Lavoro col sogno nella Gestalt:incontro e dialogo tra le parti.


sogni gestalt

Un importante momento nel lavoro di drammatizzazione del sogno nella Gestalt è quello nel quale, ognuno degli elementi del sogno, oggetti, persone, astrazioni, si incontrano tra loro.

Il compito è quello di creare un copione, cioè dar luogo ad un intreccio dialogico tra due polarità contrapposte che, di certo, inizieranno a litigare. Ogni frammento e parte del sogno “è” l’individuo, una sua proiezione; gli aspetti contraddittori vanno utilizzati in modo da farli entrare in conflitto.

Nel graduale procedere del dialogo, le forze giungeranno a conoscersi e, solo in un momento successivo, potrà avvenire la comprensione reciproca, fino ad arrivare ad unire e integrare le polarità contrapposte. Solo così, in modo progressivo, il conflitto giunge al termine e le forze tornano ad essere a disposizione della persona dandogli energia nell’affrontare la vita quotidiana.

Quando si inizia il lavoro con i sogni, si procede a piccoli passi di assimilazione. Nel tempo giungeranno altri sogni, nei quali il messaggio esistenziale cifrato diventerà sempre più evidente e trasparente. Tutto quello che serve è nello spazio e nell’ambiente del sogno, proprio perché come di continuo afferma Perls, in ogni sogno c’è tutto.

 

Con il lavoro sul sogno entriamo nel cuore della non-esistenza, perché ci troviamo di fronte alle difficoltà esistenziali o alle parti ripudiate e mancanti della nostra personalità.

Possiamo cogliere i buchi della nostra personalità; Perls li descrive in modo preciso, affermando che essi si manifestano come spazi vuoti, al punto che la persona quando inizia ad avvicinarsi ad essi avverte una sensazione di tensione, nervosismo e confusione. [1]

E’ un’esperienza angosciante; il timore forte che l’avvicinarsi al vuoto possa portare irrimediabilmente alla catastrofe e al fatto che la persona non sarà più nulla. Questo è il momento dell’impasse, quando l’individuo desidera fuggire ed inizia ad essere assalito dalla paura. Una vera situazione irrisolta è la caratteristica dell’impasse. Tentiamo di tutto per non superarla e per mantenere, conservare lo status quo. Inoltre, continuiamo i giochi di autotortura, a dar vita a momenti in cui pensiamo di migliorare, senza che nulla cambi, mentre il conflitto interiore resta tale e quale.[2]

In una fase come questa è sconsigliabile lavorare sui sogni da soli, ma farlo accompagnati da un counselor che si accorga del momento in cui il cliente comincia a scappare e a cercare scuse.

Perls dichiara che “comprendere un sogno significa accorgersi del momento in cui si sta evitando l’ovvio”.[3]La semplicità dell’approccio gestaltico consiste anche nel prestare attenzione all’ovvio, alla superficie esterna; movimenti, suoni, atteggiamenti, immagini, ecc. C’è tanto prezioso materiale che non dobbiamo fare altro che raccogliere l’ovvio, la superficie esterna e riproporla al cliente, in modo da portarla nell’ambito della sua consapevolezza. Quel che c’è, c’è e basta. Terapia gestaltica significa essere a contatto con l’ovvio; vuol dire vedere l’intero essere di una persona, perché la Gestalt sa usare gli occhi e le orecchie rimanendo nel presente.

Il pericolo può consistere nel fatto che l’operatore possa dare spiegazioni riguardo a quello che sta avvenendo interiormente, togliendo al cliente la diretta possibilità di scoprirlo e divenirne consapevole da solo.

In questo processo di consapevolezza diventa determinante il valore di ogni attimo in cui ci identifichiamo con un frammento di sogno, ogni volta che un “esso” si trasforma in “io”, restituendoci potenzialità ed energia. La parola “esso”, cioè l’uso della terza persona o di un sostantivo, fa si che il processo blocchi e congeli il potenziale, porti prevedibilità e impedisca di sperimentare un processo vitale. Ancor di più, “esso”, la terza persona va a finire nella proiezione, viene esteriorizzato; quindi, prima è soffocato, ucciso e poi portato fuori dal nostro organismo. In questo modo sembra perso definitivamente e nel momento in cui avviene la proiezione, questa parte del nostro potenziale si rivolge contro di noi.

Questo serve a ribadire l’importanza del lavoro fatto con i sogni per riportare “a casa”, al nostro organismo, tutti i frammenti, gli “io” che erano stati convertiti in “esso”, per un progressivo recupero di energie e vitalità.

 

 


[1]Fritz  Perls, Gestalt Theraphy verbatim, Real People Press,1969 (tr. it. La terapia gestaltica parola per parola, Roma, Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini, 1980, p. 79).

[2]Ivi, p. 163.

[3]Ivi, p. 79. 

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