Quando si parla di violenza si pensa alla violenza fisica. Ma la violenza psicologica è più forte e più subdola, non solo contro le donne, ma soprattutto contro i minori. Spesso nelle famiglie di genitori separati o divorziati uno dei genitori, non avendo avuto una sentenza favorevole, si accanisce contro il minore, cercando di persuaderlo a prendere le proprie difese e generando il cosiddetto “mobbing familiare”
Come riconoscere un bambino mobbizzato:
· il bambino appoggia il genitore mobizzante, con frasi pronunciate dal mobber, così non sarà a sua volta vittima;
· il bambino fa sembianza di essere autonomo e di pensare indipendentemente, mentre fa tutto per compiacere l’adulto che mobbizza, per essere accettato e amato;
· il bambino non sente alcun senso di colpa, mentre denigra l’altro (per esempio nel caso dei genitori separati o divorziati) dipingendo scenari mai vissuti;
· il bambino si dimostra ostile alla famiglia di colui che denigra, estendendo l’astio agli amici e altri vicini prossimi.
Proteggere dalla triangolazione i minori nella estenuante lotta di potere e di controllo che si innesca nella scissione delle famiglie è dovere di tutti gli operatori: avvocati, assistenti sociali, counselor, giudici, insegnanti, etc. che si occupano a vario titolo della famiglia.
Educare all’amore e al rispetto, innanzitutto di se stessi e poi dell’altro è il primo atto per estirpare la violenza, che si manifesta in famiglia, nel gruppo dei pari, nella società.
Le bambine che diventeranno donne, ma anche i bambini che diventeranno uomini possono imparare con l’educazione a non essere vittime di alcun adulto, anche se si tratta del proprio genitore. Solo così non saranno mai vittime di violenza di genere o vittime di atti di bullismo o di prevaricazione.
Attraverso la osservazione e la diffusione sistematica di principi educativi volti alla dignità, onestà, riconoscimento del pensiero critico, si può dire basta alla violenza. E la educazione deve essere diffusa ai piccolissimi, nelle scuole materne, nelle scuole elementari. Bisogna diffondere i principi di libertà di pensiero e dignità umana attraverso centri di assistenza alla famiglia, nelle scuole, nei consultori, in tutti i presidi di aggregazione giovanile.
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