Un film per riflettere


quandoseinatoQuando sei nato non puoi più nasconderti del 2005 di Marco Tullio Giordana.

Marco Tullio Giordana è un artista c’è lo ha dimostrato con Pasolini un delitto italiano del 1995, con I cento passi del 2000, Con La meglio gioventù del 2003 e C’è lo dimostra ancora, con il film che andremo a vedere.

Dicevo che è un artista non per dire qualcosa di scontato ma perché ritengo che oggi il  termine artista sia fin troppo abusato.

Io penso che l’artista è colui che è capace, nel momento in cui crea qualcosa, di generare negli altri emozioni.

E nella visione di questo film, le emozioni ci sono tutte, c’è la rabbia, l’indignazione, la pena, la vergogna, ma troviamo anche il piacere.

 

Il piacere di provare momenti di genuina commozione e altresì il piacere di godere di meravigliose immagini.

il piacere di accrescere la nostra conoscenza  riguardo a determinate tematiche e quindi ottenere una più profonda comprensione della realtà.

Il piacere di vedere disconfermare, confermare, e ancora disconfermare (così da mettere alla prova), la nostra concezione del mondo e del Sé, relative alla dimensione etica e sociale

 

 

Quando sei nato non puoi più nasconderti, ci mostra che si può rinascere a 12 anni e rendersi conto che la vita non è facile e che si può affondare e non necessariamente in mare. E allora per dirla con Ivano Fossati, “ci vuole pane e coraggio”.

Il coraggio di un bambino che guarda alla vita con occhi innocenti, ed attraverso i suoi occhi noi vediamo che il diverso è in ognuno di noi, nessuno è migliore dell’altro, perché è più comodo essere peggiori, ingrati o fintamente buoni.

Basta far finta di non vedere, girarsi dall’altra parte e al limite, quando non se ne può fare a meno, è sufficiente pagare, tanto dalla nostra c’è il dio danaro, che può comperare tutto e mondare la coscienza.

Ma la disperazione non bada al colore della pelle.

La disperazione è un sentimento che appartiene ad ognuno di noi e non è con l’indifferenza o l’oblio che potremo sconfiggerla.

Qualcuno ha detto che per conoscere il paradiso bisogna prima passare dall’inferno, ed io penso che sia proprio questo il proposito del regista; farci accompagnare da un bambino di 12 anni in un viaggio dove si passa per l’inferno, con la speranza che alla fine saremo diventati tutti un po’ migliori.

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