La malattia come opportunità di ascolto di sé e rinnovamento


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Nella psicoterapia della Gestalt, secondo il pensiero di Perls, il termine “organismo” indica un essere vivente dotato di organi, che abbia un’organizzazione e che sia in grado di autoregolarsi internamente e di continuo in contatto col suo ambiente. L’organismo funziona come una totalità; esso è un complesso coordinato di parti, di frammenti che entrano a far parte di esso e che tendono all’omeostasi, all’equilibrio e contemporaneamente all’evoluzione, attraverso un processo che Perls ha definito di auto-regolazione organismica. Esso permette il passaggio dal soddisfacimento dei bisogni più elementari, primari, legati alla sopravvivenza a quello dei bisogni più elevati, creativi ed evolutivi.

 

E’ solo nel campo che si rende possibile la differenziazione organismo/ambiente: così l’organismo può definirsi solo in relazione con l’ambiente in un campo. L’unica fonte di conoscenza consiste nell’interagire continuo tra individuo e ambiente in un campo non differenziato.

 

Questa è una concezione vitalistica della conoscenza, dato che si basa sulla visione dell’organismo come tendente a realizzarsi in modo naturale e spontaneo. I conflitti si risolvono da soli solo se si lascia fare all’organismo, che sa come appagare i propri bisogni mentre affiorano. Da parte dell’organismo c’è una naturale organizzazione delle priorità per la soddisfazione delle Gestalt non risolte che emergono.

L’organismo giunge alla sua realizzazione attraverso le due funzioni del sistema sensorio, che serve per orientarsi nel mondo, e del sistema motorio, indispensabile per poterlo manipolare e agisce spinto dalla tendenza alla sopravvivenza e all’evoluzione. Queste tendenze vengono soddisfatte, secondo Perls, attraverso il processo omeostatico, che pone l’organismo in interazione con l’ambiente e che tende a fargli raggiungere il punto zero.

In questo suo esplicarsi l’organismo ha una grande capacità discriminante rispetto a ciò che è buono ed a ciò che invece è cattivo; questo costituisce la base organica della creazione di valori. L’organismo per sopravvivere non può prescindere dal sapere ciò gli è favorevole e quanto invece gli può essere dannoso. Questa distinzione non può essere creata dalla cultura, da una legge superiore, dal libero volere di ogni individuo o dalla scienza; è l’organismo che determina e crea i valori.

La malattia, la patologia emerge quando il naturale movimento contatto-ritiro perde il suo naturale ritmo. Il disagio e il malessere emergono quando il processo di consapevolezza si interrompe, con la connessa difficoltà a percepire nel presente la relazione tra passato e futuro, “qui e ora”, memoria e progetto.

Nella Gestalt c’è una visione positiva della natura umana, definita come originariamente buona e tendente a realizzarsi e a definirsi in modo creativo. Se essa incontra un ambiente favorevole, l’individuo non deve fare altro che lasciare a questa tendenza la possibilità di realizzarsi, e alla sottointesa natura positiva di svilupparsi. La natura umana c’è già, non è creata dal tempo e dalla storia; quindi, va solo lasciata essere. Il compito principale della relazione d’aiuto è quello di riportare alla luce il nucleo primordiale positivo.

Si può parlare di Prima Natura e Seconda Natura: nel primo caso, è il nucleo immutabile che possiamo anche togliere e occultare sotto varie strati, ma che è sempre presente sotto la rimozione della nevrosi emergente. Le Gestalt, le questioni non risolte tornano a farsi sentire per arrivare alla chiusura soddisfacente che non si è potuta realizzare. Se, invece, questi meccanismi di urgenza e sostegno temporaneo, utili alla sopravvivenza in un ambiente sfavorevole, non esauriscono il loro compito nel tempo necessario, ma continuano ad essere utilizzati anche in casi di non necessità, finiscono per diventare naturali, come spontanei. Sono i comportamenti acquisiti che definiscono la seconda natura e che articolano il processo che porta alla nevrosi.

La Gestalt parte dal presupposto che all’inizio c’è la salute. Essa pone la sua attenzione soprattutto all’uomo sano.

La malattia è vista prevalentemente come un incidente di percorso dovuto all’incontro dell’individuo con un ambiente non favorevole e come la risposta più funzionale e creativa, di adattamento creativo, che l’organismo possa dare per tutelarsi in un determinato momento.

La malattia ci obbliga a fermarci. Non esiste il “non posso” di fronte alla malattia e all’infortunio. Essi sembrano dirci: “Fermati, ascoltati…” e se cogliamo il loro messaggio, l’opportunità che possiamo cogliere nel momento della crisi è quella di potere tornare a noi stessi, al nostro centro interiore, oltre che a prenderci cura di noi. Così esperiamo in modo profondo il nostro corpo, il cui perfetto e articolato funzionamento spesso diamo per scontato.

Per Perls alla nascita noi siamo persone buone, sane, perfette, complete. La malattia deriva da una serie di introiezioni, atteggiamenti, comportamenti e regole ambientali che vanno contro la tendenza attualizzante dell’organismo.

Non è ben chiaro quali siano le identificazioni buone e cattive per Perls, perché da una parte sostiene che è l’organismo a scegliere e che ciò che è buono risulta tale in quanto dà benessere, ma dall’altra parte non può fare a meno di tenere conto che l’organismo si muove in un ambiente che lo condiziona, che è diverso ogni volta e nelle diverse culture e che nelle situazioni di difficoltà impedisce all’organismo di individuare ciò che è buono per lui.

In questa prospettiva olistica, globale, il compito della Gestalt è lo sviluppo e il mantenimento di una soddisfacente armonia e non la “riparazione” o semplice “eliminazione” dei sintomi; questo sarebbe contrario allo spirito della Gestalt, che valorizza, invece, il diritto alla differenziazione e alla originalità individuale. Ritornare alla normalità vuol dire nell’ottica della Gestalt, puntare sulla capacità di inventare nuove regole attraverso l’adattamento creativo tra la propria realtà vera e quella dell’ambiente.

Nella Gestalt grande rilevanza viene data al vissuto corporeo rispetto ai principi astratti. Secondo anche il pensiero di Heidegger il compito è quello di mettere in primo piano l’esistenza e l’esperienza concreta, l’esser-ci. L’uomo che viene “gettato” nel mondo e che non l’ha scelto, può riflettere su questo e divenire consapevole del suo essere al mondo per reagire alla condizione impostagli e determinare la sua esistenza in modo intenzionale.

La Gestalt è inerente la natura, è e si sostiene sui propri fondamenti che sono rappresentati dal riemergere delle necessità e si mostrano come fenomeni biologici primari. Se tutto è soggettivo e non ripetibile non serve creare delle leggi. Ciò che si può fare, soprattutto in ambito terapeutico, è osservare ciò che si manifesta ed avvicinarsi in modo libero e consapevole all’unicità dell’individuo. La mente dovrebbe essere eliminata del tutto perché rappresenta un grande ostacolo alla conoscenza e al fluire della “realtà”; ecco l’interesse per il “fenomeno”, cioè per ciò che appare nell’immediatezza, ciò che appare ovvio. E’ sempre più importante tralasciare l’interpretazione e accrescere l’attitudine a cogliere i fenomeni.

Nella Gestalt si valorizza il corpo e la necessità di espressione totale del cliente. C’è l’utilizzazione di ogni parte del corpo, di ogni movimento, della respirazione, per arrivare alla consapevolezza di cosa sta accadendo. L’enfasi viene posta sul “come” invece che sul “perché”; questo si avvicina alla concezione del “risveglio”, attraverso la forte attivazione corporea di tutte le energie disponibili ad ogni livello del corpo, delle emozioni e dello spirito. Molto interessante è accompagnare la fase di guarigione del nostro corpo, oltre che con tecniche di cura e riabilitazione, con l’agevolazione di attrezzi e strumenti adeguati e funzionali, anche da un dialogo sempre più intenso con le parti del corpo che sono state soggette a malattia. Parlare con la tecnica gestaltica della sedia bollente ad es. con le nostre mani, con le nostre gambe, con la nostra testa, ecc. ci porterà ad un maggiore scambio di informazioni ed energetico col nostro corpo, per entrare in modo sempre più naturale nella dinamica del dialogo con la conseguente integrazione delle polarità che emergeranno.

Fiduciosi di questo rinnovato dialogo con noi stessi e il nostro corpo riscoperto e “rinnovato”, potremo ritornare con maggiori motivazioni e speranze agli impegni della vita quotidiana.

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