"apprendere divertendosi" è ...serio impegno
Sentiamo ripetere con convinzione da pedagogisti ed esperti di didattica che "apprendere divertendosi" è la modalità più idonea e non solo per i ragazzi in quanto allerta e attiva la motivazione, base essenziale per accedere ad ogni forma di conoscenza. Così, da qualche tempo il numero dei docenti, degli educatori, degli allenatori e di altre figure di sostegno alla genitorialità che ne sono diventati sostenitori è aumentato, e pochi ormai osano associare la serietà dell'apprendimento alla seriosità di atteggiamento dell'educatore quanto dell'educando.
Al contrario, sempre più spesso ci si adopera come adulti a far sì che ad ogni età, dalla scuola dell'infanzia alla maggiore età, l'alunno o il figlio apprenda norme, regole, valori come una scelta serena e piacevole, come un gioco in cui concretezza e immaginazione, o piuttosto realtà e mondo virtuale si intrecciano.
Sembrerebbe che non ci sia nulla da obiettare ed anzi ci sentiamo grati a chi si fa carico di alleggerire il peso della conoscenza e dell'apprendimento (il cui ricordo ancora grava sulle nostre spalle di adulti). Tuttavia, se il nostro ruolo è di sostenere e guidare nella crescita, istillare il gusto per l'apprendimento nel ragazzo, è altrettanto essenziale che quella scelta e quel gioco mantengano a pieno tutta la loro serietà.
Siamo ben consapevoli che il gioco anche per i bimbi più piccoli è espressione serissima del loro modo di apprendere, di conoscere se stessi, l'altro e il contesto, dunque se siamo noi adulti a proporgli un gioco sarà bene che la proposta sia autentica e non, come dire, pleonastica o solo apparente, architettata allo scopo di rivestire di appetibilità una forma di ...plagio (leggasi: ti induco implicitamente a fare ciò che ritengo io importante per te).
Il ruolo e i compiti di noi adulti sono comunque fortemente condizionanti -positivamente o negativamente- per ogni bimbo, adolescente, giovane e questo nostro grande potere alimenta a dismisura i nostri dubbi, le nostre incertezze, e soprattutto il timore di non riuscire a lasciare un segno tangibile del nostro ...insegnamento, del nostro lasciare un segno del rapporto e della relazione che abbiamo instaurato con chi sta crescendo.
È questo timore dell'adulto un nodo da sciogliere perché può innescare un circolo vizioso per il quale quella sensata modalità dell'apprendere divertendosi, anziché essere al servizio del ragazzo, è usata come sostegno dell'educatore che, si atteggia a poco severo, accogliente, accondiscendente, giocoso... per essere accettato dal ragazzo.
Nutro, in realtà, forti dubbi sul fatto che ai ragazzi veramente sia gradito un adulto che sia sempre accondiscendente e alla ricerca del consenso; persino la ribellione dell'adolescente si fonda su un rigoroso senso di giustizia che accetta molto meglio e addirittura cerca lo scontro, piuttosto che un'approvazione apparente o non sentita, dunque ricordiamoci, noi adulti, quanto siano necessari il gioco e il divertimento in educazione, nella crescita delle giovani generazioni, un importante strumento, un grande alleato, se declinati nel loro significato più autentico: di operazione della massima serietà e del massimo impegno in cui protagonista è proprio il soggetto in crescita.
Se desideriamo, e credo che ogni educatore, formatore, genitore, ogni adulto lo desideri, che le giovani generazioni siano in grado di vivere consapevolmente la loro vita, di essere autonome e allo stesso tempo in grado di condividere valori e norme della comunità, se per loro desideriamo la volontà e la capacità di ottenere un mondo di uomini liberi, sarà bene che non confondiamo il gioco e il divertimento con le innumerevoli proposte di superficiale svago e iperattività che nasconde assenza di obiettivi e progettualità. Il vero divertimento è amico della riflessione, dell'attenzione, della concentrazione e, per questo ci rigenera e ci gratifica.
Maria Montessori usava affermare che "un bambino concentrato è un bambino felice", ma chissà perché ancora persistono in troppi adulti convinzione e abitudine a premiare un bambino, un ragazzo con una vacanza dal ... pensare, una sorta di dispensa dall'usare il proprio raziocinio e sentirsi autorizzato a perdere tempo con qualsiasi attività o...passività praticata dai coetanei.
Recuperiamo l'energia dalle parole di Giacomo Leopardi: I più degli oziosi sono piuttosto disoccupati che annoiati. Si dice male che la noia è un mal comune. La noia non è sentita che da quelli in cui lo spirito è qualche cosa. Agli altri ogni insipida occupazione basta a tenerli contenti; e quando non hanno occupazione alcuna, non sentono la pena della noia. Zibaldone, 4307, 1828.
Se ci interessa veramente che i ragazzi si avvicinino a valori profondi, alla interiorizzazione dei sentimenti, alla spiritualità, come allo spirito di uguaglianza e fratellanza tra tutti gli uomini, se addirittura vogliamo che comincino ad avvertire l'ansia insita in ogni uomo di infinito, di eterno e la religiosità intesa come legame con l'Ente e la metafisica, teniamo ben presente che stiamo sostenendoli in un cammino arduo, difficile che ha bisogno di tutto il nostro impegno perché non venga esautorato, immiserito, reificato dalle mille forme di apparente impegno da cui tutti siamo fatti oggetto e in primis i giovani.
Se la profondità del sentire quale peculiarità dell'essere umano, ci sta a cuore per noi come per le giovani generazioni, facciamo in modo che i ragazzi vivano il divertimento come occasione di crescita, non come semplice ozio-iperattivo.
Cordialissimamente,
Giancarla Mandozzi
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