giochi, giocattoli e identità di genere...


giochi, giocattoli e identità di genere...

 

            Dagli anni Settanta del XX secolo ad oggi,  molto si è lavorato per armonizzare lo scontro/in-contro tra uomini e donne, per il rispetto dell'identità di genere, per ribadire prerogative dell'una, come per limitare i privilegi  dell'altro. Non siamo certo ancora riusciti a raggiungere mete confortanti e talvolta neppure condivise, si lotta ancora per la parità tra condizione maschile e condizione femminile, si spera ancora nelle pari opportunità e non solo nei Paesi in  via di sviluppo o nei Paesi poveri; anche l'avanzato mondo occidentale vive drammaticamente il problema della violenza sulla donna e della mancata paritaria retribuzione della donna rispetto all'uomo.

 

Tuttavia, ciò che da qualche tempo attira la mia attenzione è un aspetto che può apparire marginale ma che, in realtà, credo sia determinante e immediatamente chiarificatore per comprendere le  innumerevoli stratificazioni di stereotipi che pesano sulla diversità di genere come macigni; situazioni diffuse e ben note che passano del tutto o quasi inosservate, che vengono accettate di buon grado e alle quali neppure adulti attenti attribuiscono rilevanza e proprio per questo persistono e alimentano il problema.

 

            Se spostiamo la nostra attenzione dal mondo del lavoro, dei ruoli maschile e femminile nella società, o, meglio, dalla confusione attuale dei ruoli, se insomma ci allontaniamo dal mondo degli adulti e osserviamo il mondo dei piccoli, bimbi e bimbe dai due ai nove-dieci anni, scopriamo proprio in quel mondo di prevalente benessere e attenzione ai bisogni delle nuove generazioni, verità assai preoccupanti e scomode.

            Una precisazione, pur se ovvia, va ribadita: il mondo dei piccoli, come quello delle giovani generazioni è "confezionato" dagli adulti ed è in gran parte "effetto" di ciò che gli adulti hanno compiuto o hanno tralasciato di compiere, per questo è quanto mai rivelatore delle loro responsabilità.

           Osserviamo dunque il mondo dei piccoli, della moda per piccoli (abbigliamento, accessori, abitudini, sport, attività...), il mondo dello svago e della fantasia, dei giochi e giocattoli; ce la sentiamo di delineare un veloce tratteggio dell' immagine-modello di bimbo e di bimba (di futura donna e uomo)  che dépliant di centri commerciali, vetrine di negozi, siti internet ecc... propongono, anzi, impongono?

 

Dalla conquista di alcuni decenni orsono -anch'essa dettata certamente più da esigenze economiche che da rispetto per l'età infantile- di abiti e scarpe adatti alle necessità di una vita in  continuo movimento dei piccoli, si è tornati ad abiti che scimmiottano il vestiario di mamma e papà: lezioso, coloratissimo (ma del colore di moda), o nero (che è sempre il non colore dell'eleganza), con qualche tocco di sfumature di grigio per la bimba, apparentemente ma solo apparentemente trasandato e noncurante per il bimbo. E  si è andati ben oltre l'abbigliamento, imponendo taglio di capelli, trucchi...sì trucchi per bambine (smalto, lucidalabbra, ombretto,...). E gli accessori? aumentano in modo esponenziale...e il punto, il nodo del problema vero non è tanto il lasciarsi trascinare dalla moda, presi nella spirale del consumismo; il nodo è quale moda è stata costruita per la bimba e per il bimbo?

Perché la bimba indosserà la minigonna con leggins luccicanti di strass, con scarpe infiocchettate alla Barbie, anche per andare a scuola o per giocare al parco e i bimbi saranno padroni di indossare comodi pantaloni e giubbotti che non impediscono i movimenti e proteggono meglio dal freddo? Perché alla bimba è suggerita l'idea che truccata è più bella, mentre il bimbo si limita a sfoggiare i capelli tenuti a cresta con il gel (che ogni mattina la mamma diligentemente rimodella)? E il cellulare? Come si è riusciti a mutarlo da oggetto utile, in accessorio-feticcio da esibire per operazioni e giochi che con il telefonare  non hanno quasi più alcuna relazione? Vogliamo contare le firme che caratterizzano il necessaire nello zaino con libri e quaderni e ben altro? Vogliamo scorrere qua e là giornalini, DVD, giochi elettronici che si accumulano nella stanza in cui si farebbero con tranquillità i compiti se non ci fosse anche ...il televisore acceso che rafforza e incrementa ogni sorta di falso bisogno...indotto? Come ci si potrà meravigliare delle difficoltà a conoscere ed accettare la diversità, le identità di ogni singola persona, una volta che questi bimbi saranno adulti?

Chi ha così confezionato il loro mondo, ha compiuto una comoda  -per sé- scelta: quella di perpetuare ciò che conosce meglio e che gli o le è familiare. Del resto, sappiamo bene che gli automatismi, il ripetere ciò che sappiamo e realizziamo da tempo, persino se non ci è gradito, è sempre più appetibile in quanto è meno laborioso del cambiamento. Dunque perché cambiare? Per questi bimbi egocentrici e incapaci di attenzione? Molto meglio trarne tutti i benefici possibili e poi giudicarli severamente! Già, ma come educatore e counselor, continuo a credere che la responsabilità più grave per ciò che le giovani generazioni otterranno o non otterranno è (il congiuntivo sarebbe un'improvvida valvola di sicurezza) dell'adulto.

            Il rischio di uscire trasecolati da una visita al negozio di giocattoli è sicuro.

Se vi è accaduto come incauti genitori o zii di qualche pargolo di addentrarvi tra corridoi e cunicoli, immagino che sarete stati colpiti dal color rosa, declinato in tutti i suoi toni e  sfumature, che straborda dai banchi delle bimbe e che ogni volta, al solo ripensarci, si materializza nella mente: bambole e bambolotti in tutte le salse e attrezzi, elettrodomestici per ogni faccenda di casa, carrellino per la spesa... anche in legno, cestino picnic, mini cucina in valigetta per preparare un pranzo completo per tutta la famiglia -alimentiamo le differenze: la bimba cucina come una brava donna di casa, il bimbo, se e quando si accosterà ai fornelli, sarà ...lo chef- e poi scatole di perle, perline e qualunque altra minuscola pietruzza per gioielli, bracciali, collane e decalcomanie da incollare, naturalmente adesive (...la magìa della colla fatta in casa con acqua e farina è ormai nostro esclusivo patrimonio), Smartphone con trucchi, e via di questo passo. E per il bimbo?  Mostri, eroi buoni e cattivi che si affrontano in duello,  animali preistorici di disarmante quanto improbabile realismo, pistole, spade, e auto telecomandate ecc ...

Come sarà potuto accadere che per la bimba non si prevedano giochi  creativi, stimolanti, liberatori che sono prevalenti invece per il bimbo!

            Certamente l'offerta di giochi e giocattoli è molto ampia, c'è molto di più, come ad esempio puzzle e giochi interattivi con o senza penna "parlante" che sembrano finalmente alludere alla possibilità che sia la bimba sia il bimbo, il ragazzino come la ragazzina possa esserne abile fruitore. Ciò che ci dispiace è vedere come gli stessi avventori adulti siano attratti da altro e come le proposte per l'apprendimento prescolare o di potenziamento per la scuola elementare siano poco o per nulla frequentate.

Ci sorprendiamo piacevolmente a vedere che sulla scatola di Giochi educativi e scientifici compare l'immagine di una sorridente ragazzina.  Ma allora forse anche le bambine possono immaginare di far parte del mondo delle discipline scientifiche!!!

Che stia finalmente iniziando il cammino verso il riconoscimento delle  qualità di ogni singola persona, libero da stereotipi e  pre-giudizi? Adoperiamoci per renderlo più spedito e condiviso: è da qui che si possono creare le basi per un mondo di autentico rispetto per ognuno.

 

Cordialissimamente,

Giancarla Mandozzi

 

 

 

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