quello che mi aspetto da te…
Con una lente di ingrandimento zoomiamo su ciò che ad ognuno di noi è essenziale tenere presente per qualificare ogni relazione inter - intrapersonale:
1. ad ogni azione si può rispondere re-agendo, molto meglio pro-agendo
2. in ogni relazione le soluzioni strategiche che attivano le risorse positive dipendono anche dal contesto (in ambito educativo-scolastico, dal clima della classe)
Quello che mi aspetto da te può essere considerata condizione fondamentale in ogni relazione e travalica l’ambito educativo del quale mi sto occupando; ciò che ognuno di noi si aspetta dall’altro non solo condiziona il nostro punto di vista e la conseguente valutazione di ogni singolo evento, ma condiziona con altrettanta forza atteggiamento, comportamento del nostro interlocutore, rafforzando o minando la sua autostima, le sue risorse interiori, il suo coinvolgimento, persino i suoi pensieri.
Ci è ben noto il suggerimento di “puntare ad obiettivi alti” per agevolare la crescita, per vivere una spinta positiva e proiettarci serenamente verso il futuro, ma non ci risulta per nulla facile mantenere fiducia verso quegli obiettivi. Più frequentemente accade che ci arrendiamo all’evidenza e gli obiettivi più alti vengono considerati, con l’avallo dell’evidenza, semplicemente irrealizzabili.
E così otteniamo sicuramente che la nostra profezia si auto-avveri, diminuendo autostima, aumentando la diffidenza verso le nostre e altrui capacità e risorse positive, rafforzando tra le nostre convinzioni proprio quelle limitanti.
In ambito educativo, gli effetti sono macroscopici, immediati ed immancabili.
Una breve scena (1’42’’) dal film Freedom Writers del 2007, arriva diretta come una saetta al problema, con l’immediatezza e la forza ineguagliabile delle immagini che sovrasta qualsiasi ben confezionato appello verbale.
Erin Gruwell, una giovane insegnante di lettere al suo primo incarico in un liceo, si vede affidare una classe composta da latinoamericani, cambogiani, afroamericani e un unico bianco.
Tutti nella scuola sono convinti che gli alunni non apprenderanno mai.
Mentre Erin sente forte il ruolo di insegnare ad un gruppo di giovani disagiati, la direttrice didattica ha bassissime aspettative sulle loro capacità.
La relazione, in effetti, non va mai data per scontata bensì costruita e rinegoziata per apprezzare, comprendere azioni, sensazioni, emozioni. La relazione è quello spazio intersoggettivo di senso condiviso per il riconoscimento reciproco della propria identità in cui l’altro, l’alunno è latore di senso, non mero ricevitore. A questa condizione la relazione docente/alunno si esplicita come Inter-attività e inter-azioni, tenendo ben presente che gli adolescenti vivono una forte tensione fra esigenza di riuscire a scuola e attività fuori dalla scuola per loro vitali: sport, musica, social network ecc... tra INGIUNZIONI E CONTROINGIUNZIONI, di cui forse siamo corresponsabili.
In merito all’apprendimento che talvolta assorbe ogni attenzione del docente e dell’educatore, facciamoci un bel nodo al fazzoletto e ricordiamo che neppure l’apprendere semplici contenutiè evento direttamente proporzionale al quoziente di intelligenza, semplicemente perché apprendere non è un fatto esclusivamente intellettivo.
Cordialissimamente
Giancarla Mandozzi
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