competenza, conquista... rara


competenza, conquista... rara

 

            Effetti collaterali: così abbiamo imparato a definirli e forse troppo facilmente ad accettarli in ogni situazione, in ogni ambito, come conseguenza solo talvolta imprevedibile, quasi sempre implicita. Un esempio di effetto collaterale della diffusa concezione di vita oggi, frenetica più che dinamica, iperattiva più che impegnata per obiettivi che ci coinvolgono, condizionata dalla super-ultima-novità tecnologica più che capace di gestire le opportunità che il "progresso" offre,  è la progressiva scomparsa delle competenza.

Da un paio di decenni si è cominciato a porla tra le condizioni essenziali  per ogni situazione, per ogni lavoro, per ogni incarico; è entrata come "nuovo" termine nella valutazione a scuola, appunto scuola che valuta per competenze; si è chiarito che, diversamente dagli obiettivi formativi, le competenze sono riconoscibili, evidenti e per questo valutabili; di qualsiasi professionista o artigiano o commesso di negozio ci si chiede se è competente o meno...e poi? E poi  verifichiamo, ancora una volta, che l'insistenza con cui un termine, una virtù, un obiettivo viene insistentemente proposto e riproposto, lodato e presentato come panacea e soluzione di problemi, è inversamente proporzionale alla concreta possibilità di realizzarlo. Come i più alti obiettivi per l'umanità o per l'essere umano di fronte ad ostacoli insormontabili, perdono la loro componente attiva ed operosa, subiscono un processo di involuzione, si condensano in immagini vaghe, utopistiche e fascinose espressioni verbali e niente di più, così sta accadendo per la competenza.

            Ad eccezione di pochi addetti, non sappiamo come riconoscerla  nella persona che abbiamo di fronte e come acquisirla per noi stessi. Così accade inevitabilmente che, come effetto collaterale della diffusa convinzione che ogni cosa può/deve ottenersi in poco pochissimo tempo, che non si pongono ostacoli al raggiungimento immediato di successi, troviamo formule di immediati surrogati delle competenze. Quando chiediamo competenza all'altro, la intravediamo attraverso la sensazione di fiducia che l'altro "ci ispira", incuranti della siderale distanza tra una competenza valutabile e certificabile e la sensazione di fiducia, l'ispirazione percepita magari al primo incontro. E,  d'altro canto, visto che non è poi così facile valutare le competenze, diventa facile... fingere di averle, non  semplicemente mentendo, bensì affidandosi ad una vera e propria operazione di marketing che con parole chiave opportunamente collocate e strategie ad hoc induca a credere l'interlocutore o gli interlocutori che dietro e oltre quelle parole ci sia tanto altro, abilità, conoscenze, esperienza, ecc, ecc..., appunto la competenza.

            Potremmo in fondo riconoscerlo come segno della nostra epoca non solo epoca dell'immagine, bensì della immagine e della realtà virtuale: anche la competenza sta diventando virtuale...

            Il nostro bisogno come esseri umani di competenza è tuttavia insopprimibile dal momento che è la capacità a combinare in modo autonomo conoscenze e abilità. Competenza,  da cum-petere indica l'andare insieme, il far convergere in un medesimo punto, gareggiare, mirare ad un medesimo obiettivo, per cui le caratteristiche di chi è competente sono la cognizione, la riflessione, la perizia, la competenza linguistica, la padronanza di progettazione e realizzazione, la capacità di far fronte ad un compito o a un insieme di compiti, riuscendo a mettere in moto e a orchestrare le proprie risorse interne, a coordinare e differenziare rapidamente i suoi schemi d’azione e le sue conoscenze per far fronte a situazioni inedite …

            Sulla base di queste capacità e abilità in ogni ambito la persona competente è -dovrebbe essere?- ricercata, considerata affidabile, stimata, o forse stiamo progressivamente accettando di appartenere al gruppo di coloro che si accontentano di intuire, di percepire "a pelle" se l'altro è competente o al gruppo, altrettanto corposo, di coloro che sanno costruire una accattivante immagine della competenza, senza escludere che tra i due gruppi possa crearsi...osmosi. È certo che anche i risultati per tali strade saranno...virtuali (nel significato riduttivo di "apparenti").

            La complessità stessa a cui la competenza rimanda implica di necessità che non sarà mai possibile improvvisarla, perché essa è il risultato, mai definitivo e sempre in fieri, come ogni processo che concerne le peculiarità dell'essere umano per definizione in continuo cambiamento, di un lavorio continuo di gestione di ogni nostra risorsa cognitiva ed emotiva, della continua integrazione di conoscenze ed esperienze, una realtà concreta che, solo se allenata da una permanente attività,  potremo utilizzare per raggiungere i nostri obiettivi e ben prima di diventare adulti: un'ulteriore grande responsabilità per educatori e formatori.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

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