Ciascuna esperienza di un individuo può avere origine dal mondo della sua interiorità o dal mondo esterno. Ciò significa che ogni esperienza presenta specifiche caratteristiche spaziali.
Un giovane, di ritorno da un ballo, ricordava molti particolari non soltanto delle persone che erano con lui, ma soprattutto dell’ambiente. Ad esempio, le caratteristiche più evidenti della discoteca (ampiezza dei locali, luminosità, disposizione dei mobili) e dell’ambiente esterno. Solo dopo un certo periodo di tempo, egli fu in grado di ricostruire le caratteristiche spaziali del suo ricordo e di rievocare non soltanto l’evento in sé, ma di collocarlo nella giusta dimensione spaziale.
I bambini non percepiscono lo spazio allo stesso modo dell’adulto. Essi non comprendono la prospettiva e sono maggiormente legati alle caratteristiche delle loro sensazioni (vedendo un oggetto in lontananza essi diranno che quell’oggetto è piccolo). Gli adulti, invece, operano una correzione immediata sui dati sensoriali, in base alla loro esperienza. Osservando il medesimo oggetto che appare piccolo, essi diranno che quell’oggetto è collocato lontano e che la sua apparente piccolezza è dovuta alla prospettiva. Alcuni psicologi hanno formulato un’interessante ipotesi in merito alla difficoltà dell’adulto di ricordare le esperienze dei primi anni di vita: poiché il bambino costruisce i ricordi in base alle sue percezioni degli eventi, questi ricordi avranno medesime caratteristiche della sua percezione. Da adulto gli riuscirà difficile tradurre i ricordi delle sue prime esperienze di vita in termini logici comprensibile, in quanto la cornice spaziale risulterebbe incoerente.
I ricordi presentano anche una importante dimensione temporale. Ogni esperienza è classificata nella memoria come evento di breve o lunga durata. Inoltre essa viene collocata in relazione temporale con altre esperienze, per cui verrà ricordata come precedente o successiva ad altre esperienze.
Il tempo della memoria presenta una curiosa caratteristica: essa può procedere sia in avanti che all’indietro. C’è da ricordare un’altra caratteristica dei ricordi: la durata delle nostre esperienze non corrisponde necessariamente al tempo fisico degli avvenimenti, ossia all’intervallo di tempo misurabile con l’orologio o con il calendario. Un’esperienza piacevole ci appare sempre troppo breve non appena è terminata, invece un evento sgradevole è percepito come troppo lungo. Allo stesso modo in cui percepiamo gli eventi, così essi vengono ricostruiti, perciò la durata di un ricordo si riferisce non tanto al tempo materiale, quanto al tempo vissuto (legato all’affettività e alle aspettative).
Mycounselor Manuela Fogagnolo
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