METTERSI IN ASCOLTO PROFONDO DI SE STESSI


ascoltando se stessi

L’obiettivo della nostra esistenza è essere felici, ma fino a quando cercheremo la realizzazione nelle cose esterne non raggiungeremo mai lo stato di pura gioia interiore. L’unico modo per acquisire questo stato è divenire consapevoli di se stessi, trascendendo gli attaccamenti e le identificazioni.

Quindi la presenza mentale, dove siamo consapevoli di noi stessi è la funzione principale verso la scoperta di un Sé più profondo.

Per questo ritrovamento presento alcuni passi necessari da fare, proposti da unmonaco buddhista, attivista per la pace, Thích Nhất Hạnh. La pratica della presenza mentale insegnata dal maestro sollecita a guardare dentro di noi per scoprire come i nostri conflitti interiori siano all’origine di tensioni con noi stessi e con gli altri. E questa scoperta ci aiuta a comprendere il passato e vivere in pace nel qui ed ora, migliorando il nostro quotidiano e la qualità delle nostre relazioni.

 

La prima funzione della presenza mentale è riconoscere, non combattere.

Possiamo fermarci in qualsiasi momento e diventare consapevoli del bambino o della bambina, in noi.

In ciascuno di noi c’è una piccola bambina o un piccolo bambino che soffre. Da piccoli, tutti abbiamo trascorso momenti difficili e molti hanno subito traumi. Spesso, cerchiamo di dimenticare i periodi dolorosi per proteggersi e difenderci da future sofferenze. Ogni volta che entriamo in contatto con l’esperienza della sofferenza, crediamo di non poterla sopportare e ricacciamo sentimenti e ricordi giù, in fondo al nostro inconscio. Forse non ci curiamo da diversi decenni di quel bambino dentro di noi.

Il fatto che lo abbiamo ignorato non significa che non sia comunque li. Quella bambina o quel bambino feriti sono sempre presenti nel nostro intimo e cercano di attirare la nostra attenzione.

Una volta che abbiamo riconosciuto il bambino interiore, la seconda funzione della presenza mentale è abbracciarlo. È una pratica molto piacevole. Invece di combattere le nostre emozioni, ce ne prendiamo cura.

Una volta riconosciuto e abbracciato il bambino interiore, la terza funzione della presenza mentale è placare e alleviare le emozioni dolorose. Semplicemente accogliendo con gentilezza la bambina o il bambino in noi, mitighiamo le emozioni difficili da sostenere e cominciamo a provare sollievo. E una volta che riusciamo ad abbracciare le emozioni intense con consapevolezza e concentrazione, diventa più facile comprendere le radici di queste formazioni mentali e sapremo da dove proviene la nostra sofferenza. Quando vediamo la radice delle cose, la sofferenza diminuisce. Così la presenza mentale riconosce, abbraccia e libera.

Thich Nhat Hanh ci insegna: “Quasi tutto il nostro programma, sia negativo sia positivo, è stato approvato da noi quando avevamo tre anni. Da allora le nostre esperienze sono basate su ciò che abbiamo creduto di noi stessi e della vita.

Il modo in cui siamo stati considerati quando eravamo molto piccoli, corrisponde al modo in cui ci consideriamo ora, e colui che sgridate dentro di voi è un bimbo di tre anni.

Se siete una persona che si arrabbia con se stessa in quanto pavida e timorosa, provate a vedervi come un bambino. Se questo bambino fosse davanti a voi, spaventato, che cosa fareste? Andreste in collera o lo abbraccereste e confortereste, finché si senta protetto e al sicuro? Nell’infanzia, gli adulti che vi circondavano, forse non sapevano come consolarvi. Ora siete voi gli adulti e siete in grado di rifondere coraggio nel bambino dentro di voi.

Ciò che nel passato è fatto, è fatto, e adesso è compiuto, ma nel presente avete la possibilità di trattarvi nel modo in cui desiderate. Rimproverare voi stessi è un modo di spaventare ulteriormente il bambino interiore che si sente insicuro e crea problemi. E’ la stessa sensazione che provaste da ragazzi, quella di non essere apprezzati.

Siate gentili con voi stessi. Cominciate ad amarvi e ad approvarvi. Questa è la richiesta del bambino per potersi esprimere col suo potenziale più alto.” 

 

Oksana Varcenko

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