Il libro di Zygmunt Bauman - Amore liquido Sulla fragilità dei legami affettivi- ed. Economica Laterza- parla di noi, della fretta di consumare, intessere reti e non relazioni, di sentirci sempre liberi di cliccare il tasto “cancella”.
Di aver paura del bisogno ma di essere guidati dalla “voglia”che è più immediata, richiede soddisfazione immediata e non ha conseguenze nell’ essere perseguita.
Perciò, ancora una volta a contatto con questo libro che incalza e fa tenere il fiato sospeso come in un thriller, per sapere se c’è un happy ending, leggo tra le altre cose cause di- temporanea- apprensione:
“il fallimento di una relazione è il fallimento di una comunicazione”.
Mi trovo a sorridere con una parte di me e un'altra parte si interroga: siamo spaventati dal fallimento eppure spaventati dalle relazioni.
Come counselor rientriamo- forse – tra gli esperti di cui Bauman parla, chiamati perché dovremmo saperne di più delle relazioni, o di certo della comunicazione.
Rifletto in questa mattina innevata e fredda, anche noi come professionisti siamo soggetti a scelte di “voglia” perché il bisogno è uno stato in cui si sta male, in cui manca qualcosa e perciò non si vuole sentire o si ignora.
Perciò, per quanto altre categorie si accaniscono sulla nostra professione, sulla preparazione, sull’abilitazione, sulla profondità o sulla superficialità, sull’appropriatezza del nostro intervento etc. credo che in questo modo si stia guardando in una falsa direzione.
In una società liquida, dove si ha talmente fretta di rescindere legami e non di costruire, di provare sensazioni e non emozioni, di avere risposte subito e non di trovare le proprie, di non porsi troppe domande, una società basata sull’evitamento anche 8 incontri possono essere un eternità dalla quale fuggire.
Paola Bonavolontà
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