MA E' POSSIBILE NON COMUNICARE?


 

Questa è una domanda che mi sono fatto diverse volte soprattutto in situazioni anche banali. Vorrei condividere un esempio che mi coinvolge quasi quotidianamente: siccome lavoro in una città che dista circa 25 km da casa mia, molto spesso prendo un autobus per raggiungere l'ambulatorio. Pur avendo molti posti a sedere, il mezzo pubblico risulta pieno di utenti in quasi ogni ordine di posto. 

Il viaggio è abbastanza lungo, circa 35 minuti anche a causa di diverse fermate intermedie.

Magari è approfittiamo del momento per cogliere l'occasione giusta per leggere un libro, per ascoltare la musica con l'ipod, per rilassarsi...comunque per stare un po in santa pace.

 

E mentre siamo immersi nel piacere inusuale di dedicare alcune decine di minuti  a noi stessi in attesa di una lunga e stressante giornata lavorativa, ecco che sale il personaggio che più di tutti temiamo, quella persona che ti guarda, ti scruta e che vuole fare conversazione con chiunque a tutti costi! E ci prova immediatamente con noi! Inizia a fare domande sull'orario degli autobus ed i relativi ritardi oppure con discorsi generici, o magari interessandosi sulla nostra destinazione, sul nostro lavoro o sul nostro libro che ostinatamente e rabbiosamente continuamo a cercare di leggere.

Le nostre risposte monosillabiche, il nostro silenzio e gli occhi incollati alle pagine del libro possono dissaduere il nostro compagno di viaggio....oppure no. Comunque sia, pur nel nostro sforzo di non comunicare, abbiamo trasmesso un messaggio molto chiaro: "voglio essere lasciato tranquillo". Quindi il nostro comportamento ha parlato al posto nostro.

Questo esempio ricorda il primo assioma di Watzlawick il quale ricorda che il silenzio e l'inattività assumono un valore di comunicazione, persino se questa non viene correttamente compresa od interpretata. Quindi ne consegue il concetto che comportamento e comunicazione sono sinomini.

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