COORDINATE DEL VIAGGIO METANOICO. Dallo psichismo mentale alla Coscienza

Inviato da Nuccio Salis

 equilibrio tavola

Una doverosa precisazione preliminare sulla etimologia del termine “metanoia”. Meta è l’aggettivo che indica il proiettarsi oltre, e Nous è la parola che deriva dall’antico greco a significare il pensiero ordinatore, responsabile del  processo riflessivo della ragione che soluziona il caos e che genera la chiarezza e l’equilibrio. L’unione dei due termini da luogo al vocabolo “metanoia”, fenomeno attraverso cui può essere indicato e descritto un meccanismo ed oggetto di studio tanto definito quanto al tempo stesso ignoto, che di fatto costruendo la realtà la rende un fatto arbitrario e la altera al tempo stesso, dal momento che essendo noi gli artefici della nostra storia, procediamo a generare tutte le vicende che più si approssimano al personale modo di concepire il mondo soprattutto in relazione alla rappresentazione di sé in termini di identità e di individuale percorso biografico, includendovi l’epilogo copionale attraverso cui proseguiamo nel nostro itinerario storico proprio in funzione di ciò che ci attendiamo, assumendo da questo processo una impressione di stabilità e di controllo, che è e rimane fondamentalmente un’illusione.

Chi non affronta e non prende atto a riguardo di tale illusione, non affronta il viaggio metanoico, ovvero il viaggio che conduce alla distruzione del piano mentale, quindi alla disgregazione del velo di Maya.

La prima condizione si riferisce alla dimensione esistenziale dell’Eknoia, spazio dentro cui l’Io è avulso da una stasi cronicizzata sotto cui vi si trova immobilizzato ed incapace di svilupparsi oltre una certa misura. Per farlo, dovrà essere in grado di accogliere e decodificare correttamente le sollecitazioni esterne che lo raggiungono. Se non vi riesce o non si automotiva in tale reazione, si potrà ritrovare ingessato dentro una stagnante condizione di normalità.

L’Eknoia è pertanto quella condizione che tanto viene caldeggiata e promossa da una ingegneria del consenso comune, i cui meccanismi e procedure di controllo sociale sono precisamente diretti ad uniformare le strutture di personalità in modo tale da renderle prevedibili nel comportamento ed orientarne a piacimento bisogni, tendenze e stili di espressione. Fino a che si rimane confinati e circoscritti nello stato di Eknoia, coloro che traggono profitto e beneficio dall’allineamento di canoni comuni e omogenei di personalità, in termini di controllo e manipolazione della collettività, possono collocare la maggior parte degli agenti sociali in uno status di non disturbo e in un principio di non turbamento nei confronti del sistema totalizzante che richiede la conformità degli elementi singoli al prototipo medio di persona, funzionale alla conservazione stessa di quei pilastri ideologici che sorreggono il sistema stesso. In tale condizione, peraltro, non si è di disturbo nemmeno per se stessi, nel senso che ci si colloca in un contesto di accentuata deprivazione del contatto di sé, con la conseguenza di applicare l’obbedienza acritica a tutti i precetti che si configurano in forza proprio per indurci a permanere dentro uno status di ripetitività di comandi indotti e programmati dall’esterno.  

La persona autoripiegata dentro questa condizione si sente appagata esclusivamente se raggiunge gli standard che avvalorano la sua immagine secondo i criteri imposti dal sistema. Essa identifica la gratificazione di sé solo in riferimento alle sovrastrutture che ricoprono l’abisso dell’interiorità e dell’autenticità. Il ruolo prevale sul vero Sé e l’apparenza domina sull’essere. Vige la totale assenza di domande e considerazioni che possono contenere un potenziale di crescita ed espressione creativa di sé, ed anche al tempo stesso una notevole carica destabilizzante nei confronti della sicura zona di comfort che il soggetto ha scelto. È dentro questa cornice limitante la manifestazione di sé, che il soggetto si protegge e si difende da ogni turbamento esterno in merito a ciò che potrebbe rappresentare una serie di alternative ed opzioni del suo lineare stato di esistenza. Si delinea in pratica lo stabilirsi dentro una condizione caratterizzata dalla paura del risveglio, che peraltro nemmeno può essere contemplato in molti casi, e nemmeno si può riuscire ad intravvederlo ed osservarlo in coloro che affrontano il percorso di uscita da tale condizione in oggetto. Se anche si dovesse riuscire ad inquadrarne il più lieve scorcio, non lo si interpreta alla luce di ciò che si potrebbe vivere (quindi come realizzazione di possibilità supplementari della vita), ma viene sempre ricondotto e confrontato con i parametri considerati indiscutibili nella cultura comune, e pertanto chi non vi si allinea non sarà soggetto ispiratore di eventuali esempi di ricostruzione e ri-significazione autentica di sé, quanto un individuo che cospira contro l’ordine costituito, e pertanto vi si dedicano risorse proprio per indebolirlo o renderlo inerme. E così, il soggetto investito pienamente dallo psichismo dell’Eknoia, agisce suo malgrado come un sorvegliante del sistema stesso che lo mortifica e che lo imprigiona, perché lo culla dentro un mondo patinato da cui ricava anche agi e privilegi per se stesso. Il pensiero “eknoico” si profila come un modello monolitico e unilaterale, in cui l’attività cognitiva è riflesso meccanico e automatizzato di risposte programmate che corrispondono alle istanze e alle esigenze strutturali del sistema medesimo che lo genera e di cui il soggetto che ne è portatore fa parte.

Si può concludere che la condizione dell’Eknoia è di fatto la dimensione del non essere. È quella situazione che consente l’espressione di sé solo come ingranaggio ed anello funzionale a quello stesso stato che lo determina.

Lo stesso David Cooper (1931 – 1986), noto innovatore dei principi e dei mezzi della disciplina medico-psichiatrica, in termini di paradigmi e di trattamento, ci ha insegnato che la maggior parte degli abitanti di questo “primo mondo” (Eknoia), si sottomette a questo indicibile assassinio del proprio Io, opponendovi in rare occasioni solo un vago ed effimero mormorio di dissenso, prontamente spento e ricondotto dentro una co-azione a ripetere considerata come la sola e unica possibilità di esprimere stati e condizioni vitali. Questa è anche la collocazione che permette a vari soggetti di:

 

“diventare ricchi, si può essere a capo di una grande società o di una grande nazione, gozzovigliare nella devastazione ecologica di vaste zone della superficie terrestre, nell’interesse dei valori ‘normali’“ (David Cooper)

 

Esiste dunque una serie di vantaggi conseguente a tale condizione, quale ad esempio ottenere funzioni di guida e leadership, acquisire fama, successo, potere, notorietà e privilegi, acquisire riconoscimenti e prestigio, sollazzare il proprio egocentrismo dentro i circuiti ostentati della mondanità.

Tale vantaggio non può essere percepito come tale per una coscienza in via di risveglio, la quale invece considera ciò come la mortificazione per eccellenza e l’annichilimento totale del senso stesso del vivere. Naturalmente per chi non può attivare da sé tali considerazioni, questa condizione costituisce la massima aspirazione e la piacevole area di comfort dentro cui crogiolarsi. Dunque fare i soldi, potersi permettere uno stile di vita agiato, raggiungere ruoli di successo e di dirigenza, divengono le mete di chi si stabilisce dentro tale status psichico.

Lo stato successivo riguarda quel punto critico che caratterizza quei soggetti che hanno cominciato ad accettare di intravvedere possibili vie di fuga dalla mistificazione dorata dell’eknoia. Si innesca l’interesse ad uscire da quello stato di torpore e di annullamento del sé, per poter esplorare possibili nuovi scenari di ricerca e di successivo consolidamento delle proprie conquiste in merito alla propria autodeterminazione. Questo accesso ad un nuovo ordine di pensieri-azione mette in discussione il concetto di benessere diffusamente accettato dalla società capitalista, la quale etichetta come “matti” tutti coloro che si oppongono agli effetti collaterali di un ordine sociale produttore di numerose ingiustizie e discriminazioni verso le parti più deboli.

Ci si è già addentrati a questo punto nella fase della Paranoia, la cui accezione è non a caso travisata dalla comune attribuzione dei significati, fino addirittura ad essere associata impropriamente a condizioni di carattere clinico. Si tratta invece di quel passaggio che prevede l’accensione di nuovi stimoli diretti a canalizzare nuove energie verso il miglioramento di sé, quindi il vero progresso e la vera evoluzione, che indica mature e consapevoli direzioni di crescita.

È lo status in cui il proprio Io si accorge che può esserci qualcosa di diverso dallo stato precedente e comincia a immaginarsi la possibilità di un nuovo esistere, perseguendo l’impegno di gestire e allentare le resistenze che potrebbero far ritornare allo stato “off” dell’Eknoia. Si tratta di una vera e propria zona di crisi, in cui lo stesso concetto dell’espressione “crisi” viene ad assumere l’originario significato di cambiamento, potenziale assiologico e prospettiva di reale evoluzione. È possibile a questo punto programmare un percorso che può restituire all’individuo, nel tempo, dignità e valore.

Lo stato paranoico può considerarsi come il probabile inizio, il possibile stimolo iniziatore (trigger) di una progettualità del vivere che non sia solo legato a ciò che viene prevalentemente stabilito e ordinato dalle richieste del sistema.

Il passetto successivo ancora coincide con la Noia vera e propria. Anche questa espressione è stata infelicemente ascritta ad una sfera del sentire interiore che suscita all’esterno rifiuto, paura e respingimento, perché nega concettualmente la vivacità. Essa costituisce invece l’ingresso fattivo e pragmatico dentro una ri-programmazione di sé. Rappresenta perciò il lavoro del Sé dentro cui avviene l’apertura del cantiere e il fronteggiamento di tutte quelle zone di criticità e vulnerabilità congiunte anche alle risorse, mediante le quali si determina un cammino verso la principale missione di ogni coscienza risvegliata: la conoscenza e la manifestazione di sé.

Questa stessa fase verrà definitivamente superata dalla condizione ultima che è l’assenza di Noia (a-noia o antinoia)e che dunque si conclude con l’approdo allo status della Metanoia, a cui ogni coscienza risvegliata arriva guadagnando la consapevolezza del sapere di esistere, e dunque di auto-dirigersi in modo autentico e (prendendo a prestito il linguaggio analitico-transazionale) destrutturando i giochi drammatici e l’inesorabilità del copione e il fatalismo a cui viene legato spesso il proprio percorso storico, col fine di scoraggiarne il prosieguo.

La Coscienza si sottrae esattamente a questo tipo di inganno, e persegue con intenzione e coraggio la sua più piena ed autentica manifestazione, conscia della sua forza e della sua originaria provenienza.

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