A proposito di Mediazione Familiare


counseling mediazione familiareL’attuale legge 54/2006, che istituisce, come modalità prioritaria di affidamento dei figli, l’affidamento condiviso, prevede per i coniugi la possibilità di avvalersi di “esperti” per tentare una mediazione. Questi esperti non possono essere altro che i Mediatori Familiari, professionisti che, dopo il proprio corso di laurea, hanno conseguito un Master di Formazione alla Mediazione Familiare. Non si tratta, pertanto, di esperti generici e tanto meno improvvisati, ma di professionisti altamente qualificati nella gestione e risoluzione dei conflitti, in particolare dei conflitti familiari.

La Mediazione Familiare è, quindi, lo strumento di risoluzione dei conflitti familiari in caso di separazione o divorzio. Permette l’individuazione dei veri bisogni di ciascun membro della famiglia che si va riorganizzando, mantenendo una particolare attenzione ai bisogni dei figli. Facilita l’apertura di nuove modalità comunicative tra gli ex-coniugi, sempre co-genitori, contribuendo ad un’assunzione di responsabilità condivisa verso i figli. Rende concreto il diritto alla bi-genitorialità statuito dalla legge 54/2006 come: “il diritto dei figli a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori”.



In pratica, il percorso di Mediazione Familiare, che può essere fatto anche prima di iniziare il percorso giudiziario, è breve, circa 10 incontri in 2/3 mesi e con costi contenuti, offre un “luogo d’incontro privato” tutelato dal segreto professionale. Gli accordi vengono presi gradualmente e gradualmente “collaudati” in modo che la famiglia che si sta riorganizzando possa sperimentarne la reale efficacia. La logica che viene applicata non è quella del “io vinco e tu perdi” ma quella di “una vittoria collettiva” che, con un gioco di parole, potremmo dire “condivisa”. Si raggiungono, infatti, accordi soddisfacenti per ogni componente della famiglia. Si recupera il rispetto di se stessi e dell’altro, mantenendo legittimazione a ciò che è stato, anche se adesso non è più. Processo fondamentale a livello personale oltre che genitoriale.

Promuovere e praticare la Mediazione Familiare significa dare alle famiglie un concreto strumento di pace. Strumento a cui possono ricorrere, sia coppie senza figli che vogliono seguire la via del consenso per individuare i loro accordi di separazione, sia coppie che vogliono tutelare i loro figli dal potenziale disagio derivante da una conflittualità incontrollata.
La famiglia, infatti, è il luogo in cui i conflitti arrecano maggior dolore e maggiori disagi, coinvolgendo profondamente tutte le generazioni, ma in particolare i più vulnerabili: i bambini.

Fare Mediazione è seguire una via per la prevenzione del disagio minorile; disagio che trascende la famiglia, diventando potenziale elemento di disagio della società stessa! Bisogna, allora, agire avendo come finalità chiara il bene dei nostri figli. Questo è il valore aggiunto della Mediazione, non solo raggiungere accordi, ma soprattutto consolidare il più alto valore in base al quale quegli accordi sono stati presi, il bene dei nostri figli!

Si fa spazio così il punto di vista dei bambini nei confronti della separazione coniugale. Si chiede ai genitori di garantire ai figli il diritto di amare liberamente entrambi, come quando la famiglia era unita. Su questo si lavora in Mediazione familiare, per facilitare il difficile passaggio da coppia coniugale a coppia genitoriale ed essere effettivi co-genitori. E’ chiaro che occorrono delle abilità per operare questa distinzione da ex coniuge a genitore, e proprio su queste abilità si lavora durante il percorso di mediazione. Se infatti non si riesce ad operare questa distinzione rispetto all’ex coniuge, ora solo genitore, anche gli accordi presi non sopravvivranno a lungo, venendo travolti dalla conflittualità ex coniugale. L’obiettivo non è andare d’accordo come coppia, ma rispettare i genitori dei nostri figli.

Questo processo trasformativo trova supporto nella formulazione della nuova legge sull’affido condiviso, in cui i genitori vengono individuati come ugualmente importanti per i propri figli. Così si modifica anche il significato di cosa è essere “buoni genitori” oggi. Non solo più buoni con me, figlio, ma anche con chi amo. Non è più sufficiente essere un buon genitore a livello individuale, ma bisogna saper garantire ai figli una “armonia relazionale” che permetta loro di mantenere rapporti con l’altro genitore e con i parenti di entrambi i rami genitoriali.

Nel percorso di mediazione familiare si lavora, allora, per realizzare una “tutela degli affetti” in cui nessuno cerca di distruggere le figure di riferimento affettivo dei figli.
Questi sono i veri aspetti di valore della mediazione familiare che, ci pare giusto risottolineare, non ha, quale unico risultato, il raggiungimento di accordi di separazione, ma realizza una “tutela della famiglia” assai più profonda di quanto appaia ad uno sguardo superficiale.

Dott. ssa Paola Barletti
Dott. ssa Francesca Fabbri
Dott. ssa Ana Maria Sanchez Duran
Socie fondatrici Associazione Mediamente

Per approfondimenti visita www.associazionemediamente.org

tratto dall’articolo pubblicato su Fuori Binario – settembre 2008

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