Si è soliti produrre una moltitudine di letteratura intorno al tema del prendere decisioni. Un processo evidentemente complesso, dal momento che impegna un consistente frammento dello scibile intorno alla questione del sapersi orientare fra le scelte possibili, o molto spesso nel cercare di individuarne una. Il complicato intrico di questo argomento è dovuto alla multidimensionalità del fenomeno, il quale coinvolge fattori umani di varia natura. L’oggetto sotto osservazione presenta una molteplicità di aspetti, i quali, peraltro, dato il loro legame di interdipendenza, non possono essere trattati singolarmente, ignorando il loro vicendevole e dinamico rapporto di continuità. È stato proprio l’approccio globale, con la sua rinnovata portata compenetrativa, a determinare il superamento di una visione ristrettamente limitata allo studio delle procedure logico-organizzative, che prendeva quasi esclusivamente in considerazione gli standard di pianificazione e l’architettura degli step algoritmici necessari a costruire un percorso decisionale. Perfino il principale sollecitatore dell’esperienza decisionale, ovvero la motivazione, è ricaduta tradizionalmente all’interno di un rigore “mentalistico”, che ne ha svalutato la componente emozionale.
Volgendo invece una disamina più approfondita, verso tale processo, si riscopre una costellazione di aspetti tutti interrelati fra loro, che co-partecipano in sinergia per sviluppare la risposta basata su decisioni.
Il primo passo da compiere, dunque, nella comprensione di tale itinerario non certo elementare, consiste propriamente nel superamento di un modello “razionalista”, il quale si evidenzia come insufficiente, nel determinare una possibile ed esaustiva spiegazione.
Provando ad analizzare le strutture che sostanziano il processo decisionale, la separazione è da considerarsi soltanto apparente, in quanto non si tralascia il tipo di legame dinamico e funzionale che caratterizza le diverse e rispettive parti. Personalmente ho cercato di radiografare tale processo all’interno di un’ottica transazionale, che sembra arricchire una possibile riflessione che lega l’iniziativa decisionale alla struttura e alla dinamica della personalità.
Alla base di ogni scelta sembra prima di tutto esserci una motivazione intrinseca che si accompagna ad un forte correlato affettivo. Ovvero, possiamo assumere decisioni se percepiamo di sentirci abbastanza sicuri, se abbiamo maturato una sufficiente dose di fiducia in noi stessi, se ci sentiamo protetti, capaci di affrontare un ostacolo o un problema, soprattutto se ci sentiamo eventualmente sostenuti, compresi, investiti di fiducia e di spinte incoraggianti e positive. In pratica se abbiamo fatto un soddisfacente rifornimento di carezze, come si direbbe proprio in Analisi Transazionale. Quindi, una parte di sé, che valuta quali percorsi intraprendere, è un Ego Bambino, nella sua totalità espressiva connotata dagli elementi caratterizzanti ciascun Io-Sé, ovvero componenti intrinseche di natura emotiva, cognitiva e metacognitiva, in aggiunta con la risultante esteriorizzata, che assume la forma visibile di un comportamento.
La scelta sembra dunque, prima di tutto, accompagnata da un bisogno, o magari da una rete di bisogni, la cui natura è da ricercarsi nelle viscere della pulsione alla vita. Si avverte una necessità profonda, ci si ascolta e ci si sente mossi a fronteggiare un percorso. È l’inizio di un movimento vitale che tende alla crescita.
Esiste poi certamente un aspetto pragmatico, nel percorso della scelta, e che rende noto degli obiettivi funzionali che si desiderano raggiungere. Tali obiettivi, oltre ad essere percepiti come utili ed auspicabili, necessiteranno di una oculata programmazione, per organizzarli con ordine, gestirli con pertinenza e renderne efficiente la realizzazione. Abbiamo cioè l’esigenza di un sostegno funzionale ed orientato sulla realtà del qui ed ora, perché l’entusiasmo dell’Ego Bambino, lungi dall’essere barricato, non diventi talmente prorompente da farci depistare in modo scriteriato. Semmai, la sollecitazione vitale del primo, potrà essere usata in modo appropriato per rilanciare eventuali entusiasmi sopiti. Per poter inoltre intraprendere percorsi decisionali, è bene mettere in conto una previsione che qualifichi il rapporto fra costi e benefici, configurando anche una tassonomia di aspettative e possibili punti di approdo, mantenendo attiva un’attenzione itinerante, che renda conto momento per momento della direzione verso cui ci si muove, offrendo certamente margine alla possibilità del cambiamento, senza per questo lasciare le redini all’improvvisazione e al rischio non opportunamente calcolato.
In pratica, questo ampio calderone che contiene tutti questi elementi da disquisire, fa parte dell’Ego Adulto.
Proseguendo tale riflessione, si perviene che gli obiettivi, oltre ad essere sentiti come vitali e profondi dall’Ego Bambino, ad essere per giunta considerati utili e con finalità pratiche dall’Ego Adulto, possono anche essere avvertiti come giusti, intendendoli dentro una piena accezione etica e valoriale. Ovvero, la motivazione che conduce con forza verso un traguardo, può essere di natura morale, ed un percorso viene contemplato proprio nella misura in cui l’obiettivo è ritenuto essenziale secondo coordinate che rimandano al proprio sistema interiorizzato di principi e norme, mediante le quali si attribuisce senso e significato al mondo che ci ospita. Il contenitore di tutto questo, non può che avere una valenza genitoriale, e quindi essere rappresentato dall’Ego Genitore.
Sono quindi gli stati affettivi ed umorali, i bisogni reconditi e di base, la capacità di pianificazione e la guida interna fatta di norme e prospettive di valore, a riempire ed articolare la struttura e la dinamica del processo decisionale. In fase di aiuto alla persona, si rende quindi necessario un allargamento dello sguardo, affinché si determini una visione globale e il più possibile completa delle ragioni profonde e dei percorsi che conducono ciascuno di noi ad individuare le proprie scelte, in funzione di come sentiamo e rappresentiamo noi stessi e la complessa struttura dei rapporti ambientali ed interpersonali.
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