Alla ricerca del SÉ più autentico: 2 riconoscere...l’altro
Come dicevo nella precedente riflessione, una forma di riconoscimento del SÉ più autentico, della propria IDENTITA' è il: FARE CON PASSIONE.
Riconoscere il sé più autentico è un po’ più che riconoscere la propria identità o è attraverso gli elementi che più caratterizzano il nostro sé che scopriamo chi siamo?
Non credo sia possibile ridurre o semplificare senza corromperle le molteplici e autorevoli risposte che nei secoli sono state date.
È certo che ognuno di noi, più o meno consapevolmente, e ben prima della così detta età della ragione, più volte al giorno si pone una essenziale domanda:
CHI SONO?
Accade quando abbiamo bisogno di sentirci pronti ad intraprendere un’azione, un progetto, a convincere l’altro della validità di una proposta che meditiamo da tempo...ed anche quando abbiamo di fronte chi sta operando in un modo che non condividiamo, chi sta esprimendo idee che non collimano con le nostre...
In definitiva, abbiamo profonda necessità, necessità vitale direi, di rammentarci, di avere memoria e percezione chiara di chi siamo in una sorta di continuum di atteggiamenti, comportamenti, idee, progetti, sogni... che ci caratterizzano, come se insomma IO SONO oggi in quanto sono stato ieri, l’altro ieri...
E abbiamo anche nello stesso tempo fortissima necessità di riconoscere ciò che è inconfondibilmente proprio di noi e impedisce di scambiarci per qualcun altro, e dunque rispondere alla domanda chi sono? vuol dire anche consapevolizzare ciò che evidenzia la DIFFERENZIAZIONE TRA il mio SÉ E L’ALTRO.
Potremmo dire dunque che questa sia la base con cui un soggetto si colloca nella realtà: il processo di riconoscimento di sé edell’altro.
Sarebbe molto interessante addentrarci con Paul Ricoeur nell’identità idem e ipse, ma il nucleo tematico che ho scelto è nella prospettiva di ricercare il SÈ più autentico. In riferimento a ciò la mia riflessione si volge in particolare a chi per professione e per scelta di vita non può permettersi di eludere il problema.
Penso al counselor, al formatore, al docente, al genitore, insomma a chiunque abbia da sostenere un ruolo di agevolatore della crescita oltre che di sé anche dell’altro: per tutti loro (noi) è fondamentale vivere in sereno equilibrio entrambi gli aspetti: io sono anche in quanto diverso dall’altro.
Se questi due elementi non vivono in armonia in chi è chiamato ad un simile ruolo, come sarà possibile che si stabilisca una corretta relazione tra chi ascolta e chi è in difficoltà o semplicemente ha bisogno di fare chiarezza in se stesso, da dove potrà mai originare l’empatia o la simpatia (per dirla con Perls), quali mai potrebbero essere i presupposti per un’accoglienza incondizionata?
Forse, dico forse... la parte più autentica del mio SÉ potrà essere: consapevolizzare il COME SONO IN GRADO IO counselor, io formatore, io genitore,... DI RICONOSCERE L’ALTRO
Cordialissimamente
Giancarla Mandozzi
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