Counseling e Sport


ImageSpesso gli atleti sono dei veri piromani, tutto ciò che vogliono è bruciare le tappe. Altri per avere più fiato tutte le settimane vanno dal parrucchiere per ossigenarsi. Altri più semplicemente si rivolgono ad un counselor.

Questi ha allora il compito di orientare, sostenere, seguire atleti con obiettivi spesso importanti.

Insegna tecniche di concentrazione, tecniche mentali, motiva e mostra all'uomo-atleta le sue possibilità rendendo semplicemente manifeste le potenzialità che sono sopite ma soltanto adombrate, nascoste, celate spesso da quelli che lo sportivo percepisce come limiti ma altro non sono che paletti mentali posti lì da una mente che molte volte cerca soltanto di frenare il fisico a sua stessa tutela o peggio insinuati da pensieri limitanti se non addirittura fallimentari.

Paure, tensioni, stressor sono solo alcuni dei nemici che in una prestazione sportiva attivano una “strategia del fallimento” che da soli rendono la gara scontata.

Perchè un counselor nello sport?

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Perchè come scrive Marina Gerin nel suo articolo “Tecniche di allenamento mentale”: ' Per vincere ci vogliono gambe, cuore e testa: la condizione fisica e le capacità tattiche e motorie dell’atleta sono il fondamento su cui costruire una buona performance, ma se aggiungiamo ad esse il controllo emotivo sulle situazioni ed abilità mentali sviluppate ed allenate, si pongono le condizioni necessarie per ottenere un buon risultato. Ma non bisogna mai perdere di vista il concetto di uomo - atleta ; l’agonista non è un robot, non è un gigantesco meccanismo sostenuto dagli sponsor e da complesse manovre di tipo economico.

E’ un uomo, un uomo che ha scelto di sfidare sé e gli altri, con i suoi punti deboli e le sue illimitate potenzialità ; lo psicologo dello sport deve tenere bene in mente che dedicherà il suo sostegno ed il suo contributo in primis all’uomo, e in secondo luogo all’atleta che c’è in lui, il quale rappresenta solo una parte della sua complessità'.

Essere”, quindi prima di tutto e in quanto tale da comprendere in toto, da supportare globalmente. I supporti naturali, sono spesso la strada olistica a cui poter anche ricorrere al fine di spostare i “paletti mentali” o le ideazioni limitanti. Fiori di Bach, Fitoterapia, o anche Riflessologia fanno parte integrante della lampada magica del Counselor in ambito sportivo. Non solo ma La scienza ha dimostrato che, in qualsiasi sport, un corretto allenamento mentale è in grado di incrementare notevolmente le prestazioni. I risultati di un tale connubio danno spesso, specie nelle fasi iniziali, risultati incredibilmente validi, permettendo all'atleta il tanto atteso “salto di qualità”.

Schematicamente possiamo individuare dei punti leva per il rafforzamento delle qualità dell'atleta:

L'obiettivo: Il percorso da seguire, cosa raggiungere e con che priorità.

La concentrazione: Sviluppo della capacità di canalizzare la propria attenzione in una sola direzione , la prestazione.

L'Autostima:Aumentare la percezione di se, delle proprie capacità, acquisire fiducia in se stessi soddisfacendo e vincendo anche gli ancestrali bisogni di stima, sicurezza,approvazione, facendo vedere allo sportivo le proprie attitudini

Gestione delle capacità fisico-mentali: Attivazione e disattivazione dello stress, (Arousal), intesa come capacità di attivare una serie di processi biologici che predispongono il fisico, tanto sul piano muscolare che neurologico, che endocrino alla prestazione, rifacendosi alle innate necessità di sopravvivenza (attacco-fuga).Gestione dell'ansia pre-agonistica e delle crisi nel corso di gara.

Visualizzazione e Rilassamento: apprendere l'utilizzo della visualizzazione immaginativa, il rilassamento e le tecniche mentali, quali strumenti di lavoro mentale . Tecniche come l'autoipnosi, il metodo Silva Mind Control, possono se usati nel giusto modo essere un validissimo aiuto.

In tutto questo il counselor ha il compito, arduo e costante di “ascoltare in modo attivo”, eventuali disagi, presenti vecchi e nuovi che possano limitare le prestazioni.

A volte gli interessi, anche economici, sono talmente alti, si sa che tutto può apparire “schiacciante” od opprimente tanto da far riaffiorare, disagi tutt'altro che auspicabili. Provate a pensare al proprio vissuto che ci plasma in una forma o nell’altra che però, possa rivelarsi col sopraggiungere dei pressanti impegni più o meno adeguata agli eventi che ci capitano nel trascorrere della attività agonistica ad alti livelli. Come in natura, ciò che funziona meglio è quel che è solido ma sufficientemente flessibile allo stesso tempo. Come in natura, l’essere che sopravvive è quello che senza stravolgimenti della propria conformazione strutturale, riesce ad adattarsi all’ambiente in cui vive con le proprie risorse e strategie di sopravvivenza. Il trucco quindi sembrerebbe risiedere nelle proprie qualità ereditate o apprese che siano. Una strategia di sopravvivenza che per anni ha funzionato, causa di una sua eventuale rigidità, potrebbe al verificarsi di un cambiamento “ambientale”, una malattia, la morte di un caro, un figlio, non essere più adeguata alla nuova situazione. Da qui il “disagio” inteso non come patologia ma come “crisi”. Il Counselor è quindi colui che funge anche da elemento di catalizzazione aiutando cioè il soggetto a divenire qualcosa con caratteristiche diverse pur rimando sempre se stesso. Lo fa con un rapporto speciale ed uno speciale sentire. Il rapporto Counselor-Atleta è inteso come un incontro tra due esseri umani in crescita continua ma nell'ambito sportivo come in tutti gli ambiti del counseling, “qui il counseling agisce come riflettore aiutando la persona a mettere a fuoco ciò che non è altrimenti visibile al soggetto.”


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