L'importanza della celebrazione, l'importanza dell'iniziazione


iniziazioneQuale valore riconosciamo alla celebrazione? Celebrazione di noi, dei nostri cari, della nostra vita? E come ci rapportiamo alle iniziazioni? E cosa ha a che fare questo con il processo di counselling?

 

L'iniziazione in atropologia viene indicata come quel rituale di passaggio che dall'adolescenza porta all'età adulta, passaggio che simbolicamente viene ritualizzato: viene creato un contesto in cui un giovane, dimostrando quelle che modernamente potrei chiamare 'abilità e competenze' viene messo alla prova dagli adulti, e successivamente, se la prova va a buon fine, viene accolto nella cerchia degli stessi adulti che lo hanno iniziato. L'iniziazione viene anche estesa ad un più ampio gruppo di 'passaggi' quali, guardando alla cultura cristiana e l'esempio del Cristo, la nascita, il battesimo, la trasfigurazione, la crocifissione e la resurrezione, ponti da uno stato 'prima' ad uno stato 'poi' che viene sancito in uno specifico frangente.

 

Io mi sono trovata a vivere un'iniziazione nel momento in cui ho discusso la mia tesi di diploma in counselling. Almeno, così l'ho vissuta io. C'è stato un 'prima', il durante, e un 'dopo', che include anche questo mio presente. Il prima è rappresentato dal percorso formativo, dalla scelta del percorso all'incontro con la Scuola, all'incontro con il gruppo classe e con i docenti, le esercitazioni, lo studio, le esperienze che si sono susseguite nell'arco dei tre anni di istruzione e formazione. C'è stato poi il tirocinio, quindi la prima esperienza professionale 'protetta', l'incontro con le persone, altre esperienze, altri compiti evolutivi, e la messa in discussione di ciò che prima era stato imparato e che ora veniva messo in pratica costantemente, riscontrando tutta una serie di difficoltà legate alla 'prima volta'. Nel tirocinio includo anche la preparazione e la stesura della tesi e la preparazione di una presentazione. E poi l'esame finale, dopo gli innumerevoli esami già svolti ogni anno, quasi a riconferma non tanto dell'apprendimento quanto della qualità dello stesso, e la scoperta della capacità di andare a ripescare le informazioni per approdare ad una nuova sintesi, più vissuta, più mia.

 

Lì è iniziato, per me, il rituale iniziatico: la difficoltà in cui mi sono imbattuta durante l'esame scritto, espressione di un conflitto interno cocente; si è esplicitata la mia guerra interiore, tra il 'prima' e il 'dopo', portandosi dietro un esercito di ricordi, di altri 'prima' e di altri 'dopo', e andando a sollecitare proprio il punto più sensibile, il senso del valore. Ho avuto due settimane di tempo in cui ho chiesto aiuto, ho affrontato una delle mie più forti resistenze, mi è venuta la febbre, ho avuto paura di morire. Mi sentivo a tratti come quelle figure dei fumetti che si vedono con gli occhiali 3D, solo che ero senza occhiali: dunque la mia immagine sfalsata, e mi dava quasi la nausea. Come colpo di coda, la sera prima della discussione della tesi, ha fatto capolino tra i pensieri uno che non si rifaceva vivo da anni: una proposta autolesionistica. “Eh no, questa volta no!”. Subito l'ho scartato e messo nel cestino, potrò tornarci su in un secondo momento, non ora; e, non avendo la stessa forza di un tempo (o io sono diventata più forte...) lui è rimasto quieto lì. La mattina della discussione ogni pretesto era buono per scaricare la tensione che cresceva, dal tentativo di litigata con mio marito – che dolcemente mi ha detto che non aveva voglia di litigare con me – al pianto disperato, a momenti di sostegno e forza con che ho utilizzato fino all'ultima goccia, preparandomi con cura al mio incontro serale: l'incontro con l'altra me. Fino a quando non sono stata chiamata sul palco, di fronte ad una folta platea – la mia tutor, i miei insegnanti, i miei amici, i miei famigliari... gli sconosciuti! - fintanto che non ho finito di parlare dal cuore di quello che è stato il mio lavoro di ricerca, fino a che non ho rimesso piede sul pavimento e mi sono andata a rintanare in un angolino della sala, per me sarebbe potuto accadere di tutto: dall'inizio della guerra al terremoto, non mi sarei nemmeno stupita di una catastrofe naturale, la paura aveva raggiunto i livelli di guardia, mi sembrava di avere la mente svuotata dei contenuti che avrei voluto presentare, e il corpo mi dava energia, tremavo dai piedi alla testa!

 

Poi, l'implosione. Come un risucchio cosmico, mentalmente imbambolata per qualche minuto (che sembrava quasi qualche vita), emotivamente in rallentamento, fisicamente ancora tremolante, mi sono sentita luminosa. Quasi non ci credevo. C'è stata un'altra presentazione, e poi la consegna dei diplomi... il diploma, un pezzo di carta, sì, ma che valore ha avuto per me! Non è 'il pezzo di carta', sono le intenzioni, le emozioni, i vissuti, gli istanti di questa mia vita utilizzati con uno scopo preciso (che tuttora non mi riesco a figurare mentalmente, ma sento che è uno scopo ben preciso!), e sono stata accolta dai miei insegnanti come una collega, finalmente, Gestalt counsellor.

 

Mi accorgo che in quel momento ho suggellato un patto con me. Un accordo preso molto tempo prima, con molta fede e poche prove a mio sostegno. E l'ho fatto. Ho avuto anche dei testimoni, la cui importanza è stata fondamentale e a cui va tutta la mia gratitudine.

 

E la celebrazione? Non è stato il cibo condiviso subito dopo, seppure un momento molto piacevole e rassicurante, e nemmeno la bicchierata... la celebrazione è ogni singolo secondo in cui MI ACCORGO, la consapevolezza, mettere su gli occhiali per il 3D. Rendermi conto che quello che c'è stato prima non è più, e che ogni momento è un momento buono per sorridere, a me, alla nuova me che ora conoscerò. E per ringraziare di questa fantastica opportunità di crescita, di ascolto, di contatto, di incontro. E non è un processo già fluido e continuo, anzi: mi sento proprio come se fossero i miei primi passi, e già col sedere per terra. È che ci riprovo. Ci riprovo, con una forza nuova.

 

Come counsellor, ora lo posso davvero scrivere, voglio ricordarmi di questa esperienza, e portarla tra le mani come un dono prezioso, per la mia vita e per la vita di coloro che a me chiederanno un aiuto. Già oggi, in un colloquio, mi sono accorta che qualcosa è cambiato. Qualcosa di molto sostanziale, qualcosa di fondamentale – nel senso delle fondamenta. Ora il cemento si è solidificato, con la pressione dell'iniziazione. Ora posso iniziare a ristrutturare casa mia, su basi più solide.  

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