Lasciare andare il passato


Come ti chiami?
Qual è la definizione che dai di te stesso?
Chi sei?

Per rispondere a queste tre semplici domande probabilmente farai riferimento al tuo passato, anche perché noi non siamo altro che un cumulo di ricordi, non è vero? Quando descrivi te stesso e ti dai una “definizione” sicuramente utiizzerai delle “etichette” che avrai accumulato grazie alle tue esperienze, etichette come: “sono timido”, “sono goffo”, “sono sfigato in amore”, “sono pigro” ecc. (ho scelto di prendere come riferimento etichette negative perché è su quelle che dobbiamo lavorare per ora).

Di certo avere delle “etichette” delle “definizioni” di se stessi può essere utile per identificare dove bisogna crescere, il problema nasce nel momento in cui quelle etichette prendono il sopravvento su di noi e non ci permettono di migliorarci, anzi spesso le utilizziamo per giustificare certi nostri comportamenti ed atteggiamenti.

 

ESAME DI CONTROLLO

La prima cosa che ti consiglio di fare è vedere quanto sei incatenato a queste connotazioni. Tutte le autoconnotazioni autodistruttive risultano dall’uso di queste 4 frasi:

  • “Questo sono io”.
  • “Sono sempre stato così”.
  • “Non posso farci nulla”.
  • “E’ nella mia natura”.

Se utilizzate una o più di queste frasi la vostra connotazione negativa vi sta autodistruggendo! Questo è il primo passo per capire immediatamente dove dobbiamo lavorare per migliorarci.

 

Mi ricordo di una mia cliente che venne da me per fare un percorso di Coaching e mi raccontò che il suo problema era la fobia degli incidenti, ogni volta che si trovava in discorsi legati ad incidenti, ella si ritirava in sè scappando. Allora gli chiesi: “Perché fai così? e lei mi rispose: “Sono una fifona. Sono sempre stata così, non posso farci nulla è nella mia natura!”, notate come abbia utilizzato addirittura tutte e 4 le frasi poco sopra esposte per giustificare il suo comportamento. Questo modo di fare sottointende che è sempre stata così e che non cambierà mai, molto limitativo e poco evolutivo, non credete? Per essere una persona migliore, per crescere (e questo è il compito finale di ogni essere umano) è fondamentale sciogliere e spezzare queste catene di autoconnotazioni che vi vincolano ad un certo modo di essere o fare. Dovete sapere che non è che ci si sveglia la mattina e si decide di attaccarsi una nuova “etichetta” per il puro piacere di farlo. Noi ci etichettiamo in un determinato modo in base al nostro passato è grazie ad esso se oggi abbiamo una determinata definizione e visione di noi stessi. Se impariamo a lasciare andare il nostro passato, allora avremo l’opportunità di migliorare noi stessi e trovare la felicità.

 

COME SONO FINITE QUESTE ETICHETTE DENTRO DI NOI?

Abbiamo già detto che derivano dal nostro passato, sì ma da dove? Possono essere state inserite in due principali modi:

  • C’è le hanno affibbiate gli altri ci abbiamo creduto e le abbiamo fatte nostre;
  • Le abbiamo inserite noi per scampare ad incombenze sgradevoli o difficili.
  •  

IL CIRCOLO VIZIOSO DELL’ “IO SONO FATTO COSI’”

C’è un solo motivo per cui l’essere umano decide di utilizzare la giustificazione dell’ “Io sono fatto così” volete sapere qual è? Il motivo è : SCAPPARE! Quando vogliamo evitare una certa attività, un certo discorso, un certo giudizio corriamo subito ad utilizzare la frase “io sono fatto così, non posso farci nulla, è nella mia natura”.
Ricordo di un ragazzo che era venuto da me perché diceva a se stesso “Io sono timido, sono sempre stato così”, mi raccontò di un episodio: era stato invitato ad una festa organizzata da una sua compagna di scuola e grazie alla sua autoconnotazione “Io sono timido” si comportò per tutta la serata come si comporterebbe una persona timida, non prese mai iniziativa, si mise in un angolo perché era convinto che fosse la cosa più giusta da fare, perché era timido quindi non poteva fare altrimenti. E’ un vero circolo vizioso. Vediamo cosa è accaduto nella mente di questo ragazzo:

  1. Sono timido.
  2. Guarda che bella gente.
  3. Ora mi avvicino
  4. No! Non posso….
  5. Perché no?
  6. Perché sono timido. E si riparte dal punto 1.

Proprio così. Invece di intervenire tra il punto 3 e 4 del circolo, egli ricorda la connotazione che ha sempre avuto “Sono timido” evitando così di esporsi ad un cambiamento…. egli ha scelto nuovamente di SCAPPARE.

A questo punto avrete sicuramente capito che è molto più comodo rimanere quello che si è invece di avere le palle (scusate il termine ma ci voleva!) di provare a cambiare! E’ molto più semplice giustificarsi con queste etichette, c’è meno rischio, ci si sente più protetti ma il risultato è: INVOLUZIONE. Continuerete ad essere ciò che siete senza miglioramenti di nessun genere, vivete con le connotazioni del passato, è stato così e sempre sarà, che bella ambizione vero?
Ancora più grave è quando addossiamo la colpa delle nostre autoconnotazioni ai genitori, parenti, amici, scuola, società, chiesa ecc. direte: “Non è colpa mia, sono fatto così è la mia natura perché mi hanno sempre fatto credere di poter essere/fare solo questo, non posso farci nulla!” O_o Sconvolgente! Se decidete che vi è comodo continuare in questo modo, allora potete chiudere questa pagina e smettere di leggere, ma poi non lamentatevi con gli altri, con un essere astratto o con voi stessi se non avete miglioramenti nella vostra vita!!!!!

Se invece hai voglia di incominciare subito a fare qualcosa per sganciarti dal tuo passato e dalle tue autoconnotazioni NEGATIVE allora prosegui nella lettura, ti mostrerò alcune strategie per iniziare subito a migliorare la propria definizione.

 

LIBERATI DAL PASSATO E DALLA TUE AUTOCONNOTAZIONI NEGATIVE

  • Abolire la frase “Io sono fatto (così e così), quando ti accorgi che la utilizzi morditi la lingua e correggiti con la frase: “Fino ad oggi ho scelto di essere (così e così)”.
  • Chiedi ad una persona fidata di aiutarvt ad evidenziarti quando utilizzi le 4 frasi tipiche di autoconnotazione negative.
  • Trova il coraggio. Se ti sei sempre etichettato “sono timido” alla prima occasione stravolgi il tuo comportamento, prendi l’iniziativa e presentati per esempio.
  • Modifica le 4 frasi in situazioni negative e autodistruttive quando le pronunci o le pensi in questa maniera:
    “Questo sono io” in “Questo ero io”;
    “Non posso farci nulla” in “Posso cambiare se mi ci metto”;
    “Sono sempre stato così” in “Ho intenzione di essere diverso”;
    “E’ nella mia natura” in “E’ in quella che credevo fosse la mia natura”.
  • Tieni a mente il “Circolo Vizioso” e decidi di intervenire tra il punto 3 e 4 quando si presenta una situazione in cui generalmente scapperesti per evitare la “fatica” o il “rischio”, mettiti alla prova!!!!!
  • Dedica un pomeriggio a svolgere un’attività che non hai mai avuto il coraggio di fare, non ti interessare se la fai bene o male, basta che la fai per 2-3 ore circa. Vedi se poi, puoi ancora utilizzare l’etichetta che ti davi su quella determinata attività.

Ricorda che cosa diceva Merlino a proposito dell’apprendimento:

“Il rimedio migliore quando si è tristi” replicò Merlino, cominciando ad aspirare e mandar fuori boccate di fumo, “è imparare qualcosa. E’ l’unico che sia sempre efficace. Invecchi e ti tremolano mani e gambe, non dormi alla notte per ascoltare il subbuglio che hai nelle vene, hai nostalgia del tuo unico amore, vedi il mondo che ti circonda devastato da pazzi malvagi, oppure sai che nelle chiaviche mentali di gente ignobile il tuo onore viene calpestato. In tutti questi casi, vi è una sola cosa da fare: imparare. Imparare perché la gente parla tanto e che cosa la fa parlare? E’ l’unica cosa che la mente non riesca mai a esaurire, mai a sognarsi di esserne pentita. Imparare è il rimedio per te. Guarda quante cose ci sono da imparare! La scienza pura – unica purezza esistente.- Puoi passare l’intera vita a studiare l’astronomia, tra anni la storia naturale, sei la letteratura. Poi, dopo aver esaurito un milione di esistenza sulla biologia, la medicina, la critica teologica, la geografia, la storia e l’economia, puoi cominciare a costruire la ruota di un carro col legno adatto, oppure passare cinquant’anni a imparare come si comincia a battere il tuo avversario nella scherma. Dopo di che, puoi riprendere dalla matematica, finché è tempo che impari ad arare la terra….”

 


E ricordate…. tutto dipende sempre è SOLO da voi!

Alessandro Pancia

 

Per contattarmi utilizza i dati contenuti nella mia scheda, visitabile cliccando sulla mia foto, in alto, accanto al titolo dell'articolo.

Potrebbero interessarti ...