluppo di un nuovo atteggiamento nella relazione fra l'umano e la conoscenza. La tassonomia di tali aspetti è condivisa all'attenzione della comunità scientifica che procede verso la realizzazione di un concetto maturo ed autentico di progresso, come framework che valorizza in prima battuta un'abilità di indagine legata ad uno sguardo consapevole ed aperto ancora allo stupore; guidato dopotutto dall'intuito e dalla volontà di conoscere in assenza di preconcetti. Tali punti, che costituiscono le linee guida contemporanee di un rinomato comportamento assunto a favore della ricerca, stabiliscono (seppur non dichiaratamente) che il mondo resta il prodotto di un'attività rappresentativa, un costrutto, una percezione, una tendenza a difendere e conservare la propria visione di realtà che combina usi e consuetudini che generano la piattaforma della nostra sicurezza. Diveniamo cioè partecipi della rivendicazione dell'approccio fenomenologico, che maggiormente si presta ad accogliere i contenuti della conoscenza sottoforma di dati filtrati anche dalle vicende esperienziali dell'osservatore, il quale deve divenire consapevole del suo ruolo attivo di elemento partecipante e interferente sulle dinamiche del fenomeno verso cui dirige il proprio interesse e la propria attenzione. PEDAGOGIA SCIENZA RINNOVATA Le determinanti sempre più incisive che profilano questo contenitore culturale, sono accolte da tutte quelle discipline che accettano la sfida della complessità e della necessità di una espansione e rivisitazione del proprio paradigma. Possiamo così imbatterci anche in quei propositi scientifici di base legati agli studi clinici nell'area educativa. L'orientamento pedagogico impegnato nel profilare diagnosi e affinare strumenti di intervento, investe su questi nuovi processi e qualità, restaurando così le fattezze dei propri contenuti e confini epistemologici. In modo particolare, le caratteristiche che l'approccio clinico in pedagogia ha fatto proprie sono le seguenti: _ Relativismo empirico: che significa il superamento di un atteggiamento sperimentale eccessivamente rigido e artificioso, suffragato dall'illusione di una presunta oggettività che peraltro non soddisfa nell'approccio pedagogico il criterio della riproducibilità e della mancanza di errore. Con questo non significa sconfessare l'approccio induttivo, strutturato e laboratoriale, quanto piuttosto di convenire sulla necessità di prendere atto dei processi di continuo mutamento e trasfigurazione dell'oggetto di studio. L'individuo, la personalità, l'identità, le dinamiche socio-relazionali e psichiche, sono elementi sfuggenti che possono essere descritti e "fotografati" all'interno di una unità di spazio-tempo che non ne garantisce la stabilità euristica, e che quindi debbono essere considerati come oggetti transeunti la cui definizione è da affidare alle procedure della ricerca-azione e anche alle singolari considerazioni dell'osservatore attento e consapevole. _ Multidimensionalita' dell'oggetto di studio: con conseguente appartenenza dello stesso ad una vasta area plurima di orientamenti, indirizzi di studio, visioni e prospettive ora diverse, ora contigue, ora sovrapponibili. Ci si misura sempre più con un contesto in cui dominano il confronto, la dialettica comparativa e la disponibilità a condividere orizzonti di studio con discipline affini, ricercando un equilibrio fra l'autoriconoscimento di una propria autonoma identità epistemologica e l'apertura verso altre scuole e statuti coi quali si condividono uguali o simili territori di studio e di interesse scientifico. _ Coscienza della soggettività: non più vista come un errore di sistema o una variabile interferente da gestire, il punto di vista dell'osservatore serve piuttosto a irrobustire l'idea della ricerca scientifica come raccolta di ipotesi, dati da vagliare, informazioni che sono inevitabilmente la risultante di ciò che l'osservatore ha filtrato in funzione della sua attitudine a selezionare, percepire, scegliere (consapevolmente e non), quali elementi denotativi approvare e quali scartare. Questo processo rende conto dei limiti di una ricerca, ascrivibili anche all'osservatore, che ne compensa al tempo stesso la ricchezza della questione dibattuta, visto che sia la presenza diretta che anche l'analisi differita da parte dello stesso, pongono il problema della soggettività come probabile fattore contaminante la neutralità attribuita all'approccio descrittivo. L'atteggiamento contemporaneo nella ricerca si dedica alla combinazione equilibrata di entrambe queste dimensioni, in un approccio di pari utilità e di costruttivo e vicendevole contributo. _ Transdisciplinarieta': ovvero la tensione verso la rottura dell'isolamento parcellare ed autoreferenziale di ogni singola disciplina. Le posizioni di arroccamento e difesa ad oltranza dei propri assiomi impoveriscono la ricerca e ne travisano lo spirito di conoscenza e di contributo trasversale in un contesto multidisciplinare. L'apertura dei propri confini paga favorevolmente in termini di conoscenza prodotta e anche di rafforzamento della propria autorevolezza ed autonomia scientifica, a dispetto di quanto si pensi nel caso in cui si è custodi gelosi delle proprie teorie e risultati sperimentali. _ Ecologia e olismo: imprescindibile diventa la considerazione dell'umano come entità complessa sia dal punto di vista di un assemblaggio di componenti interni che sotto il profilo di un continuo ed incessante legame interdinamico e interdipendente con l'ambiente in tutta la sua complessa mappatura e multicomponenzialita'. Ovvero, una ecologia endogena si avvicenda con un sistema allargato che disegna la struttura dello spazio-tempo dentro cui il soggetto umano vi interagisce, generando storia, biografia e cultura, ovvero agendo come attivo costruttore di senso, per se stesso e per gli altri, in un continuum intreccio fra ipseita' e alterità. _ Accettazione dell'indeterminatezza: rappresenta la cuspide di un atteggiamento scientifico proiettato verso la presa d'atto (umile e non rassegnata) di quanto ciascun oggetto di studio possa essere sfuggente e complesso in tutta la sua presenza e manifestazione. _ Superamento del dualismo positivista cartesiano: come condizione indispensabile per avere una scienza aggiornata e al passo con il procedere dei tempi, si auspica e si prospetta l'abbattimento di una visione miope e incompleta che travisa la conoscenza stessa dell'umano. Sono nello specifico da vincere (e quindi da integrare) le seguenti contrapposizioni: . Soggettività/Oggettività: mirando quindi a un contributo combinato che vivifica ogni ipotesi di ricerca, avvalendosi della visione dell'osservatore con ciò che deduce ed estrapola dagli strumenti che applica. Si tratta di sostenere un'operazione congiunta che da una parte restituisce all'osservatore il pregio delle sue qualità più intuitive e immaginative, che non degenerano nell'ingenuo soggettivismo in quanto sostenute da criteri validati e affidabili della ricerca, ed al tempo stesso l'oggettività non degenera in una spietata supponenza di verità non appellabile. . Narrazione/Descrizione: seguendo le elaborazioni concettuali al punto precedente, anche in questo caso si confrontano e si utilizzano con profitto e competenza entrambe le impostazioni possibili. La possibilità di ricorrere ad espedienti narrativi e biografici, maggiormente congiunti alle proprie vicissitudini esperienziali ed ai propri rimandi interiori, si allinea e si allea al tempo stesso con uno stile che ricerca la sistematizzazione accurata dei dati, che dettaglia e seleziona le informazioni in modo focale e rigoroso. Il tutto dentro una combinazione che unisce e non inimica più le due modalità del procedere che provvedono in modo sia distinto che contiguo alla raccolta e al rilevamento delle informazioni. . Idiomatico/Nomotetico: sono due espressioni principalmente utilizzate nell'ambito degli studi sulla personalità, i quali hanno spesso tormentato i ricercatori con il dubbio se tale oggetto di studio fosse più giustificabile nel profilarne ciò che è unico e irripetibile, o se invece fosse necessario scovare i comuni denominatori che definiscono la struttura"specie-specifica" della personalità umana. Ebbene, la soluzione è sempre stata alla portata di chiunque: considerare la personalità sia come struttura peculiare e dotata di originalità che al tempo stesso equipaggiata di un corredo che fa riferimento a una piattaforma comune di elementi di cui ha bisogno per poter raggiungere anche quello status di specificità a cui anela. CONCLUSIONI Si tratta di una lista di punti impegnativi che avvalorano i presupposti di un agire scientifico a indirizzo pedagogico-clinico, perché ne rinvigoriscono quelle parti fondanti che legittimano la pedagogia ad avvalersi di un lemmario e di una strumentazione che la specializzano in una sua precisa area di indagine e di intervento. Tutti gli aspetti fino ad ora descritti sono più che sufficienti per argomentare e dimostrare la fine dello scientismo, ovvero di quell'atteggiamento supponente e fideistico caldeggiato dalla cultura positivista ottocentesca che ha trasfigurato la scienza in uno strumento meccanico, autoreferenziale e ripiegato su se stesso a tal modo da risultare incapace di compenetrare i misteri più reconditi della vita e quindi di accettarne le dinamiche complesse, e di conseguenza di rispettarla anche nelle sue più varie manifestazioni. Lo scientismo ha separato l'uomo in se stesso e ne ha impedito a lungo una visione d'insieme, scindendolo e sezionandolo in micro-unita' discontinue, in un modo talmente cieco e brutale da negarne e mortificarne il senso e la funzione della sua originaria struttura. I danni culturali prodotti dallo scientismo sono inenarrabili. E ancora oggi, questa visione lineare e deterministica, bocciata dalla storia, cerca di riprendersi la sua rivincita ogni volta che si sente parlare di scienza che manipola con strafottenza il genoma della vita, che intende plasmare l'umano dentro una cibernetica avanzata che lo riconfigura da unano a transunano, che rivendica tutte quelle sperimentazioni aberranti, prive di etica e di vera utilità collettiva, che ostacolano e vituperano un concetto evoluto di progresso. Le risposte a queste legittime obiezioni sono spesso il cascame di quello scientismo meschino e in evidente malafede di cui si prospetta e se ne osserva, finalmente, il definitivo e inesorabile tracollo. dott. Nuccio Salis (pedagogista clinico, counselor socioeducativo, formatore analitico-transazionale)
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