IL VALORE ADATTIVO DELLE EMOZIONI

Inviato da Stefano Agati

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Cercando di visualizzare un’emozione posso pensare ad un arcipelago colorato e palpitante di sensazioni latenti, ognuna delle quali può esplodere in noi alla comparsa di un certo stimolo ed è pronta a manifestarsi a livello psicologico, comportamentale e fisiologico. “Nella tradizione filosofica le emozioni, ovvero i turbamenti, in positivo o in negativo, dell’animo umano sono stati considerati, a seconda delle varie correnti, come il fondamento della vita umana o, al contrario, come interferenze indesiderate, il cui unico scopo ed effetto era quello di impedire la capacità di pensiero razionale della mente umana. I filosofi razionalisti del XVII e XVIII secolo, fra cui Cartesio, appartenevano a quest’ultima scuola di pensiero. Essi consideravano la ragione come il più importante attributo umano, in grado di consentire realizzazioni nel campo artistico e scientifico. In questo contesto, l’emozione veniva accolta come una disgrazia, in quanto di fatto interrompeva il processo razionale della mente, ed era dunque considerata come un limite per l’attività umana” (Proietti, 1997, 6).

 

Ma un passo significativo venne compiuto proprio da Darwin il quale scoprì e mise in luce il valore adattivo delle emozioni. “In particolare egli affermava che solo le specie che avevano dimostrato di avere buone capacità di adattamento all’ambiente erano potute sopravvivere, mentrele altre si erano estinte. All’interno della stessa specie solo gli individui più forti e meglio dotati si salvavano, mentre i più deboli si ammalavano e morivano prima ancora di generare,in modo che solo la genìa più vitale potesse sopravvivere e riprodursi. In questi concetti-base consiste la teoria della selezione naturale. In particolare Darwin osservò che la migliore sopravvivenza era assicurata non solo dagli attributi prettamente fisici degli individui, ma anche dalla presenza di buone capacità mentali.

Fondamentali si rivelano infatti l’intelligenza,la memoria e i contenuti cognitivi delle emozioni. Emozionarsi non era una caratteristica prettamente umana, ma riguardava anche gli altri animali. A questo proposito vennero osservate e messe a confronto le varie espressioni emotive di diverse specie con la conclusione che, ad esempio, l’esibizione dei denti da parte del lupo o del cane poteva essere paragonata al sogghigno di scherno dell’uomo, il cui significato adattivo era quello di spaventare l’avversario. Uguali caratteristiche avevano reazioni emotive quali l’erezione del pelo in caso di paura: gli animali con pelo eretto appaiono più grandi e incutono maggior timore. L’erezione del pelo la si può osservare in vari animali, dai leoni ai gatti, dai cani ai cavalli, e perfino nei topi. Altri animali privi di pelo raggiungono gli stessi risultati adattivi aumentando di volume in seguito all’ingestione di grosse quantità di acqua: è il caso dei rospi e dei camaleonti.

Concludendo, Darwin osservò che le emozioni non andavano considerate come delle inutili interferenze nei processi di pensiero, ma che anzi svolgevano un’importante funzione adattiva, fungendo da campanelli di allarme in vista di possibilipericoli o minacce imminenti ed erano anche un importante segnale di comunicazione all’interno dello stesso gruppo animale, aumentando di molto le possibilità di sopravvivenza della specie”(ibidem, 6- 7). Secondo l’approccio psicologico cognitivo-comportamentale l’emozione risulta essere un’insiemedi risposte che si sviluppa a più livelli. Dopo la comparsa dello stimolo scatenante, l’emozione trova infatti la sua manifestazione attraverso tre possibili “sistemi” parzialmente indipendenti, ma connessi tra di loro e capaci di fornire una risposta emozionale globale.

Il livellopsicologico si esprime attraverso i resoconti verbali relativi all’esperienza soggettiva. Il livello fisiologico è rappresentato da mutamenti fisiologici come modificazioni del ritmo respiratorio, alterazioni della frequenza cardiaca, o modificazioni di tipo endocrino come la produzione di adrenalina, in quanto principio ormonico attivo delle ghiandole surrenali. Il livellocomportamentale ha per oggetto le manifestazioni motorie dell’esperienza, come l’espressione facciale o l’atteggiamento posturale o movimenti di attacco, fuga, avvicinamento. “Lo stato attuale delle ricerche sulle espressioni facciali suggerisce che la gente distingue sette gruppi principali, che corrispondono a: felicità, sorpresa, paura, tristezza, rabbia, disgusto, disprezzo, ed interesse.

Tuttavia, più avanti vedremo che il volto non è la sola via attraverso la quale si esprimono le emozioni, e che la decodificazione dello stato emotivo di un’altra persona si basa in parte sulla sua situazione. Io ritengo che una gamma piuttosto ampia di reazioni emotive facciali sia espressa e interpretata benché non possa essere individuata esclusivamente dal volto. Alcuni esempi sono: divertimento, noia, colpa, vergogna, imbarazzo, impazienza, soddisfazione di sé, buona salute, mal di testa, nausea, stanchezza fisica, fame, sete, fiducia in sé stesso, concentrazione, confusione, eccitamento sessuale, sentimento religioso, sentimento estetico, sentimento patriottico.

Resta da scoprire, alla ricerca, se questi stati sono segnalati in un modo riconoscibile. Quali segnali del corpo si usano per comunicare gli stati emozionali? Le aree principali sono queste: volto: bocca, sopracciglia, pelle, movimento facciale; occhi: apertura oculare, dilatazione delle pupille, quantità di sguardo; gesto: forma della mano, movimenti della mano, mani unite, mani al volto; postura: tesa o rilassata, erezione della postura, stile dei movimenti del corpo; tono di voce: tonalità, velocità, volume, ritmo, difficoltà nel discorso. Differenti parti del corpo possono trasmettere diversi aspetti della emozione.

Come abbiamo visto, il volto può trasmettere sette emozioni principali; Graham, Ricci, Bitti e Argyle (studio non pubblicato) notarono che registrazioni televisive del solo voltopotevano essere decodificate con maggior precisione rispetto a registrazioni del resto del corpo. Il corpo comunque forniva altrettante informazioni quanto il viso per la decodificazione di cinque gradi di intensità emozionale. Sembra probabile che i piedi possano trasmettere la rabbia (pestare i piedi per terra), oppure il grado di eccitazione” (Argyle, 1991, 79-80).

Secondo il modello proposto da Robert Plutchik esistono otto emozioni primarie rappresentate su base circolare e classificabili per polarità (approvazione-disgusto, gioia-dispiacere, rabbia-paura, aspettativa-sorpresa). Un’altra variabile considerata da Plutchik è l’intensità. Se consideriamo ad esempio la paura, diminuendo può ridursi ad apprensione ma aumentando diviene terrore, così come la rabbia si può trasformare in semplice fastidio o elevarsi a collera.

L’emozione ha quindi in sé un contenuto esplosivo, tende a velocizzare le decisioni da prendere per passare all’azione, ricordandoci i tempi in cui per l’uomo la lotta per la sopravvivenza richiedeva velocità e forza. Alcune emozioni presentano invece un certo grado di persistenza nel tempo, così come il dispiacere per la perdita di un amico, si trasforma in stato d’animo o sentimento.

 

Bibliografia ARGYLE M., Il corpo e il suo linguaggio, Zanichelli Editore, Bologna, 1991. PROIETTI G., Le fobie come vincerle, Xenia Edizioni, Milano, 1997. SCHULTZ J.H., Il training autogeno, metodo di autodistensione da concentrazione psichica vol. II° - Esercizi superiori, Teoria del metodo, Feltrinelli Editore, Milano, 1971.

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