Le più recenti letture della Gestalt sul sogno e sul suo significato nella relazione d’aiuto, lo considerano come custode del sonno, in modo da concedere al sognatore la possibilità di staccarsi dalle regole fisiche, temporali e sociali, che sono la base della struttura della realtà nello stato di veglia. Secondo questa prospettiva, l’ambiente onirico diventa una mappa attiva, che raffigura e rende operanti i vissuti e le emozioni dell’individuo, dando luogo alle rappresentazioni delle sue dinamiche psichiche e relazionali.
Paolo Gentili porta l’attenzione su come l’uomo, nel corso dei millenni, ha affidato al sogno varie funzioni e significati riguardanti il destino dell’umanità, la sua profonda ed insondabile costituzione psicofisica e la sua situazione esistenziale, il contatto con il trascendente e con il divino, la relazione con il tempo, con lo spazio e con gli antenati. Numerose sono state le ipotesi che riguardano la genesi dei sogni, le loro finalità e significati espliciti e nascosti. Per l’autore, “spesso considerati strani, misteriosi, amati e temuti, i sogni da sempre sono stati visti come prodotti umani, e talora con implicazioni divine, pieni di fascino e mistero”. [1]
In quest’ottica, il sogno rende consapevole e comunicabile la natura e la complessità del mondo interno del sognatore, specie nel contesto della relazione d’aiuto, nel quale il cliente/sognatore esprime, anche attraverso il sogno, il desiderio e l’angoscia di conoscersi, per potersi riconoscere e viversi nella sua pienezza di espressioni.
Il sogno può essere inteso come espressione della costruzione di una storia (il sogno narrato), nella quale sono presenti elementi della storia dell’individuo/cliente e della sua vita presente; la sua comparsa è attribuibile alla relazione d’aiuto, così come si svolge, nello “spazio mentale” costruito nel corso del processo sia dal cliente che dal counselor.
Nella prospettiva di Gentili,[2] il sogno, e in particolare il racconto onirico, assume il valore di “metafora fonte di idee”, dove le figure rappresentate nel sogno, con i relativi sentimenti e relazioni, fanno scaturire intense e infinite suggestioni, che caratterizzano il sogno come potente espressione metaforica all’interno del processo di svelamento della relazione d’aiuto. In questo modo, il sogno dà luogo ad un altro ascolto del racconto, cioè quello che avviene a livello inconscio, e che favorisce la percezione dell’infinito significato simbolico del sogno.
La metafora onirica riguarda anche la relazione d’aiuto, oltre che il contenuto del racconto, dato che i contenuti metaforici emergono da un’intenzione e da un desiderio di relazione che sono veicolati da espressioni metaforiche, cioè attraverso simboli (pensieri, azioni, ricordi, sentimenti, ecc.) che comunicano a chi ascolta secondo un codice metaforico.
Il sogno sognato, durante il lavoro della seduta, può essere inteso come una metafora che risulta comprensibile (anche se mai esauribile, nella pluralità dei suoi significati) se si osserva la stessa relazione nei suoi avvenimenti, nelle sue fasi e modalità specifiche nelle quali viene “introiettata” nella coppia della relazione di aiuto.[3]
[1]Paolo Gentili, “Il sogno in psicoterapia come desiderio e come relazione di aiuto”in In Formazione Psicologia Psicoterapia Psichiatria, n. 31, maggio - agosto 1997, pagg. 22-33, Roma, estratto dell’articolo in http://www.in-psicoterapia.com/xgentili.htm
[2]Paolo Gentili, “Il sogno in psicoterapia come desiderio e come relazione di aiuto”,in In Formazione Psicologia Psicoterapia Psichiatria cit., riportato in Edoardo Giusti, Rosa Veronica, Psicoterapie della Gestalt. Introduzione dell’Evoluzione Pluralistica cit., p. 305.
[3]Ivi, p. 306.
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