Mettere “in scena” i nostri problemi


Avete mai visto una persona parlare e gesticolare da sola quando gli altri non guardano o mentre sta in macchina…come se stesse cercando di replicare una scena della sua vita… ‘E capitato per caso anche a voi o ad una persona che conoscete? Se si, non allarmatevi. Un tale fenomeno potrebbe certamente essere considerato come un indice di ansia ma in realtà state solo cercando di mettere “in scena” i vostri problemi o comunque ciò che in quel preciso momento state elaborando, creando un dialogo interno e fin quando siete consapevoli di tale realtà potete rimanere sereni perché il vostro caso non rientra nella sfera della psicopatologia.

Si potrebbe dire che state facendo il “gioco della simulazione” su una circostanza che vivrete, avete vissuto o vorreste vivere. Si tratta di una funzione cognitiva che aiuta ad elaborare e studiare le variabili dei dati su una specifica situazione e la nostra risposta ad essa, per esempio il modo in cui sarebbe meglio affrontare un colloquio di lavoro o una discussione di cui vorremmo essere adeguatamente preparati per non avere brutte sorprese, o forse mettere semplicemente in luce il meglio di noi stessi. A volte questa attività risulta una specie di “auto-rinforzo” che è capace di stimolare la nostra motivazione e autostima per raggiungere i nostri obbiettivi. Altre volte si tratta solo di evitare quello di cui abbiamo paura o addirittura replicare una situazione “paurosa” solo per revisionarla e cosi esorcizzarla in un certo senso e tutto questo accade tramite il nostro pensiero. ‘E durante questa “prova” o “simulazione” che scappano le “vocine e i gesti” strani, perché in realtà vorremmo davvero fare una prova come quelle degli attori prima dello spettacolo, optando su una maggiore concentrazione. Perché fare tutto questo “teatro”? Non siamo capaci di essere semplicemente spontanei? Tenendo in considerazione la “normale” psicologia dell’individuo si potrebbe dire che di solito lo siamo, ma è anche normale ragionare su nuove idee o sui problemi, visto che ci sono degli schemi nella nostra vita quotidiana a cui teniamo molto o appaiono all’ improvviso e non ci lasciano il tempo di studiare meglio la nostra reazione. Sappiamo bene d'altronde che una reazione spontanea scaturita dall’entusiasmo, da un emozione intensa o anche da una reazione automatizzata non sempre porta i risultati desiderati. In questo gioco di “far finta” si crea una versione degli aspetti più significativi di un oggetto, situazione o azione, aiutandoci a prendere confidenza e cosi cooperare efficacemente al livello sociale. In effetti possiamo notare che molti elementi comuni di questa funzione si trovano nelle tecniche teatro/terapeutiche come la Drammatizzazione di un testo o il "Role Playing" nello Psicodramma che si concentra su una situazione data dal terapeuta finalizzata all’acquisizione delle apposite competenze relazionali. Si tratta di un semplice gioco? La risposta è sì ma un gioco che ha anche molti vantaggi. Chi ha bambini o comunque lavora nell’ambito educativo avrà notato che essi non hanno nessun problema a replicare o comunque rappresentare situazioni quotidiane e metterle in scena come dei piccoli attori, un processo che mostra vantaggi su tre diversi piani di crescita; il piano psicologico; il piano sociale e il piano semiotico. Crescendo ci sentiamo come se non avessimo tanto bisogno di questa funzione ma in casi eccezionali l’adulto ritorna a rifugiarsi in quel piccolo spazio fantastico su cui -sotto un clima di sicurezza e come un piccolo mago- ha la possibilità di identificare, esplorare, revisionare e progettare frammenti della propria vita a volte… troppo esigente.

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