L'importanza del gestire le emozioni ...
Perché insistere su ciò di cui siamo già ben consapevoli?
È esperienza concorde e da tempo molto diffusa che gestire le emozioni rivesta un'importanza determinante nella vita di ciascuno di noi come tutti noi siamo consapevoli che, per imparare a gestirle, le emozioni vanno ri-conosciute.
Dal momento che legittimamente ognuno di noi nella lettura, anche di un breve articolo, cerca spunti di riflessione nuovi, informazioni che integrino il suo status cognitivo, indicazioni per avviare un possibile cambiamento... e altrettanto legittimamente tende ad ignorare ciò che è già suo patrimonio di conoscenza ed esperienza, da quali ragioni e giustificazioni potrà mai nascere la proposta di questa riflessione? Dal contesto in cui si colloca: un contesto a cui in realtà è intimamente connesso ma che fino ad ora lo ha misconosciuto, ignorato, sottaciuto: il contesto scuola. Il titolo completo sulla gestione delle emozioni a cui faccio riferimento è infatti questo: L'importanza del gestire le emozioni sia nel docente sia nell'alunno, Corso di Formazione per Docenti di ogni disciplina e di ogni ordine e grado della scuola Inclusione e Disabilità coordinare, orientare e gestire le relazioni all’interno del gruppo classe con soggetti con Disturbo Specifico di Apprendimento e Bisogni Educativi Speciali.
Stiamo assistendo ad una vera rivoluzione che coinvolge docenti, genitori, formatori, educatori, allenatori sportivi, équipe medico-psico-pedagogica, gruppi di lavoro di ogni territorio (come il Gruppi di Lavoro per l'Inclusione: GLI), Enti e associazioni, Sanità, ecc... e magicamente ancora silente. Poche le eccezioni, scarse le informazioni più importanti, molte e imprecise le informazioni su dettagli e aspetti problematici che inevitabilmente accompagnano ogni cammino che per trovare nuovo equilibrio, perde il precedente, trovato a fatica e che costituiva gran parte della propria zona di comfort.
Nominare la gestione delle emozioni, credo si possa considerare il segnale più forte di una autentica opportunità perché gli operatori nella scuola italiana, ciascuno nell'esercizio del proprio ruolo in sintonia con gli altri, realizzino concretamente quella che da sempre -negli intenti fondativi e nella normativa- è la mission della scuola italiana: la formazione (non istruzione semplicemente) delle giovani generazioni. Una Mission certamente intesa come progettualità condivisa (e non nella traduzione nell'immaginario collettivo tenace e tuttora presente per cui "insegnare è da considerarsi una missione"), con finalità e obiettivi meravigliosamente ambiziosi, pericolosamente difficili da attuare e persino da perseguire.
Le implicazioni strategicamente rivoluzionarie che comporta il semplice nominare la necessità della gestione delle emozioni per il docente e per l'alunno vanno ben oltre il dibattito, pure ampio, che da anni coinvolge l'universo scuola toccando competenze, ridisegnando mansioni e ruoli, affidando a strumenti pedadogico-didattici quanto fino a qualche anno fa era esclusiva disciplina clinica e relativa certificazione, le implicazioni più profonde toccano le modalità stesse con cui il docente si pone di fronte al singolo alunno e al gruppo classe. È la codifica, di fatto, che il docente è formatore (un aspetto certamente implicito nella funzione docente, ma non sentito dalla stragrande maggioranza degli insegnanti, segnatamente della Secondaria di II grado, e quindi non agito) e in quanto formatore è tenuto all'esercizio continuo del doppio sguardo: uno verso se stesso e l'altro alla situazione, all'alunno, in ogni momento della relazione. Partendo da questa si intravedono con facilità le ardue altre implicazioni: l'irrinunciabilità del tenere presente la persona piuttosto che il problema, di mantenere consapevolezza che il processo di apprendimento è connesso anche all'intelligenza emotiva, che l'empatia non ha nulla a che vedere con un atteggiamento di buonismo o di personale coinvolgimento nel problema dell'altro, che l'esercizione della metacognizione , dell'autovalutazione e della valutazione di ciò per cui si sta lavorando è altrettanto utile ed essenziale per il docente quanto per l'alunno...
L'attenzione alla gestione delle emozioni richiede alleanza operativa per cui il gruppo è una risorsa, orientamento, ri-orientamento cognitivo, emozionale, comportamentale rafforzamento autostima individuale, consapevolezza della propria efficacia. Parole chiave sono: RELAZIONE, mai data per scontata, ogni giorno costruita e rinegoziata per apprezzare, esperire, comprendere azioni, sensazioni, emozioni
COMPETENZE, intese come comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale. [Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008, recepita dalla normativa scolastica italiana]
L'attenzione alla gestione delle emozioni che insistentemente è proposta in molti dei Corsi di Formazione per Docenti che si stanno svolgendo in ogni regione del nostro territorio [Progetto SOFIA] è una novità che merita di essere esperita con attenzione e con la guida di operatori competenti. Quelle che ho elencato non sono che poche anticipazioni di modificazioni e trasformazioni, implicite in una vera/autentica formazione, di atteggiamenti, comportamenti, competenze, crescita dell'alunno e crescita del docente, ognuno secondo una personale e assolutamente libera riflessione, perché abbiano spazio anche la creatività, l'autonomia, l'intuitività, emozionalità, affettività/soddisfazione: la scuola che, forse in tanti, vorremmo.
Cordialissimamente,
Giancarla Mandozzi
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